Il Milan sembra aver ristretto il cerchio ai nomi di Igli Tare e Maurizio Sarri rispettivamente per Ds e panchina, vediamo perché.
La fine della stagione si avvicina e il Milan si prepara a voltare pagina. Sergio Conceição sembra destinato a salutare i rossoneri in estate, e la dirigenza è già al lavoro per individuare il profilo giusto a cui affidare la guida tecnica nella prossima annata. Le idee sono chiare: si cerca un allenatore italiano, con esperienza europea ma soprattutto con un bagaglio solido nel contesto della Serie A.
Sarri in pole per la panchina del Milan
Maurizio Sarri è considerato il nome in ascesa per la panchina del Milan nella prossima stagione. Il tecnico toscano ha già avuto diversi contatti informali con la dirigenza rossonera in passato, ma non è mai stata trovata un’intesa totale. La presenza di Sarri nei radar del Diavolo acquisisce oggi un’altra dimensione considerando il probabile arrivo di Igli Tare in veste di nuovo Direttore Sportivo.
Il dirigente albanese, nettamente in pole dopo il forfait di Paratici, è considerato il profilo ideale per rilanciare il Milan in Italia e in Europa. Per Tare basterà replicare l’ottimo lavoro fatto alla Lazio, dove proprio Sarri ha ricoperto un ruolo fondamentale. Nei tre anni vissuti sulla panchina biancoceleste l’ex Napoli ha permesso alla squadra di raggiungere vette mai toccate nel recente passato come il secondo posto nella stagione 2022/23.
Al termine di quella stagione Tare ha annunciato l’addio alla Lazio dopo 18 anni. Il vuoto lasciato dal dirigente albanese in biancoceleste ha generato diverse frizioni tra la proprietà e Maurizio Sarri, problemi poi sfociati con le dimissioni del tecnico toscano nella stagione successiva.
La carriera di Sarri: gli inizi
Oggi Tare è pronto ad affrontare una nuova sfida in rossonero e vorrebbe viverla proprio con l’ultimo allenatore avuto alla Lazio: Maurizio Sarri. Dal canto suo l’ex Napoli e Juve è un profilo che si confà perfettamente alle caratteristiche cercate da Furlani: un tecnico italiano e con esperienza pregressa in Serie A, dal profilo internazionale e abituato a valorizzare il potenziale dei giocatori presenti in rosa.
Da questo punto di vista la carriera di Sarri parla chiaro. Dopo una lunga gavetta trascorsa nelle serie inferiori, il toscano si è guadagnato la prima esperienza in Serie A sul campo con la promozione dell’Empoli. L’esordio in massima serie arrivato all’età di 55 anni si conclude con un positivissimo 15mo posto e la conseguente chiamata del Napoli.
Lo spettacolare Napoli di Sarri e l’Europa League con il Chelsea
Proprio in Campania Sarri dà il meglio di sé riuscendo a rilanciare il Napoli facendolo passare da “Gigante sopito” a realtà affermata raggiungendo con costanza la qualificazione in Champions e poggiando le basi per lo Scudetto, poi vinto da Spalletti.
Dopo tre stagione alla guida degli azzurri Sarri decide di “testarsi” all’estero e accetta la corte del Chelsea vincendo l’Europa League umiliando in finale i connazionali dell’Arsenal per 4-1.
La vittoriosa parentesi alla Juve
L’ottima esperienza vissuta in Premier vale a Sarri la chiamata del Top del calcio italiano, la Juventus di Cristiano Ronaldo. Nonostante le difficoltà di lavorare con una stella come CR7, Sarri in bianconero riesce ugualmente a vincere lo Scudetto, il nono consecutivo, oltre che raggiungere la finale di Coppa Italia.
L’addio alla Juve a fine stagione è la conseguenza di una storia d’amore mai realmente sbocciato e di una proprietà in piena crisi di identità che l’anno successivo ripartirà con scarsi successi dall’esordiente Andrea Pirlo.
L’esperienza con la Serie A per Sarri si chiuderà, come detto, sulla panchina della Lazio chiamato da Igli Tare, una dinamica che starebbe per ripetersi anche oggi al Milan. Ma entriamo nello specifico e cerchiamo di capire perché il Diavolo avrebbe deciso di ripartire proprio dal dirigente albanese.
