I giochi sul futuro stadio di Milano continuano ad alimentare tensioni e incertezze, con il sindaco Giuseppe Sala che rompe il silenzio e mette in guardia sulla situazione sempre più complessa. Se da un lato il progetto di San Donato sembra essere finito in un angolo, dall’altro incombe una scadenza tecnica che potrebbe cambiare radicalmente il destino di San Siro. La questione, come spesso accade in questi casi, è tutt’altro che chiusa.
Il progetto San Donato in stand-by
Dopo mesi di trattative, presentazioni e investimenti, il piano del Milan di costruire il proprio stadio a San Donato è ufficialmente in sospeso. Un cambio di rotta che riporta l’attenzione sull’area storica di San Siro, dove i rossoneri sembrano voler concentrare di nuovo i propri sforzi. Tuttavia, i milioni già spesi per la nuova area a sud di Milano pesano come un macigno sulle valutazioni dirigenziali. E il rischio che il club decida di forzare la mano per non perdere l’investimento resta concreto.
Il pressing del tempo e il vincolo in arrivo
Ma il tempo stringe. A fare da spartiacque sarà un vincolo che scatterà entro la fine del 2025 e che dichiarerà inagibile il secondo anello dello stadio Meazza. Una decisione che, se confermata, renderebbe impraticabile qualsiasi ipotesi di ristrutturazione parziale e spingerebbe verso soluzioni drastiche: o la costruzione ex novo o l’abbandono dell’impianto. Sala è chiaro: “Se non ci riusciremo entro ottobre, sarà difficile che si possa fare”. Le tempistiche, quindi, sono più stringenti di quanto si pensasse.
Sala: “Serve coraggio, anche davanti alle ostilità”
Intervenuto in un forum con i giornalisti de La Repubblica, il sindaco ha espresso tutta la sua preoccupazione: “È il momento giusto per il nuovo stadio di San Siro? Possiamo farlo, sapendo che incontreremo ostilità da parte di alcuni, faremo ricorsi. Non posso aspettarmi che tutti siano d’accordo con la soluzione che abbiamo trovato”. Un segnale forte, che evidenzia come la politica sia pronta ad affrontare battaglie legali pur di arrivare a una soluzione concreta e sostenibile.
Un nuovo San Siro per il futuro della città
Nelle intenzioni del Comune, la costruzione di un nuovo stadio, moderno e insonorizzato, aprirebbe la porta a un utilizzo più intensivo dell’area, anche al di là del calcio. Eventi, concerti e iniziative culturali potrebbero trovare casa in un impianto all’avanguardia, con vantaggi concreti anche per i residenti. “Sarebbe meglio per il quartiere rispetto ai concerti a La Maura”, ha spiegato Sala, sottolineando la necessità di una gestione intelligente del patrimonio urbano.
Lo spettro di un San Siro vuoto
Il vero incubo, per Palazzo Marino, resta quello di ritrovarsi con uno stadio dismesso e senza prospettive. “Se non riuscissimo a vendere lo stadio, la città si ritroverebbe con un San Siro inutilizzato e, per evitare problemi con la Corte dei Conti, bisognerebbe valorizzarlo”, ha ammonito Sala. Uno scenario che priverebbe Milano non solo di una delle sue icone sportive, ma anche di un punto di riferimento culturale e identitario.
In un contesto dove le decisioni sembrano rimandate da troppo tempo, le parole del sindaco suonano come un avvertimento: senza una scelta chiara e condivisa, Milano rischia di perdere molto più di un impianto sportivo. La partita del nuovo stadio è ancora apertissima, ma il fischio finale si avvicina, e non ci sarà possibilità di replay.
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