L’ultima giornata della Serie A 2024-25 doveva essere l’occasione per chiudere con dignità una stagione complessa, ma per il Milan si è trasformata in un atto d’accusa pubblico. Le proteste dei tifosi rossoneri hanno avuto un’eco mondiale, testimoniando un rapporto ormai logoro con la proprietà statunitense RedBird Capital Partners e la dirigenza attuale.
Nel pomeriggio di sabato, a poche ore dal fischio d’inizio della partita contro il Monza, migliaia di tifosi si sono radunati davanti a Casa Milan, dando vita a una manifestazione organizzata, con un messaggio preciso: “Go Home”. Al centro della contestazione, la richiesta di un ritorno di Paolo Maldini, leggenda del club ed ex dirigente, esonerato nel 2023.
Coreografia “Go Home” e abbandono dello stadio
La protesta non si è fermata fuori dallo stadio. All’interno di San Siro, dopo appena 15 minuti di gioco, la Curva Sud ha guidato un’uscita collettiva in segno di dissenso. Una scena simbolica che ha lasciato spalti vuoti e un messaggio chiarissimo: la frattura tra tifoseria organizzata e proprietà è totale.
Le immagini della coreografia “Go Home”, con striscioni rivolti ai vertici societari, sono state riprese dalle principali testate internazionali. L’Athletic ha definito la protesta “straordinaria”, mentre la Reuters ha parlato di “vittoria inutile” del Milan, oscurata dalla contestazione.
Anche Ibrahimović nel mirino: clima rovente

Tra i bersagli della protesta c’è anche Zlatan Ibrahimović, oggi consigliere della proprietà. L’ex attaccante è stato duramente contestato dalla tifoseria, che lo percepisce come complice di una gestione distante dalle radici e dai valori storici del club.
Il Daily Mail ha titolato: “Gli ultras del Milan attaccano duramente i vertici del club”, evidenziando il momento di crisi istituzionale che attraversa il Milan. Anche ESPN ha sottolineato il tono diretto e aggressivo della protesta, rilanciando le richieste di cambiamento provenienti da una base di tifosi sempre più esasperata.
Maldini simbolo di un’identità perduta
Il nome di Paolo Maldini è stato scandito a gran voce in tutte le fasi della protesta. L’ex capitano e direttore tecnico rappresenta per molti l’ultima figura in grado di incarnare i valori storici del club. La sua estromissione, ancora oggi poco digerita dai tifosi, è diventata il punto di partenza per una mobilitazione senza precedenti.
In un clima così incandescente, la proprietà dovrà ora decidere come rispondere: ignorare il malcontento potrebbe rivelarsi un errore fatale. Il Milan ha bisogno di ricostruire, ma prima ancora, di riconnettersi con la sua gente.