Rafael Leao ha illuminato la notte di Udine con una prestazione brillante, finalmente all’altezza del suo talento purissimo. Sotto gli occhi attenti dei tifosi rossoneri e degli addetti ai lavori, il portoghese ha ritrovato il sorriso e il gol, mettendo la firma sul successo contro l’Udinese con la sua settima rete stagionale in Serie A. Un exploit che conferma quanto possa incidere quando inserito in un sistema che ne valorizza le doti. Eppure, il vero banco di prova resta ancora una volta San Siro, teatro di gioie e tormenti per il numero 10 milanista.
Il peso di San Siro e un tabù da sfatare
Nessun gol in casa in questa Serie A. È questo il dato che più stona nella stagione di Leao, e che continua a far discutere. L’attaccante portoghese, simbolo del Milan moderno, sembra soffrire la pressione di uno stadio tanto glorioso quanto esigente. San Siro non perdona e, se da un lato può trasformarsi in un palcoscenico esaltante, dall’altro può diventare un fardello psicologico pesante da portare. Dopo la gara con l’Udinese, Leao ha preferito non soffermarsi sulla questione, evitando commenti su un’astinenza casalinga che inizia a farsi lunga. E forse ha fatto bene: i numeri, quando non raccontano tutto, rischiano di diventare trappole.
Ultime occasioni per brillare in casa
Per ribaltare la narrativa ci sono solo tre occasioni: Atalanta, Bologna e Monza. Tre match casalinghi che diventano appuntamenti cruciali, non solo per il cammino del Milan ma anche per la stagione e il morale del suo numero 10. Il boato di San Siro che accompagna un gol di Leao manca da troppo tempo e nessuno, lui per primo, vuole chiudere un’altra annata senza regalare quell’urlo al popolo rossonero. La sfida con l’Atalanta, già alle porte, potrebbe essere l’occasione giusta per rompere il digiuno e cambiare il vento.
Futuro in bilico, tra mercato e rivoluzione
In estate il Milan cambierà pelle. L’arrivo di un nuovo direttore sportivo e di un nuovo allenatore apre scenari di incertezza, e non è da escludere che qualche big possa fare le valigie. Leao è tra i nomi caldi, anche se al momento sembra meno vicino alla partenza rispetto a Theo Hernandez. Il francese, corteggiato da diversi club e reduce da un no alle sirene arabe, è in attesa di un segnale chiaro per il rinnovo. Entrambi, però, sono al centro di riflessioni strategiche che coinvolgeranno inevitabilmente la futura guida tecnica.
Pellegatti e il paradosso del Milan

A leggere la partita di Udine è stato anche Carlo Pellegatti, che ha sottolineato quanto il Milan, quando in condizione e ben messo in campo, possa offrire un calcio piacevole e vincente. Il nuovo assetto disegnato da Sergio Conceição, con un 3-4-2-1 che sembra valorizzare i talenti offensivi, ha dato risposte interessanti. Pellegatti, con la consueta ironia, ha poi lanciato una provocazione che sa di riflessione profonda: “Vendiamoli tutti, tanto sono forti e non ce ne sono molti come loro”. Una battuta, certo, ma anche un monito sulla fragilità delle certezze nel calcio di oggi.
Tra stelle e dubbi, il Milan cerca sé stesso
La notte di Udine ha dimostrato che quando il Milan è “organico”, per usare le parole di Pellegatti, sa ancora essere squadra. Leao e Theo sono stati protagonisti assoluti, come spesso accade quando le condizioni sono favorevoli. Ora però serve continuità, soprattutto a San Siro, dove il portoghese deve scrollarsi di dosso il peso delle aspettative. Per farlo, dovrà rispondere sul campo, con le sue armi migliori: velocità, fantasia e quel talento che, quando si accende, non lascia scampo.
Il Milan ha bisogno del suo Leao. E Leao ha bisogno di (ri)conquistare San Siro.
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