Le cinque cose (negative) che abbiamo appreso da Slovan-Milan

Martedì sera il Milan ha ottenuto la terza vittoria consecutiva in Champions League, battendo lo Slovan Bratislava per 3-2 in trasferta.

Il Milan ha iniziato male la propria campagna europea perdendo contro Liverpool e Bayer Leverkusen, riuscendo successivamente a rifarsi con tre successi consecutivi.

I rossoneri hanno infatti sconfitto prima il Club Brugge per 3-1 a San Siro, per poi sbancare clamorosamente il Bernabeu, casa del Real Madrid. Le scarse prestazioni fornite contro Cagliari e Juventus in campionato hanno aumentato lo scetticismo in vista della trasferta in Slovacchia, a maggior ragione dopo il turnover annunciato da Fonseca.

Alla fine, i gol di Christian Pulisic, Rafael Leao e Tammy Abraham sono stati sufficienti a suggellare la vittoria, ma il Milan è rimasto sull’1-1 fino a 10 minuti dalla fine. Ecco cinque cose che abbiamo imparato dalla partita.

1. Come una lavatrice

Anche in questa occasione Fonseca ha deciso di attuare un importante turnover soprattutto in difesa e in attacco che ha visto tornare nella formazione titolare Calabria, Pavlovic e Okafor. Una scelta comprensibile, visto il calendario fitto, ma che non ha apportato la freschezza sperata dal tecnico.

Soprattutto in difesa Fonseca continua a cambiare costantemente la coppia di centrali, segno che nessun tandem sembra averlo convinto fino ad ora. Il risultato è due gol subiti, contro una squadra che due reti le aveva realizzate in quattro partite.

L’attacco è stato rimaneggiato in parte per necessità con Abraham che ha preso il posto dello squalificato Morata. La scelta tecnica per Fonseca è stata l’inclusione di Okafor tra i titolari al posto dell’affaticato Rafael Leao.

Come per la difesa, anche in attacco il Milan ha faticato mostrando un calcio poco fluido e spesso strettamente legato a giocate individuali, piuttosto che ad azioni corali.

2. Il trio che salva il Milan

Abraham e Pulisic tuttavia sembrano aver trovato una buona sinergia in campo, come dimostrato dall’assist dell’inglese e il gol realizzato dall’americano nel primo tempo.

Nella ripresa Rafael Leao ha dovuto dare una scossa alla squadra prendendo il posto dell’evanescente. Il portoghese non ha deluso le aspettative realizzando il gol del 2-1 rossonero pochi minuti dopo il suo ingresso in campo. La nota più positiva è la modalità con cui Leao ha segnato: un taglio in profondità precedentemente non propriamente un marchio di fabbrica per l’ex Lille.

La terza rete è arrivata in maniera fortuita con Abraham che ha lestamente raccolto il retropassaggio sbagliato di un avversario. Così anche in questa occasione i rossoneri sono riusciti a segnare ben tre gol in Champions League, ma dall’analisi possiamo riscontrare come i rossoneri non siano stati in grado di costruire di più.

Le azioni che hanno portato ai gol, anche quello fortunato di Abraham, sono effettivamente stati gli unici spunti offensivi realmente pericolosi fatti dal Milan nel corso di tutti i 90 minuti.

La squadra di Fonseca continua a faticare nei suoi tentativi di raggiungere il “dominio basato sul possesso” tanto decantato al momento dell’arrivo. Anche in questa occasione il tecnico non è riuscito a fornire al Milan le strategie giusta finendo, come sempre, per affidarsi al talento individuale dei propri fuoriclasse. Contro lo Slovan ha funzionato, ma come abbiamo visto pochi giorni fa con la Juventus, spesso non è così.

3. Entrambe le fasce deludono

Davide Calabria è tornato nuovamente titolare dopo diverse settimane, il capitano è apparso tuttavia arrugginito e poco efficiente sia in difesa quanto in attacco.

Lo stesso si può quasi dire di Theo Hernandez, tuttavia più ordinato di Calabria in difesa, ma continua a dimostrarsi solo l’ombra del treno visto qualche stagione fa.

A completare il triste quadro riguardante le fasce anche Okafor e Chukwueze hanno dato un contributo misero alla causa rossonera martedì sera. Il nigeriano è sicuramente apparso più coinvolto soprattutto dai compagni, ma la resa è pressoché identica.

4. Difesa autodistruttiva

Sul fronte difensivo c’è ancora una volta poco da dire, il Milan anche in Slovacchia appare perennemente scoperto e fragile. Già prima del primo gol siglato dallo Slovan, i rossoneri si sono trovati a pochi centimetri dall’essere sotto in Slovacchia se Pavlovic non avesse salvato sulla linea.

In azione fotocopia, cioè in un contropiede facile da leggere con l’attaccante avversario lanciato verso la porta già quasi da metà campo, i padroni di casa hanno agilmente trovato il gol dell’1-1. La causa è sicuramente la scelta di Fonseca di schierare una difesa altissima, ancora più avanzata durante le palle inattive nella metà campo avversaria.

Questo ci lascia supporre che il gol dello Slovan nasca proprio in seguito alle istruzioni date da Fonseca alla squadra, visto che si trattava di un calcio d’angolo in favore del Milan, il ché rende quella rete ancora più sconcertante.

Anche la seconda rete nasce dalla difficoltà mostrata dalla difesa del Milan nel liberare l’area. In questo caso la sfera non rilanciata continua ad orbitare all’altezza della trequarti, dove Nino Marcelli ha trovato il tiro perfetto insaccando all’angolino.

5. Il tempo stringe per il Milan e per Fonseca

Il nostro quinto punto è ormai diventato una rubrica a sé: quando il Milan riuscirà a risolvere i propri problemi? Fonseca è in grado di farlo?

I rossoneri martedì hanno giocato contro la peggior squadra della Champions League riuscendo a creare ben poco a parte i due gol (l’Expected Goals era 1,6) e con il terzo praticamente “regalato” dagli avversari.

È semplicemente incomprensibile come una squadra come il Milan possa a malapena creare problemi allo Slovan Bratislava. I rossoneri sono apparsi lenti, impacciati e soprattutto senza idee, cosa ancora più preoccupante.

Tuttavia quelle che stiamo elencando non sono una novità, bensì una costante del Milan “Fonsechiano” e arrivati quasi a dicembre è necessario chiederci: quanto si dovrà ancora aspettare?

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