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Paratici al Milan: ecco perché non è (ancora) una bella notizia

PARMA, ITALY - AUGUST 24: Juventus Sports Director Fabio Paratici looks on during the Serie A match between Parma Calcio and Juventus at Stadio Ennio Tardini on August 24, 2019 in Parma, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Fabio Paratici al Milan ha sorpreso diversi tifosi e addetti ai lavori perché potrebbe rappresentare una svolta nel progetto Red Bird, ma è davvero così?

La notizia dell’arrivo di Fabio Paratici al Milan ha lasciato molti addetti ai lavori e tifosi sorpresi. Non tanto per le competenze del dirigente, quanto piuttosto per la scelta strategica del club e per le inevitabili incognite che la mossa porta con sé. Perché il Milan ha deciso di puntare su Paratici? E soprattutto, quale Paratici arriverà: quello vincente e ambizioso dei tempi della Juventus o quello reduce dalle delusioni londinesi e dalla squalifica per plusvalenze?

Un profilo costoso per un progetto diverso

Il primo punto da considerare è la questione economica. Paratici rappresenta un profilo di alto livello, abituato a lavorare in contesti in cui il budget non era un limite invalicabile, come è invece al Milan. Alla Juventus, l’ex dirigente ha vinto nove scudetti consecutivi, spesso potendo contare su investimenti significativi per portare campioni a Torino. Anche al Tottenham, sebbene con alterne fortune, ha avuto la possibilità di puntare su profili di rilievo e su allenatori di prima fascia come Antonio Conte. Ma il Milan di oggi può garantire simili margini di manovra? La risposta, almeno al momento, sembra essere negativa.

Questione tecnica: allenatore e identità

La prima grande verifica del progetto Paratici-Milan passerà dalla scelta dell’allenatore. Se il profilo dovesse essere un tecnico affermato come Massimiliano Allegri o lo stesso Conte, si potrebbe intravedere un ritorno alla mentalità vincente che Paratici incarnava ai tempi della Juventus. Al contrario, puntare su un allenatore emergente come Roberto De Zerbi o Vincenzo Italiano potrebbe dare l’idea di un progetto di crescita, ma con ambizioni ridimensionate. A questo punto, sorge spontanea una domanda: è il Milan a volersi adattare alla mentalità di Paratici o viceversa? Senza un tecnico di prima fascia, l’arrivo dell’ex bianconero rischierebbe di essere interpretato come un ripiego più che una svolta.

Un direttore senza Marotta: il punto debole

Paratici Tare

Un altro aspetto da non sottovalutare è l’assenza di Beppe Marotta, con cui Paratici ha costruito i suoi maggiori successi. Da solo, il dirigente non ha mai brillato allo stesso modo, e la sua esperienza al Tottenham lo ha dimostrato. Un paragone spontaneo viene con Igli Tare, ex DS della Lazio voluto da Ibrahimovic al Milan, capace di costruire squadre competitive con risorse limitate. Se il Milan avesse voluto un direttore sportivo pragmatico e capace di valorizzare talenti a basso costo, Tare sarebbe stato un profilo più adatto. Paratici porta con sé un’aura di grande dirigente, ma senza un supporto di primo piano rischia di trovarsi a combattere una battaglia impari e soprattutto a lui sconosciuta.

Conclusione: il rischio di un’occasione persa

Il Milan ha scelto Paratici, ma resta da capire se questa scelta segnerà una svolta verso l’ambizione o un compromesso tra passato glorioso e presente incerto. Le prime risposte arriveranno con la scelta dell’allenatore: senza una guida tecnica di primissimo piano, infatti, l’azzardo potrebbe rivelarsi un boomerang.

Tags AC Milan
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