Dopo settimane di incertezze, rifiuti e ripensamenti, il club rossonero sembra aver finalmente trovato in Igli Tare il profilo ideale per guidare l’area sportiva. Ma è davvero una scelta convinta o semplicemente l’unica rimasta?
Un incontro lungo quattro ore: la svolta a Roma
Martedì scorso, nella cornice riservata della Capitale, si è svolto un colloquio chiave per il futuro del Milan. Giorgio Furlani, amministratore delegato del club, ha incontrato Igli Tare per discutere, faccia a faccia, del possibile incarico di direttore sportivo. Un confronto durato oltre quattro ore, iniziato a fine mattinata e proseguito nel pomeriggio. Secondo quanto riportato da Gianluca Di Marzio, il dialogo è stato “molto positivo”, anche se non si è ancora giunti a un accordo formale.
L’intesa, tuttavia, sembra vicina. Saranno necessari altri incontri — “non meno di tre“, secondo La Gazzetta dello Sport — ma il segnale è chiaro: Tare è in pole. Le prossime settimane saranno decisive, anche perché servirà il placet di tutta la dirigenza, compreso Gerry Cardinale, che entrerà presto nel vivo della trattativa.
Da Paratici a Tare: è la strada giusta per il Milan?

La strada che porta all’ex dirigente della Lazio è tutt’altro che lineare. Inizialmente, il grande favorito sembrava essere Fabio Paratici, reduce dalla sua esperienza al Tottenham. Ma la squalifica pendente, nota da tempo, ha reso impossibile procedere. Una gestione discutibile, che ha fatto perdere tempo prezioso alla società.
Altri nomi come Tony D’Amico e Giovanni Sartori, profili solidi e apprezzati, hanno deciso di restare nelle rispettive realtà. La lista si è così assottigliata, fino a lasciare solo Tare. Una situazione che ha fatto storcere il naso a molti, alimentando il dubbio: Tare è stato scelto o è l’unico rimasto disponibile?
Tare e il modello Lazio: perfetto per RedBird, ma adatto al Milan?
L’identikit di Igli Tare calza a pennello con la filosofia RedBird. Alla Lazio ha costruito squadre solide acquistando a basso costo e rivendendo ad alto prezzo, con colpi come Milinkovic-Savic, Immobile e Luis Alberto, arrivati per meno di 25 milioni in totale e diventati pilastri del club biancoceleste.
Il modello è quello del Moneyball, tanto caro a Cardinale, e in questo senso Tare rappresenta una scommessa coerente. Tuttavia, i tifosi rossoneri sono affamati di risultati immediati, e non più disposti ad aspettare progetti a lungo termine che richiedono perfezione per funzionare.
Dagli anni alla Lazio al futuro rossonero: tra limiti e potenziale
In quattordici anni alla guida dell’area sportiva della Lazio, Tare ha mostrato continuità e competenza. Solo tre volte il club è rimasto fuori dall’Europa. Ha speso 419 milioni di euro, con un saldo negativo di appena 85 milioni, contro i -552 del Milan nello stesso periodo. Ha preferito costruire una base solida, cambiando meno (417 acquisti contro i 523 rossoneri) e puntando alla stabilità (9 allenatori contro i 13 del Milan).
Nonostante questo, resta un’ombra importante: Tare è fermo da quasi due stagioni. Se da un lato questo può avergli permesso di aggiornarsi e riflettere, dall’altro solleva domande sul suo appeal all’interno del calcio d’élite. Perché nessun club lo ha cercato prima?
Una scelta condivisa (finalmente)
C’è però un elemento che fa pendere l’ago della bilancia verso l’ottimismo: l’approvazione interna. Tare sembra aver convinto tutti i vertici del Milan, da Furlani a Cardinale, passando per Zlatan Ibrahimovic. E questo, in un contesto di decisioni spesso contraddittorie, è già una notizia.
Sarà essenziale, però, che il suo lavoro venga supportato nel tempo. Il Milan ha bisogno di stabilità, visione e coerenza. Le frettolose rivoluzioni dell’ultimo periodo hanno prodotto solo confusione.
Conclusioni: salto nel vuoto o scelta ispirata?
La verità, forse, sta nel mezzo. Tare è sì l’unico nome rimasto sul tavolo, ma anche quello che potrebbe rivelarsi giusto per questo momento storico. Il suo approccio si sposa con le idee del fondo RedBird e, soprattutto, conosce il calcio italiano. Ha lavorato in un ambiente complicato come quello della Lazio e ha costruito squadre competitive con risorse limitate.
Ora, il Milan ha bisogno proprio di questo: lucidità, competenza e capacità di ricostruire. Se Tare sarà messo nelle condizioni giuste, potrà guidare la rinascita rossonera. Ma bisognerà avere pazienza. E, soprattutto, fiducia. Perché non è detto che ciò che nasce da una necessità non possa diventare, col tempo, una scelta felice.
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