Non possiamo escludere che molti milanisti irriducibili non ricorderanno con piacere molti dei nomi che elencheremo e che hanno rappresentato il passato, neanche troppo lontano, del club rossonero: Michael Essien, Cristian Zaccardo, Alessio Cerci, Kevin Constant, Mario Yepes sono solo alcuni dei giocatori prelevati a zero dal Milan nell’era Galliani, un vero marchio di fabbrica del “Condor”.
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Dal Condor al “Passiamo alle cose formali”
Un passato neanche troppo lontano, come detto, ma il presente non sarebbe potuto essere più diverso: già nel 2016, sotto la gestione Yonghong Li, la prima proprietà dopo-Berlusconi aveva messo in campo una strategia opposta attraverso tantissimi colpi di mercato onerosi scanditi dall’arcinoto, quanto dimenticabile, “Passiamo alle cose formali”.
Quasi tutte operazioni dispendiose ma anche poco razionali e lungimiranti e che si sono ripercosse sul campo e anche sul bilancio: i valori di mercato di gran parte dei giocatori arrivati iniziarono a diminuire, come ad esempio Leonardo Bonucci (pagato sulla carta 40 milioni di euro). Una strategia considerata col senno di poi ampiamente fallita e che ha successivamente portato Yonghong Li a non avere la liquidità utile per ripagare le rate del prestito permettendo così il subentro di Elliott Management, il fondo con sede negli Stati Uniti con cui aveva stipulato il prestito.
L’inizio dell’era Elliott
Con l’inizio dell’era Elliott, partita nel peggiore dei modi con l’esclusione del club dalla competizioni europee per una stagione dopo aver violato le norme sul Fair Play Finanziario ( FFP ), la gestione del club è cambiata radicalmente:
Hanno ottenuto ciò che nessuna proprietà precedente avrebbe saputo realizzare: convincere Paolo Maldini a far parte del progetto come direttore tecnico, allineando la visione di giungere al successo attraverso acquisti mirati e di età inferiore ai 25 anni. Tutte operazioni che hanno visto accrescere il valore dei calciatori coinvolti e che, al contempo, hanno portato il Milan alla conquista del suo 19mo titolo.
Secondo Transfermarkt, i seguenti acquisti effettuati dopo l’acquisizione di Elliott sono i seguenti:
➤ Rafael Leão – Acquistato per 34,5 milioni di euro / Valore di mercato attuale di 90 milioni di euro
➤ Theo Hernandez – Acquistato per 22,8 milioni di euro / Valore di mercato attuale di 60 milioni di euro
➤ Mike Maignan – Acquistato per 15,4 milioni di euro / Valore di mercato attuale di 45 milioni di euro
➤ Fikayo Tomori – Acquistato per 31,6 milioni di euro / Valore di mercato attuale di 40 milioni di euro
➤ Malick Thiaw – Acquistato per 8,8 milioni di euro / Valore di mercato attuale di 30 milioni di euro
➤ Ismaël Bennacer – Acquistato per 17,2 milioni di euro / Valore di mercato attuale di 38 milioni di euro
Come si può vedere, il lavoro di scouting e il networking fatto dietro le quinte da Moncada per identificare i talenti grezzi finalizzati poi da Maldini e Massara ha permesso al Milan di veder accrescere astronomicamente il valore della propria rosa.
Una strategia di successo ma ancora incompleta visto che, seguendo il criterio della sostenibilità, è proprio dalle plusvalenze che si genera ricavo e proprio da quest’ultimo si può continuare a perseguire la strategia in maniera coerente accrescendo ance il livello economico degli investimenti fatti.
Gli addii a parametro zero
Il Milan sotto la gestione Elliott con Maldini e Massara ha dovuto già dire addio a diversi giocatori fondamentali, per giunta a parametro zero, come Gianluigi Donnarumma, Hakan Çalhanoglu, Alessio Romagnoli e Franck Kessié. Tutti addii che hanno lasciato dei vuoti all’interno della rosa senza rendere neanche dal punto di vista economico. Quattro partenze che alimentano la credenza secondo la quale la lealtà nel calcio non esista più e di come siano i club che possono permettersi ingaggi elevatissimi a farla da padrone nel libero mercato.
Uno dei nomi saliti alla ribalta negli ultimi mesi in questo senso è quello di Rafael Leão. Il talento del calciatore portoghese è ovviamente sotto gli occhi di tutti, ma è stato sotto la gestione Red Bird che il Milan ha saputo strappare il più difficile rinnovo mettendo nero su bianco il prolungamento di contratto del fenomeno portoghese fino al 2028 con una clausola rescissoria da 175 milioni di euro.
L’altra grande firma ottenuta con Caridnale al comando è stata quella di Theo Hernandez. Dal suo arrivo dal Real Madrid nell’estate del 2019, il francese ha contribuito con 25 gol e 30 assist strabilianti che lo hanno reso una vera minaccia per qualsiasi difesa avversaria, abbastanza da guadagnarsi anche il ruolo di titolare fisso nella Francia vice-campione del Mondo.
Nonostante la crescita verticale delle ultime stagioni, in quella attuale il rendimento di Theo al Milan è apparso in una fase di stallo se non addirittura calato. La “forza della natura” in fase offensiva vista nelle scorse annate non è paragonabile, mentre risulta essere ancora incerto in difesa. Guardando il suo bilancio disciplinare, Theo ha collezionato un totale di 47 cartellini gialli e tre rossi accumulati in poco più di quattro stagioni al Milan, non pochi.
La poca costanza del suo gioco, evidenziato dall’assist al bacio fornito a Giroud contro il Psg e alla pessima prestazione di Lecce, continua ad essere fonte di dubbi per la dirigenza e la proprietà che valuta il suo futuro seguendo, come giusto, la logica del mercato.
Cedere è sempre un errore?
L’addio di Donnarumma risponde parzialmente a questa domanda. Quando il portiere italiano firmò per il Psg, è sembrato che il mondo crollasse per diversi tifosi rossoneri che tuttavia si sono dovuti ricredere dopo pochissime partite. Mike Maignan, arrivato per soli 15 milioni dal Lille, si rivelò un colpo da maestro operato dalla dirigenza, tanto da non far rimpiangere neanche per un momento l’addio del precedente idolo Gigio.
Tuttavia Maignan, Tomori, Theo e persino Leao sono giocatori considerati fondamentali ma non incedibili dalla proprietà che sa di dover proseguire il proprio percorso virtuoso, fatto anche di cessioni dolorose, per poter continuare a crescere. Con la cessione di Tonali, avvenuta in estate per 70 milioni, il Milan ha aggiunto alla propria rosa ben 10 calciatori: una strategia che, comunque la si veda, ha portato un sostanzioso upgrade all’intero progetto permettendo di allungare notevolmente ed aumentare la qualità della rosa messa a disposizione di Stefano Pioli.
Per rispondere alla domanda “Cedere è un errore” occorre dunque analizzare tutti gli aspetti e dire che “Sì” è un errore se da queste non si ottenesse nulla o poco in cambio e “No” non è un errore ma un attività fondante nella gestione di un club e un’azienda che deve e vuole andare avanti con le proprie forze. Come in molti aspetti della vita, è solo una questione di tempismo.