Perché Tare è il favorito

La trattativa arenata con Paratici ha riaperto clamorosamente i giochi per il ruolo di Direttore Sportivo. La dirigenza rossonera tuttavia ha deciso di non riaprire i casting ma di puntare convintamente su un profilo: Igli Tare.
Il dirigente albanese ha già incontrato un mese fa Cardinale e Ibrahimovic a Londra riuscendo a strappare anche la preferenza del proprietario rossonero. Tuttavia l’idea di Furlani di poter arrivare ad un dirigente vincente e politicamente forte come Paratici ha abbassato le quotazioni di Tare, pista tornata ora nuovamente caldissima.
Sebbene non abbia raccolto inizialmente la preferenza di Furlani, Tare è per costi e profilo il dirigente più adatto al Milan. Già nel precedente vertice tenutosi a Londra con Ibrahimovic e Cardinale, il progetto presentato da Tare è sembrato realistico e molto aderente alle politiche di Red Bird.
Proprio il fondo amernicano avrebbe dato a Furlani mandato di trovare un’intesa con il dirigente albanese, con cui ci sarà un incontro già nei prossimi giorni. Il probabile arrivo di Tare al Milan porterà in dote, come detto, Sarri come allenatore rossonero.
Il modello Friedkin: Sarri al Milan come Ranieri alla Roma

Sebbene il profilo di Sarri non entusiasmi per motivi anagrafici la proprietà del Milan, il suo nome si è fortemente rilanciato nelle ultime ore. L’allenatore toscano sarebbe infatti disposto a firmare un annuale con opzione per il secondo anno, modalità preferita dal Milan. Il Diavolo avrebbe così l’opportunità di affidare la propria squadra ad un tecnico in grado di costruire progetti tecnici quasi da zero, senza tuttavia dover legare contrattualmente il proprio futuro al club.
Questo permetterebbe così a Red Bird grande margine di manovra rilanciandosi in quello che sarà presumibilmente un anno di transizione senza Champions. Al contempo la scelta di Sarri permetterebbe a Tare e al Milan di poggiare le basi per il futuro, valutando nuove strade al termine della stagione 2025/26.
Una modalità che recentemente si è vista alla Roma, altro club dalla proprietà americana, con Claudio Ranieri. L’ex Leicester è un tecnico esperto abile nel riorganizzare il progetto tecnico in breve tempo, per poi lasciare spazio ad altri. Una strategia che sembra aver convinto anche il Milan, che tuttavia prima deve aprire il nuovo ciclo con la nomina del nuovo direttore sportivo.
Le alternative Italiano, Conte Allegri: tre profili non semplici
Dopo mesi di valutazioni, il club sembra aver ristretto il cerchio a quattro candidati principali: Italiano, Allegri, Conte e il favorito Maurizio Sarri. Tre nomi diversi per filosofia e approccio tattico, ma accomunati da un dettaglio fondamentale: tutti hanno lasciato un segno nel calcio italiano e hanno affrontato con buoni risultati il palcoscenico europeo.
Tra i tre, Vincenzo Italiano è il nome più “fresco”. Dopo aver costruito una Fiorentina brillante e portata due volte in finale europea, l’attuale tecnico del Bologna sta vivendo una stagione da protagonista. Il suo calcio propositivo, la valorizzazione dei giovani e la capacità di adattarsi agli avversari lo rendono un candidato intrigante per la panchina rossonera. Tuttavia, come da lui stesso affermato, il suo progetto al Bologna non si concluderà in questa stagione, motivo per cui il Milan è obbligato a guardare altrove.
Allegri, il ritorno del pragmatismo
Massimiliano Allegri rappresenta invece la garanzia dell’usato sicuro. Il ritorno al Milan dell’ex allenatore della Juventus – con cui ha vinto cinque Scudetti consecutivi – era tuttavia strettamente legato all’arrivo poi sfumato di Pratici al Milan. Ad oggi difficilmente il Milan si affiderebbe ciecamente ad un allenatore dai costi elevati come Allegri, che difficilmente accetterebbe un annuale, alle porte di una stagione di transizione come la prossima.
Antonio Conte è l’illusione
Antonio Conte è tra i tre il profilo più complicato da raggiungere. Il tecnico salentino è legato da un contratto con il Napoli da 8 milioni a stagione con scadenza nel 2027 e, anche qualora decidesse di lasciare la Campania a fine stagione, sarebbe attratto da ben altri lidi.