Milan, giugno è stato doloroso e pieno di addii: ora sguardo al futuro

Non un giugno facile quello appena trascorso per il Milan che nel giro di poche settimane ha visto l’addio di Paolo Maldini e Frederic Massara dalla nomenclatura dirigenziale e la morte della figura più iconica degli ultimi 30 anni di storia: Silvio Berlusconi

Non un giugno facile quello appena trascorso per il Milan che nel giro di poche settimane ha visto l’addio di Paolo Maldini e Frederic Massara dalla nomenclatura dirigenziale e la morte della figura più iconica degli ultimi 30 anni di storia: Silvio Berlusconi.

Un giugno complicato per il Milan

Due personalità, Maldini e Berlusconi, molto diverse ma legate da un unico grande filo conduttore: il Milan, la società che, forse più di tutte, ha saputo creare un legame identitario con i protagonisti della propria storia; qualità che sembra però essere stata accantonata dalla nuova proprietà.

L’addio di Maldini e Massara

Come affermato da Carlo Pellegatti su sitiscommesse.com, per l’addio di Maldini e Massara da parte di Red Bird ci sono state alla base ormai da tempo chiare divergenze, soprattutto per quanto concerne le strategie da adottare sul calciomercato, divenute insostenibili al termine della scorsa stagione. Maldini chiedeva ingenti investimenti per mantenere lo “status” di quarta forza europea raggiunto nel corso della campagna Champions League, dall’altro lato Red Bird ha ribadito la propria volontà di mantenere il Milan nei binari della sostenibilità al fine di garantire una crescita sana e strutturale in ogni ambito.

L’addio dal calcio di Ibrahimovic

Tra gli addii, secondari rispetto agli altri, dell’ultimo mese c’è anche quello di Zalatan Ibrahimovic: la figura simbolo del Milan Campione d’Italia due stagioni fa, che ha deciso di lasciare il calcio giocato indossando per l’ultima volta la maglia del suo amato Milan. “Futuro in panchina? – è stato chiesto a Carlo Pellegatti – No, ma dopo l’anno sabatico pensare ad un ruolo da club manager non è impensabile“.

La rabbia per l’Euroderby

L’ultima annata del Milan resta tuttavia positiva con il raggiungimento dell’obiettivo minimo (qualificazione in Champions) e l’ottimo percorso fatto in Champions terminato purtroppo con l’amara e netta eliminazione in semifinale per mano dei cugini interisti. A fare la differenza, secondo Pellegatti, sarebbe stato il differente stato di forma delle due compagini: da un lato il Milan – forse dalla rosa troppo “striminzita” rispetto ai dirimpettai del Naviglio – non ha saputo dosare le forze arrivando a maggio con poche energie, al contrario l’Inter ha giocato la semifinale forse al picco del proprio stato fisico e mentale.

Qualificazione “facilitata”

Riguardo alla qualificazione alla prossima Champions League,  è indubbio che il Milan – arrivato sulla carta 5° – abbia goduto della penalizzazione inflitta alla Juventus che ha permesso ai rossoneri di finire la stagione tra le prime 4 in classifica. Un fatto che secondo Pellegatti però non riduce i meriti della rosa di Pioli perché “Se la Juventus ha preso 10 punti di penalizzazione, avrà fatto qualcosa che non andava”. 

Ora il mercato

Ora però è tempo di pensare al calciomercato estivo, una sessione già scossa dall’imminente cessione di Sandro Tonali al Newcastle per la cifra record di 80 milioni di euro. Un’operazione dolorosa ma che permetterà al Milan di aggiungere liquidità “imprevista” all’interno delle proprie casse, soldi che verranno spesi per potenziare diversi settori giudicati critici da Stefano Pioli e l’ad Giorgio Furlani. Carlo Pellegatti, forse il giornalista in assoluto più legato ai colori rossoneri, ha dato un proprio parere riguardo ai nomi che il Milan dovrebbe seguire in sede di mercato: Sisterra del Leeds per la fascia destra, Loftus-Cheek (quasi preso) per il centrocampo e poi il sogno – suo e di Pioli – di vedere la stella della Serie A Milinkovic-Savic vestire finalmente la maglia rossonera dopo anni di inseguimenti.

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