Il calciomercato doveva rappresentare la chiave di volta per il Milan, ma a sette giornate dalla fine del campionato, la realtà si sta rivelando ben diversa dalle aspettative. Gli oltre 28 milioni di euro investiti su Santiago Gimenez nel mercato invernale sembrano, ad oggi, un azzardo non ripagato. Il centravanti messicano, arrivato con l’etichetta del grande colpo, appare spaesato, fuori contesto e decisamente lontano dalla sua miglior versione.
Il caso Santiago Gimenez: spaesato, involuto, costoso
Dopo un inizio promettente, l’effetto Gimenez si è rapidamente affievolito. Il suo ultimo gol risale alla vittoria contro il Verona, quasi due mesi fa, e da allora il Bebote ha collezionato solo prestazioni opache, senza mai incidere realmente. Contro Fiorentina, Napoli, Como, Lecce, Lazio, Bologna e Torino non è mai riuscito a trovare il guizzo giusto, finendo al centro di una crescente ondata di critiche. I numeri parlano chiaro: 3 gol in maglia rossonera, al costo di 9 milioni ciascuno. Un conto salato per un Milan che non può permettersi simili margini d’errore.
Il rebus del vice e l’ombra di Lucca
Eppure, paradossalmente, Gimenez è l’unico certo del posto anche per la prossima stagione. La società, nonostante tutto, punta su di lui per il futuro. Ma il Milan sa di non poter ripetere gli stessi errori. Per questo, Tammy Abraham e Luka Jovic restano in bilico: il loro rendimento recente potrebbe valere la riconferma, ma nulla è deciso. In questo scenario si inserisce Lorenzo Lucca, nome rilanciato da La Gazzetta dello Sport come possibile vice di lusso. Il costo però è importante – si parla di 35 milioni di euro – e la concorrenza (con l’Inter in prima fila) è agguerrita.
Undici acquisti, zero identità

Il problema di fondo resta la confusione gestionale. Dallo scorso 1° luglio a oggi il Milan ha completato ben 11 operazioni in entrata: Morata, Pavlovic, Emerson Royal, Fofana e Abraham in estate; Walker, Gimenez, Bondo, Joao Felix e Sottil in inverno. Praticamente una squadra intera, senza però che sia mai emersa una vera idea di gioco, né un’identità tecnica. Il caso Walker-Emerson è emblematico: acquistato a gennaio il primo, dopo appena sei mesi si è sconfessato il secondo, per cui erano stati spesi 15 milioni. Ancora più controverso l’arrivo di Joao Felix, innestato in un ruolo già coperto da Pulisic e Reijnders, gli unici realmente positivi della stagione.
La classifica è impietosa
A sette giornate dalla fine, il Milan è nono in classifica, lontanissimo da qualsiasi obiettivo europeo. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti, e anche se il bilancio definitivo si farà a fine stagione, è evidente che serva una profonda riflessione su strategie, investimenti e competenze. Il repentino cambio di rotta su Morata, lasciato a metà progetto, dimostra una mancanza di visione a lungo termine che sta costando cara.
Nono solo il fallimento Santiago Gimenez, ma chi si salva?
Pochi, pochissimi, i volti che emergono con un minimo di positività. Su tutti Youssouf Fofana, che ha retto il centrocampo per mesi senza riserve, pagando però la stanchezza accumulata. Anche Tammy Abraham, se valutato per il ruolo per cui è stato acquistato (riserva di Gimenez), ha risposto presente. Kyle Walker ha mostrato personalità ma è apparso anch’egli condizionato dal caos generale. Gli altri? Pavlovic incostante, Emerson e Joao Felix deludenti, Gimenez involuto. Sottil e Bondo, invece, ancora troppo poco impiegati per essere giudicati.
Estate rovente in arrivo
Quel che appare certo è che l’estate sarà un crocevia decisivo per il futuro del Milan. La dirigenza dovrà fare chiarezza su chi resta e su chi parte, ma soprattutto dovrà trovare un filo conduttore, una visione tecnica e tattica coerente. Perché cambiare tutto ogni sei mesi è la strada più sicura per restare fermi. O, peggio, per andare indietro.
E al momento, a Casa Milan, sembra che nemmeno loro sappiano con certezza quale sarà il prossimo passo.