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Milan in crisi profonda: quanto ci vorrà realisticamente per rilanciarsi?

Il Milan affronta un momento critico. Con una stagione conclusa tra fischi, delusione e l’ennesima disfatta, i rossoneri si affacciano a un’estate che dovrebbe essere quella del rilancio. Eppure, la sensazione è che il club sia paralizzato. La mancanza di decisioni — a partire dalla nomina di un nuovo direttore sportivo — rischia di compromettere anche la prossima stagione. Giorgio Furlani, amministratore delegato, è sotto i riflettori, ma finora non ha dato segnali di essere pronto ad assumersi la responsabilità dei cambiamenti necessari.

Il malcontento cresce: tifosi e squadra senza guida

I tifosi sono stanchi. Le prestazioni altalenanti, il mercato privo di colpi realmente incisivi e la comunicazione inesistente della proprietà hanno generato un clima di sfiducia. La recente eliminazione in Coppa Italia non ha fatto che aggravare la situazione. È la terza stagione di fila che il Milan chiude tra rimpianti e fallimenti: dalla sconfitta in Champions contro l’Inter, al ko con la Roma in Europa League, fino al disastro più recente.

La figura del DS: tutto fermo tra idee rifiutate e nomi accarezzati

La nomina del direttore sportivo resta una questione sospesa. Dopo il no di Tony D’Amico, resta viva l’ipotesi di Igli Tare, ma nulla si è ancora concretizzato. E mentre il tempo scorre, il club sembra attendere passivamente. Una strategia che appare suicida se si considera che la programmazione sportiva estiva è alle porte e il Milan ha urgente bisogno di ridefinire la propria identità tecnica.

Il “Milan americano” deve reagire

Secondo quanto riportato da Milan News, sotto la gestione RedBird Capital il Milan ha smarrito la sua anima. L’assenza di Gerry Cardinale dai riflettori — non si fa sentire da quasi un anno — è diventata simbolo di una proprietà distante e silenziosa. In un calcio che richiede passione e presenza, come dimostra il caso del Bologna FC, la differenza si vede: ieri sera, sugli spalti, il proprietario rossoblù era ben visibile, mentre la dirigenza del Milan appariva impalpabile e inefficace.

Visione o spreadsheet? I risultati parlano chiaro

Dopo tre anni di gestione, il bilancio sportivo del Milan è desolante. I risultati sul campo, unico vero metro di giudizio nel mondo del calcio, raccontano di una parabola discendente. Il sospetto — sempre più diffuso tra tifosi e addetti ai lavori — è che RedBird abbia messo al centro i conti più che la competitività. Una strategia che può funzionare altrove, ma non in una piazza come Milano, dove il calcio è storia, cultura e appartenenza.

Quanto tempo ci vorrà?

Come annunciato da Furlani, al termine della stagione il Milan opererà delle scelte, alcune delle quali già anticipabili. Per prima cosa sarà sollevato dal proprio incarico Conceicao e poi verrà scelto il nuovo Direttore Sportivo.

Proprio la nomina del dirigente sarà cruciale per capire la portata e la direzione del nuovo progetto Red Bird. Sarà infatti il nuovo Ds (Tare attualmente in pole) ad indicare il prossimo allenatore, nella speranza che Furlani e il resto dei rappresentati della società accettino di buona lena i cambiamenti proposti.

Passando al mercato però non c’è da aspettarsi giochi d’artificio. Il Milan in estate non potrà contare sugli incassi derivanti dalla partecipazione alla Champions League e, a meno di improbabili aumenti di capitale, il budget relativo al calciomercato sarà più basso rispetto agli ultimi anni. Per un cambiamento radicale dunque occorrerà forse aspettare un’altra stagione, non è tuttavia da escludere che Red Bird possa accettare l’ingresso di nuovi soci, variabile questa che potrebbe colmare parzialmente a livello economico il gap con chi a fine anno la precederà in classifica.

Tags AC Milan
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