In questa occasione Youssouf Fofana non è stato convocato dalla Nazionale francese, ma visti i minuti che ha giocato, per il Milan questa è una bella notizia.
Per tutta l’estate il Milan si è concentrato sull’acquisto di Fofana, reputato elemento essenziale per Moncada e Fonseca. Una previsione totalmente rispettata anche sul campo dal centrocampista francese che ha giocato praticamente tutte le gare fin qui disputate in stagione.
Anche a causa della mancanza di ricambi all’altezza, Paulo Fonseca ha utilizzato Fonseca forse eccessivamente facendolo posizionare al terzo posto tra i giocatori più utilizzati in stagione dopo con Mike Maignan e Christian Pulisic.
Di recente, il 25enne ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, pubblicata nell’edizione odierna della rosea.
Fofana a La Gazzetta dello Sport
La prima domanda posta al centrocampista francese riguarda la prossima sfida di campionato che vedrà il Milan sfidare la Juventus.
“L’anno scorso l’ho vista in televisione, anche perché c’erano tanti francesi. È come un derby con molta intensità in campo e sugli spalti.”
Anche la Juventus con Thiago Motta riparte con un nuovo progetto…
“Motta è un ottimo allenatore. L’anno scorso ha fatto un gran lavoro a Bologna, qualificandosi per la Champions League. Quest’anno ha più qualità in squadra ed è normale che la stia portando in alto. Sarà una partita combattuta, vincerà il migliore.”
Il Milan è un po’ indietro, ma la classifica è corta…
“Vorremmo essere più in alto. Abbiamo raccolto alcuni risultati meno positivi. Ma significa che possiamo migliorare molto essendo meno esposti. Quando inizieremo a dare continuità al nostro gioco e ai risultati, faranno i conti con noi. Credo nel lavoro dell’allenatore e nella qualità dei miei compagni di squadra. Sono sicuro che la strada è giusta.”
Quindi il Milan punta allo scudetto?
“Certo, noi siamo il Milan. Il Milan deve giocare per lo scudetto ogni anno. Dateci un po’ di tempo per lavorare e poi vedremo dove saremo più avanti.”
Nel frattempo ti sei subito adattato ad un nuovo campionato…
“Perché conoscevo il progetto che ho accettato con la massima disponibilità per l’allenatore che mi ha dato spazio. Mi piace la Serie A. È diversa dalla Ligue 1 dove in ogni squadra ci sono due o tre individualità: una volta che le blocchi puoi dominare. In Italia tutte le squadre seguono una strategia tattica fino al fischio finale, e diventa più difficile.”
Cosa ti chiede Fonseca?
“Equilibrio, essere l’anello di congiunzione tra difesa e attacco, essere il primo a impostare il gioco e il primo a difendere, occupare gli spazi lasciati dai compagni, essere una squadra che si muove molto. Io sono quello che si muove di meno, colmando gli spazi, come un giocatore nell’ombra. Mi ci sto abituando, mi piace perché mi permette di migliorare.”
Anche Ibrahimovic è molto importante…
“Fin da subito mi ha spiegato il progetto e l’importanza del Milan per lui e per la Serie A. Ci tiene molto al nuovo corso. È molto presente e positivo. Prima delle partite ci dà sempre un paio di consigli. Ci dà sicurezza.”
Chi ti ha impressionato più dei tuoi compagni di squadra?
“In realtà mi aspettavo questa qualità. Ne conoscevo alcuni dagli Europei, come Reijnders o Leao.”
Quale delle sue qualità fa la differenza in Italia, essendo un centrocampista box-to-box?
“Quelle fisiche, nel contrasto e nel recupero palla. E poi l’orientamento e la lettura del gioco, osservando quello dei compagni, magari solo per rallentare il ritmo, cercando il fallo se necessario per farli riposare.”
Ti sei allenato sia per strada a Parigi che al centro federale di Clairefontaine: il tuo è un calcio d’istinto o di studio?
“Posso fare entrambe le cose. L’importante è adattarsi ai compagni di squadra. Leao, ad esempio, è un giocatore istintivo e bisogna assecondarlo. Con compagni di squadra più accademici, guardo all’essenziale.”
E dire che dieci anni fa eri senza squadra. Ci pensi mai?
“Sempre. Mi aiuta a tenere i piedi per terra. Mi dico che ho iniziato un po’ tardi e cerco di recuperare. È importante per me interrogarmi ogni giorno.”
A quel tempo consegnavi pizze…
“Mi ha aiutato a imparare il rigore e la disciplina nel mio lavoro e a guadagnare i miei primi soldi. Ora do sempre la mancia ai rider: so che è importante. Ho mangiato tante buone pizze a Milano, ma esco poco, preferisco stare a casa e guardare film.”
Quali giocatori ti hanno ispirato di più?
“Yaya Touré, o Ndombele a Lione. In genere, giocatori che decidono la partita e sanno quando passare o tenere la palla.”
Quanto è stato utile per te lavorare con uno psicologo?
“All’inizio non volevo, ma poi ho capito quanto è importante, perché mi permette di visualizzare la partita, di orientarmi senza guardare, di anticipare il gioco degli avversari e di guadagnare quei due secondi che nel calcio di oggi fanno la differenza. E posso guadagnare ancora di più.”
Esiste il passaggio perfetto per te?
“Certo, quando la palla arriva al momento giusto, alla giusta velocità, sul piede giusto del tuo compagno di squadra, rendendogli il lavoro più facile.”
Cosa pensi del Pallone d’Oro assegnato a Rodri?
“L’avrei dato a Vinicius, ma Rodri se lo merita per quello che fa da tre, quattro stagioni con la maglia del Manchester City. È completo, difende, segna gol e fa assist. Quando gioca, la squadra non perde. Tuttavia, tutti sarebbero stati più contenti se Rodri l’avesse vinto l’anno scorso e Vinicius quest’anno.”
Nelle tue prime partite in Serie A hai notato qualche giocatore interessante?
“Mi sono piaciuti molto due o tre ragazzi di Parma.”
La vittoria in Champions League al Bernabeu contro il Real è particolarmente stimolante per il campionato?
“È stata una bella vittoria contro un club assolutamente prestigioso, dà piacere, dà fiducia, ma restano tre punti. Siamo il Milan e vogliamo arrivare il più lontano possibile in ogni competizione.”
Come è stato il tuo primo derby giocato con la maglia rossonera?
“Me ne avevano parlato tanto Maignan e Theo Hernandez, non vedevo l’ora di esserci. E dopo quello che è successo all’andata non vedo l’ora di scendere in campo per giocare il ritorno”.