L’era americana del Milan, targata RedBird Capital Partners, è ormai un caso di studio su come i numeri in bilancio non possano compensare il fallimento sportivo. Se da un lato la proprietà può vantare ricavi in crescita (457 milioni di euro) e investimenti per oltre 100 milioni netti nelle ultime due stagioni, dall’altro la realtà del campo racconta una storia completamente diversa: nono posto in campionato e nessuna partecipazione alle coppe europee per la prima volta in 9 anni.
A ciò si aggiunge una macchia indelebile nella storia rossonera: la retrocessione del Milan Futuro in Serie D, un evento mai accaduto prima a una seconda squadra professionistica in Italia.
Milan Futuro: dalla promessa alla disfatta
Un anno fa, la nascita di Milan Futuro era stata accolta con entusiasmo. L’idea era ambiziosa: creare un ponte tra la Primavera e la prima squadra. Invece, si è trasformata in una disfatta storica. Il progetto è partito sotto la direzione sportiva di Antonio D’Ottavio e la guida tecnica di Ignazio Abate, fresco vicecampione d’Europa con la Primavera. Ma l’arrivo di Zlatan Ibrahimović in cabina di regia ha destabilizzato l’intero impianto decisionale.
Abate è stato allontanato, pare per non aver dato spazio al figlio di Ibrahimović, Maximilian. In seguito anche D’Ottavio è stato rimosso, sostituito da Jovan Kirovski, figura senza alcuna esperienza nel calcio italiano, ma uomo di fiducia dell’ex attaccante svedese. Il risultato? Disorganizzazione totale, continui cambi in panchina e una squadra smembrata e mal gestita, culminata nella retrocessione.
Milan: una rosa gestita senza visione
Durante la stagione, l’organico del Milan Futuro è stato saccheggiato dalla prima squadra, spesso solo per fare numero in panchina. Talenti come Jimenez, Camarda, Zeroli e Torriani sono stati usati come tappabuchi, costretti a continui spostamenti che ne hanno compromesso rendimento e crescita.
A peggiorare le cose è stato l’arrivo tardivo di Massimo Oddo, chiamato a salvare il salvabile. Il Milan Futuro ha chiuso male la stagione, con l’onta della retrocessione e un buco da oltre 15 milioni di euro spesi per un fallimento totale. Un dato che fa impallidire se confrontato con i budget di alcune squadre di Serie B.
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Prima squadra allo sbando: fuori dall’Europa e senza identità
Mentre il progetto giovanile crollava, la prima squadra ha seguito lo stesso destino. Il licenziamento improvviso di Paolo Maldini e Frederic Massara — artefici del secondo posto in Serie A e della semifinale di Champions 2023 — è stato solo il primo segnale di una gestione miope e autoreferenziale.
E così il Patron americano ha fatto l’americano prendendo ispirazione da Hollywood per fare il mercato (il maledetto Moneyball) e prendendo ispirazione da Trump nel portare i propri cortigiani a palazzo defenestrando i consiglieri. Un atto che ha portato, nella pratica, il Milan a sostituire Massara con il nulla, se non l’algoritmo, e Maldini – cioè la storia e la competenza – con il ragioniere (Furlani). Da lì in poi le decisioni che a cascata si susseguiranno saranno un disastro dietro l’altro.
L’epurazione di chi non era un “Yes Man” ha lasciato spazio ad una dirigenza senza peso e visione. Il Milan ha smarrito identità, competenza e continuità tecnica. A differenza del passato tuttavia oggi l’opinione pubblica sembra aver capito il meccanismo, non mangiato la foglia e compreso il reale colpevole di questo sfacelo.
Il modello americano ha fallito
La scelta di Cardinale di affidarsi agli algoritmi in stile Moneyball ha prodotto un mercato senza visione. Il tecnico Paulo Fonseca è stato scelto senza criterio e poi abbandonato al proprio destino. Sostituito da Sergio Conceição, il cui arrivo è stato sponsorizzato dall’onnipresente Jorge Mendes, insieme al discusso João Félix. Altri agnelli sacrificali da dare in pasto ad un volgo stanco e disamorato.
Da ieri sera il fallimento di RedBird può considerarsi completo: fuori dalle coppe, retrocessione in Serie D, milioni spesi male, nessuna crescita tangibile nei talenti, e un club alla deriva. Se ne parlerà ancora a lungo, anche nei manuali su come non si gestisce un club di calcio.
La stagione 2024-25 sarà ricordata come una delle più nere nella storia del Milan. Una gestione incompetente, incapace di valorizzare le eccellenze storiche del club, ha portato a una frattura profonda con il passato e con i tifosi. Ora più che mai, il futuro del Milan appare avvolto in una nebbia fitta, dove a mancare non sono i soldi, ma le idee.