Milan, perché la difesa a 3 (o a 5) è la mossa per vincere in Europa

Proviamo a studiare il nuovo modulo di Fonseca al Milan e capiamo come e se sarà attuabile anche in campionato e quali rinforzi serviranno a gennaio. 

Il Milan è uscito rinfrancato dal successo ottenuto in casa del Real Madrid dei Galacticos. Una vittoria netta e meritata per il Diavolo che avrebbe potuto anche trionfare con più gol di scarto, viste le altre due nitide occasioni sfiorate da Leao e Loftus-Cheek.

Alla base dell’ottima prestazione offerta dal Milan c’è stato sicuramente un cambio di atteggiamento da parte di tutti i giocatori, in particolare dei più talentuosi come Theo Hernandez e Rafael Leao m. In tanti hanno sottolineato come la preparazione della gara da parte di Fonseca sia stata eccellente e guardando il modulo scelto dal Milan al Bernabeu ci si può spiegare anche il perché.

La difesa a 5

(Photo by Angel Martinez/Getty Images)

Diversamente da quanto fatto in precedenza il tecnico portoghese ha scelto di schierare a sorpresa il proprio undici con un 5-4-1 decisamente compatto. Un modulo che comprendeva un centrale (Thiaw) con due braccetti Tomori e Emerson Royal e  due terzini tutta fascia che rispondevano al nome di Theo Hernandez e Musah.

Ciò ha portato inizialmente ad una fase difensiva molto più arcigna in grado di raddoppiare sistematicamente sui fortissimi esterni madrileni, in particolare Vinicius, senza scoprirsi troppo. Dall’altra parte la presenza di due coppie di pseudo-terzini (i braccetti e i laterali) ha dato molta fluidità anche alla fase di costruzione facilitata dallo scalare di centrocampisti e attaccanti, ma ci arriviamo dopo.

Milan mai in inferiorità numerica

(Photo by Angel Martinez/Getty Images)

La struttura posizionale promossa da Fonseca, che consta nel continuo movimento di alcuni giocatori chiave al fine di non trovarsi mai in inferiorità numerica nel settore in cui passa il pallone, si è attuata grazie all’apporto straordinario di ben 5 giocatori.

Per prima cosa i due centrocampisti Fofana e Reijnders, cruciali nel funzionamento di tale approccio, che abbassandosi in fase di non possesso e alzandosi quando il pallone torna tra i piedi dei rossoneri hanno reso la fase di transizione fluida e difficile da contenere.

Oltre a loro lo straordinario lavoro di Morata in fase di ripiegamento ha permesso al Milan di non trovare mai scoperto il centrocampo aggiungendo un metronomo in più in mezzo senza sacrificare pericolosamente un difensore (che sarebbe dovuto salire).

Per un Morata che scende c’è però un Leao che sale, l’ala portoghese è stato infatti fondamentale nell’attaccare pedissequamente la profondità al fine di tenere senza sull’attenti la retroguardia del Real Madrid muovendosi sia sulla fascia sinistra, sua zona franca, che al centro. Dall’altra parte Musah ha fatto da equilibratore facilitato dal movimento sempre puntuale di Pulisic, il trequartista con licenza di spaziare su tutto il fronte d’attacco.

Un insieme di combinazioni funzionato perfettamente e soprattutto vincente che però non sarà replicabile in ogni occasione per tutta una serie di motivi che ora proveremo ad elencarvi.

“Monza più complicato di Madrid”

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Come spiegato molto bene in conferenza stampa da Fonseca “Giocare con il Monza è più complicato rispetto al Real Madrid“. Una frase che è stata interpretata male da chi ha messo a paragone impropriamente i valori assoluti delle due squadre.

In verità Fonseca ha fatto riferimento al modo diverso di giocare di Monza (più chiuso e contropiedista) rispetto al Real Madrid (offensivo e basato sul possesso palla). Due stili di gioco antitetici che devono essere affrontati in maniera radicalmente diversa dal Milan per non rischiare di regalare vantaggi agli avversari.

Se infatti in Europa la sinergia già descritta in precedenza è la strada da seguire, in campionato contro le “non Big” il Milan è chiamato a trovare spazi invece che puntare sullo sfruttare i punti deboli dell’avversario.

Ecco perché rinunciare volontariamente ad un giocatore offensivo per bilanciare meglio la difesa sarebbe un suicidio contro squadre che si chiudono anche con 8-9 giocatori dietro la linea della palla. In Serie A sono molte di più le gare “decise dagli episodi”, spesso confuse come “azioni fortunate”, ma che in realtà devono essere ben calcolate in fase di preparazione.

La fortuna infatti la si costruisce in primis con il riempire l’area, cosa difficilmente realizzabile con squadre come il Real Madrid, ma che non deve per forza rinunciare alla struttura a 3 dietro. Ciò che cambia è l’interpretazione di determinati ruoli e movimenti, ben meno improntati all’equilibrio rispetto a quanto fatto vedere in Europa.

