Non c’è dubbio che il Milan sceso in campo contro il Sassuolo sia stata la massima espressione del tipo di calcio voluto da Fonseca. Uno stile posizionale, poco legato al modulo e fatto di grande altissima pressione.
Un calcio “dominante”, come ribadito più volte dal tecnico anche dopo prestazioni pessime, che finalmente ieri contro il Sassuolo si è visto in tutta la sua magnificenza. Certo era Coppa Italia e gli avversari sono una squadra di B (anche se prima), ma guardando il modo di giocare del Milan ieri sera abbiamo finalmente capito cosa ha avuto in mente Fonseca in tutti questi mesi.
Fonseca persegue quello che Pioli ha solo tentato al Milan
Non posso però nascondere come il modo di stare in campo del Milan ieri sera mi abbia riportato alla mente le prime partite dell’ultima stagione di Pioli. Per intenderci sto parlando della squadra che ha iniziato forte battendo Bologna, Torino e Roma per poi franare malissimamente contro l’Inter 5-1.
Quella sconfitta fu il punto di non ritorno di Pioli che da quel momento decise di deporre le armi in funzione di “maggiore equilibrio” (già, si diceva anche allora) terminando poi la stagione al secondo posto ma mai realmente coinvolto nella lotta Scudetto.
Il Milan di Fonseca c’ha messo sicuramente di più, probabilmente troppo, a carburare ma si impianta sugli stessi principi. Vediamoli nel dettaglio.
Le similitudini
A farmi saltare alla mente il paragone è stato inizialmente il lavoro della fascia destra con Calabria, sulla carta terzino, molto alto e centrale fungendo praticamente come mezzala. Al contrario Chukwueze, infaticabile ieri, ha praticamente fatto l’esterno tutta fascia ritrovandosi spesso in fase di ripiegamento in linea con i difensori per poi alzarsi come un fluidificante. Per intenderci, il Musah visto con Real, Juve ed Empoli.
Esattamente quello che faceva il Milan all’inizio della passata stagione con Leao e Theo Hernandez da un lato e Calabria e Pulisic dall’altro.
Ma le similitudini non finiscono qui, anche nel Milan di Pioli la differenza con il passato la faceva il movimento delle vere mezzali Loftus-Cheek e Reijnders. L’olandese e l’inglese, sia con Pioli che con Fonseca, godono di maggiore libertà visto il sovrannumero a centrocampo creato dall’aggiunta dei terzini accentrati e dalla già inquadrata presenza dell’equilibratore Fofana, l’anno scorso interpretato da Krunic.
In questo modo i due centrocampisti rappresentano non solo la prima linea di pressing del Milan, che si alzano sistematicamente, ma anche la principale fonte di assist potendosi muovere liberamente negli spazi lasciati liberi dagli avversari.
Venendo poi “all’equilibratore”, Fofana (Krunic in passato) è il gancio che unisce difesa e centrocampo partendo spesso come difensore centrale aggiunto e potendo poi alzarsi fino a metà campo in fase di possesso.
Le differenze tra i “due Milan”
La differenza, e forse il superamento di quelli che sono stati i più critici problemi di Pioli in quel momento, la fanno le caratteristiche dei singoli e Rafael Leao. Ma andiamo con ordine.
- Innanzitutto Fofana è un interditore migliore di Krunic e Reijnders un giocatore molto più completo rispetto ad una stagione fa.
- Abraham e Morata sono dei centravanti anomali. Entrambi sono meno presenti in area rispetto a Giroud, ma più abili nel fornire assist e premiare gli inserimenti.
- Theo Hernandez è meno fondamentale rispetto al passato avendo il Milan quest’anno un altro terzino di spinta: Emerson Royal.
- Il Milan con Fonseca ha scoperto una duttilità maggiore: quasi tutti i giocatori a disposizione del tecnico possono ricoprire più ruoli a seconda della situazione (Musah terzino/mezzala, Morata punta/trequartista, Pulisic esterno/trequartista ecc…).
Rafael Leao
Menzione a parte per Rafael Leao che oggi appare un giocatore diverso rispetto a come l’abbiamo sempre visto. Il portoghese per la prima volta da quando è al Milan non sembra ancorato alla zolla di sinistra, ma spazia maggiormente e, cosa ancora più importante, sa leggere le situazioni attaccando la profondità.
Proprio questa abilità, ora presente in Leao rispetto al passato, è l’arma in più dell’attacco di Fonseca che può dunque permettersi forse meno fluidità (ma maggiore copertura) rispetto alla fascia destra, e un velocista puro come Leao sempre pronto a scattare in caso di verticalizzazione rapida.
I contro
Per prima cosa stiamo prendendo in esame per questa valutazione tre partite (Empoli, Juve e Sassuolo) che si sono disputate tutte a novembre, un po’ tardi per provare a rintracciare un’identità di squadra che a questo punto della stagione sarebbe dovuto essere già assodata.
In secondo luogo abbiamo tagliato la sfida con lo Slovan Bratislava, gara in cui diverse delle dinamiche discusse in questo articolo non sono state rispettate.
Ma il più grande contro, o meglio dire incognita, riguarda la tenuta di questo impianto di gioco: per Pioli prendere 5 gol nel derby fu il motivo per sospendere l’esperimento e passare ad un gioco più di transizione e legato a stretto filo sulle giocate individuali, più che sul lavoro sinergico di squadra.
Ciò che fa ben sperare è l’abnegazione, anche se confusionaria e non sempre immediata, di Fonseca. Il tecnico portoghese ha vissuto fin qui una prima stagione fatta di bassi che di alti, ma gli va riconosciuto il merito di non aver mai cambiato idea. Quanto durerà? Chi può dirlo, ma forse varrebbe la pena vedere come andrà a finire.