Il Milan non è ancora al centro di una rivoluzione, l’ennesima, ma qualcosa si sta muovendo come sottolineato dal licenziamento del direttore sportivo Antonio D’Ottavio.
Il dirigente sarebbe stato allontanato a causa di presunti dissidi con Zlatan Ibrahimovic e la sua posizione è stata assorbita da Geoffrey Moncada. Tuttavia le cose potrebbero cambiare nei prossimi mesi.
Le cose effettivamente si stanno muovendo anche a livello di proprietà con Cardinale che ha recentemente versato nelle casse di Elliott 170 milioni di rifinanziamento. Un atto utile a ridurre la quota del prestito a 489 milioni e, cosa più importante, a prolungare la scadenza del vendor loan al 2028.
Il rifinanziamento di Cardinale e il futuro dell’attuale dirigenza
“AC Milan ha informato oggi che è stato completato un rifinanziamento del Vendor Loan detenuto da veicoli gestiti da Elliott Advisors UK Limited (“Elliott”). Il rifinanziamento con Elliott, che comprende un ulteriore investimento di €170 milioni da parte della proprietà di AC Milan, RedBird Capital (“RedBird”), che riduce la quota capitale del prestito a €489 milioni, con scadenza ora fissata a Luglio 2028″, si legge in una nota.
Un’atto importante che rinnova anche l’influenza che Elliott e i suoi uomini avranno nell’attuale gestione del Milan. Parallelamente al rifinanziamento infatti Cardinale avrebbe “promesso” il prolungamento di contratto di due personaggi strettamente legati al fondo della famiglia Singer: Scaroni e Furlani.
L’attuale presidente e amministratore delegato vedranno infatti presto allungare la scadenza dei rispettivi contratti al 2028, esattamente la data in cui Cardinale dovrà risanare il prestito con Elliott. Archiviata dunque la questione relativa a questi due specifici ruoli di spicco, restano da sistemare le altre posizioni: il ds e il direttore tecnico.
Il futuro di Moncada e il nuovo Ds
In questo momento sia il ruolo di direttore sportivo che tecnico è ricoperto da Geoffrey Moncada, un professionista mai in messo in discussione dalla proprietà, ma che ama mantenere un basso profilo soprattutto a livello mediatico.
Proprio la mancanza di un “ds puro” è un tema preso in esame anche dalla proprietà rossonera che infatti ora sembra intenzionata ad approfondire profili nuovi e dal curriculum diverso rispetto al passato.
Berta prima scelta del Milan
Il nome più accreditato a prendere il posto di direttore sportivo al Milan è infatti Andrea Berta, ormai ex ds dell’Atletico Madrid negli ultimi 11 anni. Il dirigente italiano rappresenterebbe un upgrade per il Milan, che dopo l’esperienza D’Ottavio, cerca un profilo maggiormente internazionale e con esperienza al vertice del calcio Europeo.
Uscito dal proprio contratto con l’Atletico Madrid, ora Berta aspetta la chiamata del Milan per concretizzare così il proprio ritorno in Italia dopo le esperienze a Parma e Genoa.
A fare la differenza nel Curriculum di Berta è sicuramente l’esperienza ultra-decennale fatta all’Atletico Madrid, club nel quale ha vinto 2 Liga, 3 Europa League, 3 Supercoppe europee, 1 Supercoppa spagnola e 1 Copa del Rey.
Per quanto il Milan sia una delle destinazioni più apprezzata da Berta, sul dirigente italiano ci sono diversi club esteri come Manchester United, Manchester City e Psg.
L’intervista della discordia
Nelle scorse ore è stata pubblicata su più testare l’intervista rilasciata da Cardinale alla Harvard Business School risalente a 5 mesi fa. Dalle parole del patron di Red Bird, che vi riportiamo in seguito, non emerge nulla di nuovo, ma a far discutere sono le tempistiche.
“Quando abbiamo acquistato il Milan molti proprietari di squadre sportive americane mi hanno chiamato per dirmi: ‘Sei pazzo’. Mi hanno detto che ‘Non puoi fare affari in Italia’ e ‘È impossibile fare soldi nel calcio europeo’. La maggior parte di coloro che investono in società sportive lo fanno perché sono coinvolti emotivamente. Mettono la vittoria dei campionati al di sopra di tutto il resto e questo spesso li porta a commettere l’errore di pensare che spendere troppo per schierare una squadra di stelle sia linearmente correlato alla vittoria, ma questa è la cosa peggiore che puoi fare come investitore”.
Non esattamente musica per le orecchie dei tifosi rossoneri che oggi si ritrovano a sentire il proprietario del club parlare di ‘oculatezza’ e ‘intelligenza negli investimenti’ mentre la propria squadra naufraga all’ottava posizione in Serie A.
La verità è che Red Bird non ha mai nascosto la propria natura, ovvero essere un fondo di investimento. Esattamente come Elliott, infatti Cardinale punta a rivendere il Milan nel prossimo futuro al fine di generare un lauto profitto. Condizione questa che non è direttamente proporzionata ai successi ottenuti sul campo, ma soprattutto alla situazione finanziaria e alla presenza di asset solidi come ad esempio lo stadio di proprietà.
Milan, non siamo davvero americani?
In altre parole il Milan non è e non sarà costruito apertamente per vincere, bensì per partecipare al maggior numero di competizioni possibili (Champions in primis) riuscendo al contempo a mantenere sostenibili le proprie spese. Le cose ad oggi sono così e lo saranno anche nelle prossime stagioni, almeno finché gli introiti non aumenteranno con la costruzione dello stadio o la partecipazione al Mondiale per club, ma potrebbero cambiare più rapidamente con il passaggio ad una proprietà industriale.
Queste ultimi infatti non hanno paura di generare debito anche perché considerano il club un proprio asset e non una futura “merce da rivendere”. Tutte cose note e mai nascoste dalla proprietà americana che oggi è strumentalmente attaccata da chi quell’intervista – rilasciata mesi e mesi fa – la tira fuori dal cassetto.
La contestazione ci sta e ci sarà sempre, ma non dimentichiamoci che prima di vendere sogni occorre costruire solide realtà.