Caro Conceicao, essere criticati fa parte del gioco. Ma tranquillo sei l’ultimo dei colpevoli

Conceicao si è lamentato per le eccessive critiche ricevute nei giorni scorsi ricordando i suoi successi al Porto, vogliamo tranquillizzarlo.

L’avventura di Sergio Conceicao sulla panchina del Milan sta assumendo contorni sempre più critici. Il  tecnico portoghese in proporzione tra risultati e qualità della rosa rischia di essere uno degli allenatori peggiori della storia recente del club rossonero. Il suo approccio, basato più sulla grinta che su un’idea tattica chiara, sta mostrando tutti i suoi limiti e sta portando la squadra a un rapido e costante declino.

Fin dall’inizio della sua gestione, Conceicao non è mai riuscito a individuare una formazione titolare stabile, elemento fondamentale per dare continuità e sicurezza alla squadra. Chiamato per sistemare l’aspetto mentale di un gruppo in difficoltà, il suo lavoro sembra aver prodotto l’effetto opposto: ogni settimana il Milan appare sempre più fragile, incapace di reagire e vittima di frequenti psico-drammi anche durante la stessa partita.

Il tecnico portoghese è stato ingaggiato con la fama di allenatore “duro” e difensivista, ma non si vedono miglioramenti né nella solidità della squadra né nella capacità di affrontare avversari di livello. Se la sua principale qualità doveva essere il rigore difensivo e la determinazione, allora il suo operato finora risulta un fallimento su tutta la linea.

Conceicao fa il Conceicao, il colpevole è chi l’ha chiamato

Ovviamente, il Milan ha problemi che vanno oltre la panchina. L’ambizione della proprietà è sotto accusa, la dirigenza sembra incompetente nelle scelte strategiche e la rosa appare incompleta per competere ai massimi livelli. Tuttavia, la scelta di Conceicao ha aggravato la situazione, piuttosto che migliorarla. L’errore principale non è stato tanto ingaggiare un allenatore con certe caratteristiche, quanto il pensare che proprio queste qualità potessero risolvere i problemi della squadra.

Il paragone con Fonseca è emblematico: passare da un tecnico considerato tatticamente insufficiente e con rapporti difficili con i giocatori a un altro ancora più rigido, senza un pedigree tattico convincente, sembra una follia gestionale. Il vero problema non è il singolo allenatore, ma chi ha ritenuto che una figura come Conceicao potesse essere la soluzione ai mali del Milan.

Caro Conceicao, l’allenatore duro fa bene solo a casa sua

Un ulteriore elemento di riflessione riguarda il carattere stesso di Conceicao e la sua compatibilità con un ambiente come quello milanista. Se figure come Mourinho al Porto, Simeone all’Atletico Madrid e lo stesso Conceicao hanno potuto lavorare con un forte sostegno emotivo dei tifosi, questo elemento manca totalmente a Milano.

Conceicao non ha mai avuto un legame con il Milan prima di questa avventura, e i tifosi non vedono in lui un leader su cui fare affidamento. L’assenza di questa simbiosi sta contribuendo al suo isolamento e al fallimento del progetto.

Conceicao potrebbe anche essere un buon allenatore, ma la sua esperienza al Milan sembra destinata a finire senza lasciare alcun segno positivo. Le crepe iniziali si sono trasformate in una voragine, e il tecnico portoghese appare sempre più in difficoltà nel cercare di risalire, affidandosi più alle urla che alle idee. Se il Milan vuole tornare competitivo, è chiaro che la rivoluzione dovrà partire da molto più in alto della panchina.

Dalla contestazione al silenzio

Al di là delle questioni tecnico-tattiche, l’insoddisfazione dei tifosi sta crescendo in maniera esponenziale. In molti hanno iniziato a vedere nella contestazione l’unico strumento per provocare un cambiamento reale nel club. Tuttavia ieri contro il Bologna abbiamo potuto vedere come anche la protesta si sia presto trasformata in desolazione.

Dallo striscione “Solo per la maglia” esposto al Dall’Ara ai cori di protesta nei confronti della proprietà, a fine gara si sono trasformati in silenzio. Un gesto inconsueto che però sottolinea come anche e perfino per loro chiedere al Milan di salvare la faccia stia diventando sempre più difficile.

Eppure il “troppo amore” dei tifosi del Milan è notorio e ulteriormente sottolineato dai dati pubblicati recentemente da Calcio e Finanza. Secondo questo studio sono infatti i supporter rossoneri, loro sì, i veri Campioni d’Italia per quanto riguarda la presenza assidua allo stadio.

Nelle prime 13 gare della stagione infatti la media spettatori per le gare casalinghe del Diavolo recitava 71.777 persone per un totale di 933.095 paganti. Una vicinanza che travalica proprietà e giocatori e che è strettamente legata all’amore per la maglia e il club.

Il calo di spettatori

Eppure questo Milan è stato in grado di dilapidare anche questo patrimonio, come attestato dai dati riguardanti la Champions, competizione in cui il Diavolo ha tentato di lucrare più di altri aumentando in maniera vertiginosa il prezzo dei biglietti.

Se in campionato il Milan viaggia a una media di oltre 71mila spettatori, in Champions le cose si fanno totalmente diverse. Nelle cinque gare europee disputate a San Siro, il dato sulla media spettatori è sceso di 18,8 punti percentuali passando da 72.209 delle prime tre gare a 58.594 di media in 5 gare.

L’idea di alcune frange del tifo di boicottare lo stadio e far pesare le scelte sbagliate della dirigenza attraverso il calo dei ricavi è una strategia ancora inapplicata e dunque dai risultati imponderabili. Tuttavia senza i milioni della Champions League e con un pubblico sempre più distante, i vertici del Milan potrebbero essere costretti a prendere misure drastiche e speriamo, questa volta, ragionate.

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