Perché il cambio di modulo al Milan è da mantenere

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

D’altro canto negli scorsi anni si è sempre detto che la difesa a tre fosse l’arma giusta per vincere i campionati (vedi Conte, Simone Inzaghi e Allegri) ma non la strada da perseguire in Europa. Ora il giudizio sembra essersi capovolto con Manchester City e Atalanta capaci di vincere Coppa dei Campioni ed Europa League giocando con tre o cinque difensori contemporaneamente in campo.

In questo senso prendendo come esempio la Dea di Gasperini, vera rivelazione della passata stagione, c’è modo e modo di giocare in campionato e Champions League, pur mantenendo il modulo pressoché invariato.

La struttura del 5-4-1, rintracciabile ad esempio nel 3-0 fatto dall’Atalanta al Leverkusen, non è lo stesso visto nel 3-3-4 (o 3-4-3) ammirato in campionato. Modulo simile, appunto, ma interpretazione radicalmente diversa.

Venendo al caso del Milan in campionato i rossoneri potrebbero adottare un approccio più spregiudicato senza però dover rivoluzionare totalmente il proprio rinnovato assetto. La difesa a tre in campionato può essere una risorsa nell’accettare eventuali contropiedi avversari senza farsi trovare troppo scoperti (cosa accaduta nello schieramento a 4), mentre in attacco poter contare su un giocatore offensivo in più potrebbe servire a sradicare anche le difese più chiuse. Perché come detto la fortuna la si costruisce.

Come cambia l’interpretazione della rosa del Milan

Se dovessimo disegnare il Milan con la difesa a tre (o a 5 a seconda dell’avversario) occorre anche reinterpretare alcuni elementi già presenti rosa. Alcuni suggerimenti ce li ha già forniti Fonseca con la formazione uscita trionfalmente dal Bernabeu ma proviamo ad analizzarli uno per uno:

La difesa

Emerson Royal è un braccetto difensivo: il brasiliano non è stato il più brillante con il Real Madrid, suo il fallo da rigore che ha riaperto la gara, ma è stato comunque molto bravo nel lavorare con Musah per il contenimento del “quasi Pallone d’Oro” Vinicius.

Musah è un terzino: come vagamente accennato nel paragrafo dedicato ad Emerson, Musah ha finalmente trovato la propria posizione in campo. L’americano è stato infatti fondamentale nel successo di Madrid giocando un ruolo chiave dal punto di vista tattico posizionandosi da esterno basso sulla destra. Una mossa che dà nuova linfa a Musah ma che rende ancora più povera la batteria di centrocampisti a disposizione di Fonseca, ma andiamo per gradi.

Gli altri braccetti: considerando Thiaw, Pavlovic e Gabbia i centrali di riferimento, gli altri braccetti a disposizione di Fonseca sarebbero Emerson Royal (già citato) ma anche Filippo Terracciano e all’occorrenza anche Davide Calabria, adattabile anche come terzino destro. Un’altra possibilità, vista già all’epoca di Pioli, sarebbe spostare Theo a braccetto di sinistra del terzetto, ma in questo caso si rischierebbe di perdere molto dal punto di vista offensivo togliendolo dalla sua consueta corsia mancina.

Il centrocampo e l’attacco

Centrocampo vuoto: in attesa del rientro di Bennacer (gennaio 2025) e del dirottamento di Musah a destra, il centrocampo del Milan appare più vuoto che mai. Le scelte di Fonseca potrebbero infatti ricadere sui soli Reijnders, Fofana e Loftus-Cheek, salvo sorprendenti ascese di qualche talento proveniente dal settore giovanile. Un ventaglio di scelte alquanto scarno a cui il mercato di gennaio dovrà obbligatoriamente porre rimedio.

L’attacco è (quasi) completo: Morata, Abraham, Jovic e Camarda sono una batteria di centravanti di tutto rispetto, seppur solo lo spagnolo abbia le caratteristiche giuste per fungere da “gancio” con il centrocampo come fatto contro il Real. In Champions dunque il Milan non sembra poter rinunciare a Morata, mentre in campionato contro le “piccole” il fattore cruciale sarà riempire l’area, compito che sia Abraham che Jovic e Camarda possono ricoprire perfettamente.

Serve un altro trequartista: per quanto riguarda la batteria di esterni il Milan può già contare su Rafael Leao e Okafor sulla sinistra e su Chukwueze e Pulisic a destra. Tuttavia l’opzione di aggiungere un’altra “bocca di fuoco” con il passaggio alla difesa a tre è un’occasione a cui non rinunciare. In questo senso dunque il carnet di scelte a disposizione di Fonseca appare dunque misero e anche in questo caso a gennaio occorrerà mettere mano al portafoglio per prendere o un esterno destro o un trequartista centrale.

Tags AC Milan
Seguici