La strategia di Pioli per l’euroderby si è fermata al pre-partita

By Dario Bombelli -

L’andata della semifinale di Champions League è stata un assolo firmato Inter, con il Milan spettatore non pagante. L’unica arma a disposizione dei rossoneri è stata giocata prima della partita

Un assolo nerazzurro di pochi minuti è stato più che sufficiente a Lautaro e compagni per sbarazzarsi del Milan e porre già una significativa ipoteca sulla qualificazione alla finale di Champions League. Sono infatti bastati 11′ ai nerazzurri per chiarire l’egemonia sul rettangolo di gioco, senza lasciare spazio a molte interpretazioni o repliche. Il risultato finale (2-0) risulta pure una grazia per i rossoneri, che avrebbero indubbiamente meritato una punizione più severa. I costanti inserimenti dei centrocampisti allenati da Inzaghi e la schiacciante supremazia fisica dimostrata in campo hanno scardinato istantaneamente la fragile e improvvisata resistenza del Diavolo, apparso – come spesso verificato in stagione – completamente impreparato e a tratti inspiegabilmente smarrito. Al quarto derby stagionale, Pioli non è riuscito a trovare una contromisura efficace ai punti di forza dell’Inter, fallendo nel doveroso compito di proteggere la propria squadra e i suoi difetti, missione che invece è riuscito a compiere Inzaghi. Il tecnico nerazzurro ha a disposizione una squadra tutt’altro che perfetta, ma sembra conoscerla molto meglio del collega, avendo chiari in mente punti di forza e punti deboli: è da questi presupposti che ha creato la trama vincente.

L’impressione è che questo Milan abbia capito veramente poche cose finora in stagione: la squadra è apparsa spesso e volentieri – ieri più che mai – disunita e sfilacciata. A tirare avanti la carretta sono sempre intervenuti i protagonisti, singolarità anche eccellenti che sono riuscite a mascherare le inadeguatezze tattiche del collettivo. In particolare è inevitabile fare riferimento “all’antonomasia” del discorso: Rafael Leao. Non dimentichiamoci che i quarti di finale sono stati superati grazie alla sua (pesantissima) firma: a partire in quarta nel match di andata sono stati i partenopei, ridimensionati e impauriti solamente alla prima (e devastante) sgasata del portoghese a metà del primo tempo. Da lì poi l’aumento di fiducia rossonero e il calo psicologico degli azzurri. E dunque terreno fertile per la sinfonia dell’ex Lille.

È successo però che il fato ha fatto visita a Milanello e ha deciso di togliere a Pioli proprio la sua pedina migliore. Il risultato? L’inganno è stato definitivamente svelato: senza Leao il Milan ha dimostrato al mondo intero di valere molto poco, o comunque meno di quello che ha finto/preteso di essere fino a ieri. Dimostrazione lampante di tutto ciò è stata l’infinita pre-tattica giocata (infelicemente) dal Diavolo nel corso del pre-partita del derby. La vera e unica strategia del Milan di Pioli si è giocata nelle ore precedenti al fischio d’inizio, tra Milanello, Twitter e l’hotel del ritiro, quando tra una sgambata, un’annuncio di rinnovo e un pranzo insieme alla squadra si è tentato di fare credere agli avversari che la presenza di Leao sarebbe stata non solo possibile, ma addirittura probabile.

Una mossa quasi disperata, quantomeno vista dall’esterno, che proprio disperazione pare aver comunicato. Il messaggio infatti è arrivato forte e chiaro all’Inter e a Inzaghi, consapevoli che, nel bene o nel male, Leao sarebbe non solo stato l’unico calciatore rossonero di cui si sarebbero dovuti preoccupare, ma anche l’unica tangibile arma tattica nelle mani di Pioli. A questo punto è dunque doveroso constatare il fallimento d’insieme verificatosi in questa stagione e realizzare che le sorti di questo Milan, da qui a fine stagione, sono in mano a pochi, pochissimi (e forse nemmeno) giocatori. Al ritorno forse Leao ci sarà e le speranze del Milan di qualificarsi potrebbero dipendere esclusivamente da lui.

Seguici