All’Arena Civica di Milano, la finale di Coppa Italia Primavera si chiude con un netto 3-0 in favore del Cagliari. Per i giovani rossoneri, un k.o. pesante nel punteggio, ma che non cancella un percorso di grande valore.
Una finale dura da digerire
Il sogno della Primavera del Milan si è infranto sull’ultimo ostacolo. All’Arena Civica Gianni Brera, mercoledì pomeriggio, è stato il Cagliari ad alzare la Coppa Italia, imponendosi con un secco 3-0 nella finalissima. Una sconfitta che brucia per i ragazzi allenati da Federico Guidi, non tanto per l’atteggiamento o il gioco espresso, quanto per l’efficacia e la concretezza mostrate dagli avversari nei momenti chiave del match.
Il racconto della partita
Il Milan, arrivato all’atto conclusivo della competizione con una rosa giovanissima (età media tra le più basse del torneo) e dopo aver superato ostacoli duri come l’Inter ai quarti e il Lecce in semifinale, sperava di coronare un cammino straordinario. Ma a indirizzare subito la gara è stato il capitano del Cagliari Vinciguerra, abile a sfruttare un’incertezza della retroguardia rossonera e infilare Longoni con un destro a giro.
Il raddoppio, a dieci minuti dall’intervallo, è nato da un errore dello stesso portiere milanista, che ha deviato un cross sui piedi di Bolzan, pronto a depositare in rete. Poco prima del duplice fischio, al Milan viene concessa una chance d’oro per riaprire la partita: Sia viene atterrato in area e l’arbitro assegna il rigore. Sul dischetto va Bonomi, ma il suo tiro si stampa sulla traversa. Un episodio che pesa come un macigno sull’economia della gara.
Nella ripresa i rossoneri provano a reagire, giocando spesso nella metà campo avversaria, ma a chiudere definitivamente i conti è Trepy, il cui tiro dalla distanza viene deviato da Nissen e spiazza Longoni per il definitivo 3-0.
Le parole di Guidi: “Distinguere il risultato dal percorso”

Al termine del match, il tecnico del Milan Primavera Federico Guidi ha parlato con lucidità e responsabilità, sottolineando il valore formativo della sfida, nonostante il risultato negativo. “È chiaro che quello che cercherò di fare è fargli alzare la testa. Dobbiamo distinguere il risultato dal percorso che stanno facendo”, ha dichiarato, evidenziando come la sua squadra abbia giocato con coraggio, mantenendo il possesso e cercando di imporre il proprio stile nonostante l’esperienza maggiore degli avversari.
“Contro squadre esperte bisogna incidere in pochi attimi. Le finali sono anche questo: superare la delusione e imparare”, ha aggiunto, ponendo l’accento sulla necessità di fare tesoro degli errori per crescere.
Dutu: “Una lezione, non un fallimento”
Tra i più delusi ma maturi nel commentare la sconfitta c’è stato Matteo Dutu, che ha parlato della finale come di un’occasione importante per imparare: “Una sconfitta che fa male, anche troppo pesante, ma cercheremo di raggiungere il nostro obiettivo nei playoff, lasciandoci la finale alle spalle ma ricordandola come una lezione”.
Dutu ha voluto rimarcare anche l’atteggiamento positivo tenuto in campo: “Abbiamo giocato nella loro metà campo e creato molte occasioni. Loro sono stati cinici. Complimenti a loro”.
Una sconfitta che può costruire il futuro
Se il punteggio è impietoso, l’atteggiamento e il cammino dei giovani rossoneri restano elementi da cui ripartire con fiducia. La finale ha messo in evidenza quanto possa fare la differenza l’esperienza in certe situazioni, ma anche come il Milan abbia le basi per costruire qualcosa di solido.
Ora l’attenzione si sposta sui playoff: l’obiettivo resta ambizioso, e il carattere mostrato lungo tutto il percorso di Coppa è un segnale importante. Per il Milan Primavera, questa finale può rappresentare non la fine di un sogno, ma l’inizio di una nuova consapevolezza.
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