Dopo mesi di vuoto dirigenziale e una stagione 2024-25 da dimenticare, il Milan ha finalmente ufficializzato l’arrivo di Igli Tare come nuovo direttore sportivo. La scelta, maturata nel tempo e anticipata da indiscrezioni fin da febbraio, è ora realtà: l’ex dirigente della Lazio ha già iniziato a lavorare a stretto contatto con agenti e intermediari di mercato. La prima mossa? Clamorosa: l’ingaggio di Massimiliano Allegri come nuovo allenatore.
Tare eredita un club in fase di ricostruzione, con l’obiettivo di restituire al Milan un’identità forte e una struttura tecnica all’altezza delle sue ambizioni.
Un passato alla Lazio tra luci e ombre

Tare ha trascorso oltre un decennio alla S.S. Lazio, dove ha costruito una reputazione fatta di colpi di genio e clamorosi flop. Gli addetti ai lavori lo descrivono come un dirigente capace di pescare grandi talenti a basso costo: basti pensare agli acquisti di Ciro Immobile, Luis Alberto e Sergej Milinkovic-Savic, tutti arrivati per meno di 12 milioni di euro. Affari da manuale, che hanno portato la Lazio a vincere trofei e a competere stabilmente in Europa.
Ma non tutto è stato oro: con budget più ampi, le decisioni di Tare sono spesso diventate discutibili. L’esborso di 21 milioni per Vedat Muriqi è rimasto emblematico di un periodo in cui l’intuito sembrava offuscato da una crescente autoreferenzialità.
Carattere forte e media silenziosi: chi è davvero Igli Tare?
Tare non è un DS da copertina: ha sempre evitato i riflettori, lasciando a Claudio Lotito la scena pubblica. Chi lo conosce bene, come Vittorio Campanile e Alasdair Mackenzie, lo descrive come un uomo dal carattere spigoloso e poco incline al compromesso. Non ama i media, non cerca il consenso, e preferisce lavorare nell’ombra.
Questo approccio, però, al Milan dovrà necessariamente cambiare: in una piazza esigente e sotto i riflettori come quella rossonera, la comunicazione sarà parte integrante del ruolo.
Allegri al Milan: il primo colpo targato Tare
L’assunzione di Massimiliano Allegri segna già una discontinuità importante. Dopo l’interregno tecnico privo di guida forte e carismatica, Tare ha puntato su un profilo esperto, abituato alle pressioni e già vincente in rossonero. Le opinioni, però, sono contrastanti.
C’è chi, come Shawn McIntosh di LazioWorld, vede nella scelta una mossa di stabilità e pragmatismo. Altri, come Mackenzie, avvertono che “la Serie A ha superato lo stile di Allegri” e che sarà necessario un cambio di passo per valorizzare l’attacco talentuoso del Milan.
Che Milan dobbiamo aspettarci?
Dopo l’esperienza altalenante di Antonio D’Ottavio, rimasto in carica di nome ma mai realmente operativo, l’arrivo di Tare segna un ritorno a una visione più classica e forte del ruolo di direttore sportivo. L’obiettivo è chiaro: costruire una squadra solida, con un’identità definita, capace di tornare a competere per i vertici.
Tare dovrà però affrontare interrogativi cruciali: saprà gestire un budget maggiore senza ricadere nei vecchi errori? Riuscirà a collaborare in modo sinergico con Allegri, evitando la chiusura autoreferenziale del passato?
Conclusione: una scommessa ad alto rischio
Il Milan ha scelto un dirigente di esperienza, ma anche divisivo. Igli Tare è chiamato a dimostrare di essere più del DS che ha portato Immobile a Roma e meno di quello che ha speso milioni per Muriqi. In ballo c’è molto più di un semplice rilancio tecnico: c’è la credibilità di una nuova era rossonera, iniziata con il peso della storia e le aspettative di una tifoseria che non accetta più compromessi.
Se Tare saprà tornare a essere il talent scout umile e ambizioso dei primi anni alla Lazio, allora il Milan potrebbe aver trovato il suo uomo. Altrimenti, il rischio di un nuovo flop è dietro l’angolo.