Nel corso di questi mesi si sono susseguiti i giudizi sul modo in cui Fonseca ha saputo gestire (o non gestire) Rafael Leao. E se tutto fosse più facile?
Ci si è soffermati prima sul fatto che a differenza degli altri anni a Leao si chiedeva di tornare di più in difesa; poi sulla scelta di non metterlo tra i titolari per tre gare consecutive.
Tutte decisioni contestabili per i tifosi ma non per Fonseca accusato, forse questo il colmo, di non mettere il ragazzo nelle giuste condizioni per fare bene. A diversi mesi dall’inizio della stagione è però il momento di prendere in mano i numeri dell’annata di Rafael Leao e provare a fare chiarezza.
A differenza dei tortuosi scorsi mesi, ora il rapporto tra Fonseca e il 10 rossonero sembra essere sereno con l’esterno portoghese al centro del gioco e con meno responsabilità difensive rispetto ai compagni di reparto. Una scelta da parte del tecnico che non riteniamo condizionata dalle critiche, ma anche in questo caso sono i numeri a venirci in soccorso.
Rafael Leao non è mai stato così pericoloso
![Rafael Leao tiri in porta](https://icdn.sempremilan.it/wp-content/uploads/2024/12/leao-tiri.jpg)
Infatti nei 6 anni da quando veste la maglia rossonera Rafael Leao non ha mai prodotto così tante palle gol: 0,49 di gol attesi, decisamente più alto rispetto alla media degli anni precedenti (0.32). Un dato che evidenzia già da solo quanto Rafa giochi in una posizione che lo valorizza maggiormente, ipotesi che diventa certezza grazie all’aggiunta di altri indicatori.
Rafa ha anche il coefficiente di tiri e conclusioni in porta per gara più alto da quando è in Italia (3.52 e 1.65), segno di come la sua pericolosità sia nettamente aumentata in questa stagione rispetto al passato (1.02 media tiri in porta).
Ma non solo, anche la qualità media dei tiri fatti da Rafael Leao in questa stagione è la più alta da quanto veste la maglia del Milan (0.15). Ciò significa che Rafa con Fonseca crea di più, tira di più e tira meglio.
Il motivo – fornitoci dal match analyst Nicolas Cariglia su IG – è che sotto la guida di Fonseca Rafa gioca più accentrato e molto più vicino all’area di rigore rispetto che con Pioli. Ad attestare il tutto è infatti proprio la statistica che tiene conto dei tocchi fatti dal portoghese dentro l’area avversaria, mai così alta (6.81).
![Rafael Leao tocchi in area](https://icdn.sempremilan.it/wp-content/uploads/2024/12/leao-tocchi-in-area-e1733132493986.jpg)
Il problema di Rafa è solo di Rafa: non calcia bene
Ma allora ci si chiede perché se Rafa è al Top nei dati relativi alla pericolosità, ha segnato solo 4 gol in 17 gare tra campionato e Champions League in questa stagione? Anche in questo caso per dare un giudizio certo serve mettere sul banco dei testimoni i numeri.
Il dato relativo al coefficiente dei tiri che si tramutano in gol è infatti il più basso di sempre per il portoghese (0.9) che, concludendo più in porta rispetto al passato, sbaglia però anche molto di più. In generale perché Rafa realizzi una rete deve tirare circa 11 volte (10.7), quasi il doppio rispetto ai Top player nel suo ruolo ovvero Momo Salah (5.3) e Vinicius (6).
Da queste cifre possiamo notare come il problema di Rafael Leao è, chi l’avrebbe mai detto, proprio Rafael Leao. Il portoghese da quando è al Milan non ha mai avuto cifre eccellenti riguardo all’abilità nel finalizzare, problema che si ripete anche con Fonseca.
![](https://icdn.sempremilan.it/wp-content/uploads/2024/11/cagliari-v-ac-milan-serie-a-4.jpg)
A differenza del passato però oggi Rafa gioca più accentrato e più “attaccante” rispetto al passato, una condizione che avrebbe potuto avvantaggiare lui e il Milan se solo avesse migliorato il suo cinismo sotto-porta. La realtà dei numeri dimostra però come il portoghese non abbia saputo cogliere l’occasione datagli da Fonseca restando ancorato ai soliti “vecchi problemi”.
Per quanto Fonseca possa averci lavorato, spetta a Rafael Leao migliorare sotto quell’aspetto. Per non andare troppo lontani da Milanello per l’esterno portoghese basterebbe rivolgersi ad un altro fuoriclasse che c’è passato: Ibrahimovic.
Ibra non sapeva calciare
Come rivelato da Fabio Capello, allenatore di Ibra ai tempi della Juventus, quando è arrivato in Italia lo svedese non sapeva calciare in porta. Anche Ibrahimovic ha confermato come sin dalle prime sessioni in bianconero Capello gli abbia subito assegnato un portiere con cui allenarsi nei tiri in porta.
Allenamenti individuali interminabili per Ibra che però, in breve tempo, ha migliorato esponenzialmente il proprio cinismo sotto porta finendo per essere uno dei marcatori più prolifici della storia. Proprio quello che dovrebbe fare oggi Rafael Leao.
Spesso nel giudicare il calcio ci si perde in voli pindarici futili e arzigogolati dimenticandoci che, come Allegri insegna, si tratta pur sempre di un “Gioco facile”. Quindi se il problema per un attaccante è il non fare gol, invece di puntare il dito su moduli, schemi e allenatori mettiamolo davanti ad una porta, un portiere e facciamolo calciare.
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Leao deve imparare a mettere il pallone fra i pali. Troppo spesso predilige la curva. Conviene sfruttare le sue accelerazioni sulla fascia. Nessuno al mondo ha quella velocità palla al piede,quando si accentra ,troppo spesso perde palla. Arrivare sul fondo e crossare questo deve fare ;come lui nessuno.