La situazione del Milan a questo punto dell’anno può sorprendere solo gli ingenui e coloro che credono alle favole societarie. Non era difficile pensare ad una squadra in affanno, anche perché gli elementi erano chiarissimi già in estate.
Cosa portava a credere a grandi traguardi ad agosto, senza una dirigenza adeguata, una rosa all’altezza e un allenatore di primo livello? Non si capisce su quali criteri gli illusi abbiano pensato che si potesse lottare per le prime posizioni senza nessuna base sportiva e organizzativa.
L’allenatore
Forse Antonio Conte sarebbe stato troppo scomodo per Red Bird. Un tecnico che vuole essere vincente, chiede potere decisionale e rinforzi di livello è proprio di un club che vuole vincere. Era molto più comodo trovare un tecnico aziendalista, magari ancora una volta da quel Lille con cui i rossoneri fanno spesso operazioni. Fonseca non era un prima scelta e lo si è visto fino alla fine, quando poco prima dell’esonero è stato abbandonato in conferenza stampa. Abbandonato ancora prima ad agosto, senza un rosa che potesse fargli superare Natale. Un altro parafulmini, come lo era stato Pioli per molto tempo e come lo è ora Conceicao. Il Milan ha provato a cavalcare l’onda della vittoria in Supercoppa e dell’arrivo dell’ex Porto, consapevole che quell’entusiasmo non sarebbe durato a lungo, come del resto anticipato in un nostro articolo.
Ibrahimovic
La dirigenza, se analizziamo il significato proprio della parola, dovrebbe dirigere. Appunto, dirigere. Ma al Milan è già difficile capire le responsabilità su chi ricadano, al di là delle formalità e delle dichiarazioni di facciata. Ad esempio, mentre all’Inter Marotta gestisce la parte economica e sportiva, al Milan quel compito dovrebbe spettare a Furlani. Tuttavia la faccia ce la mette spesso e volentieri (il volentieri è dovuto, viste le manie di protagonismo) Zlatan Ibrahimovic, che si è autodefinito “operating partner di RedBird” nonché “uomo che lavora vicino a Cardinale, e collabora anche con Furlani e Moncada”.
Belle parole sicuramente, che la lingua inglese sopraeleva oltre al dovuto. Nella pratica Ibra fa un po’ di tutto: si prende le critiche senza dirigere, fa conferenze stampa senza essere nella comunicazione, lavora sul mercato senza essere direttore sportivo, partecipa alla scelta dell’allenatore ed entra nello spogliatoio senza essere team manager. A conti fatti, il primo a saltare sarà lui quando a giugno si farà piazza pulita con altri capri espiatori.
Moncada
Poi c’è Moncada, che dovrebbe essere la punta di diamante degli scout rossoneri, un vero e proprio selezionatore di talenti. Un Pier Paolo Marino, qualcuno direbbe. Ebbene, per quanto sia comprensibile la riservatezza del dirigente (ha veramente potere decisionale?), non è chiaro se il suo lavoro si tramuti veramente in qualcosa di utile per la squadra. Facciamo qualche esempio. Dei dodici arrivi a Milanello tra l’estate scorsa e l’ultima sessione invernale, ben cinque giocatori erano già noti anche ai bambini che collezionano figurine: Morata, Emerson Royal, Walker, Abraham, Joao Felix. Sul rendimento di questi, alcuni dei quali a fine carriera o in fase calante, stendiamo un velo pietoso. Insomma, non serviva certo un talent scout per scovare questi giocatori dal rendimento altalenante, per usare un eufemismo. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Altri quattro giocatori sono potenziali talenti, come Vos (chi lo ha visto?), Jimenez, Bondo, Sottil. Gli ultimi tre, in particolar modo, potrebbero essere utili alla causa, ma rientrano nella categoria delle normali operazioni di mercato. Nel caso di Sottil, inoltre, la società non è andata oltre il prestito, Bondo è arrivato solo a causa della partenza di Bennacer. Quindi poca programmazione e molte scommesse dell’ultimo minuto determinate dalla contingenza (LEGGI QUI per la nostra previsione già ad agosto).
Gli unici acquisti interessanti sono quelli di Fofana, Gimenez e Pavlovic. Con un’attenta pianificazione si sarebbe evitato di acquistare il difensore dopo l’Europeo, torneo dopo il quale ha accresciuto il proprio prezzo ed è stato osservato da mezza Europa, anche senza geni del mercato. L’attaccante messicano poi, poteva essere prelevato (e forse a prezzo inferiore) ad agosto, ma il Milan ha dovuto sbatterci la testa, andare al risparmio, fallire completamente la scommessa Morata, strapagare Gimenez e trovarsi a carico ancora lo spagnolo (in prestito). Sorge spontanea la domanda: dov’è la programmazione di Ibrahimovic e Moncada?
Furlani e Scaroni
Furlani è un uomo legato a doppio filo ad Elliott, società in cui ha lavorato a partire da una quindicina di anni fa. Facciamo chiarezza: un dirigente del Consiglio d’amministrazione di Elliott e del vecchio Milan ora ricopre il ruolo di Amministratore Delegato del Milan targato Red Bird. Un po’ come se le spese di casa nostra le facessimo gestire a chi ci ha venduto la casa qualche anno prima.
Il tutto avrebbe una spiegazione, se si prendesse in considerazione che Elliott ha venduto il club Cardinale con un ingente prestito. Proviamo dunque dare risposte alternative. In questo senso la vecchia proprietà vuole sorvegliare la “buona condotta” della nuova. Ma anche in questo caso sorge una domanda: chi decide al Milan? Elliott o Red Bird? Basti pensare che l’attuale presidente del Milan, Paolo Scaroni, era presente nel CdA di Yonghong Li, poi in quello di Elliott e infine in quello di Red Bird. E vista la gestione cinese, forse non è la migliore immagine possibile a livello internazionale per i rossoneri. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Soprattutto se si pensa che ricopre il ruolo di vice presidente di Rotschild e all’epoca aveva supportato Fininvest e l’amico Berlusconi nella cessione del Milan a Li. Evidentemente, nonostante la sua grande esperienza (dalla Bocconi alla Columbia University, passando per ruoli di primo livello in Technint, Pilkington, Enel, Rotschild, ecc), non era stato in grado di “riconoscere” la poca “stabilità” finanziaria del fantomatico Yonghong Li. Dilemma che ancora oggi non è stato svelato, né si sa dove sia “l’imprenditore” cinese.
Ad oggi, al di là di qualche dichiarazione sul nuovo stadio, di cui ancora non c’è nemmeno l’ombra, il contributo di Scaroni è opinabile.
Cardinale
Arriviamo all’ultimo personaggio di vertice del Milan. Gerry Cardinale, oggetto della maggior parte delle critiche della tifoseria milanista. Poche dichiarazioni e spesso ridondanti nella migliore delle ipotesi. Riportare il Milan ad alti livelli, con acquisti mirati e pianificati, grazie a persone competenti e che conoscono bene l’ambiente rossonero, in modo da fornire preziosi consigli per la rinascita. Una storiella che ormai abbiamo imparato a memoria.
Così come quella che gli introiti stanno aumentando, bisogna risanare il bilancio, non è più possibile fare gli acquisti di una volta. Il mercato americano porterà nuovi incassi con la vendita di magliette ed altri accessori e con il nuovo stadio il club aumenterà il proprio valore e salirà al livello dei top club. Una bellissima favola. Ciascuno di noi ne ricavi la morale.