“Conte troppo manager per il Millan”. Oggi questa frase, come spiega Pellegatti, sembra non valere più. Ma allora perché si è preferito Fonseca?
Conte era l’allenatore che alcuni tifosi del Milan avevano invocato a gran voce durante l’estate, perché ritenevano che rappresentasse un passo verso obiettivi più ambiziosi. La lezione impartita dal suo Napoli a San Siro martedì sera non ha fatto altro che confermare la tesi di tifosi e addetti ai lavori che ora vedono Conte salire a +11 sui rossoneri guardando tutti dall’alto in basso.
Una delle tesi addotte da Zlatan Ibrahimovic per spiegare il mancato approdo di Conte in rossonero è quella che vedeva il tecnico salentino essere “troppo manager”. Una figura di cui il Milan non pensava di aver bisogno visto il vasto ventaglio figure con potere decisionale presenti in dirigenza.
Fonseca in questo senso rappresentava il tecnico dal “basso profilo”, poco incline ad iniziative personali, e per questo perfetto nel lavoro in team sia nella fase di costruzione della rosa che del lavoro quotidiano a Milanello.
Eppure finora Fonseca si è dimostrato molto meno “Yes man” di quanto si presumesse prendendo anche decisioni difficili senza nascondersi dietro a qualche dichiarazione di circostanza fatta ai media. Il portoghese si è dunque rivelato un manager per il Milan anche perché obbligato dalla ripetuta assenza della dirigenza a Milanello.
La tesi di Pellegatti
Pellegatti a Pressing ha ben spiegato questo concetto soffermandosi anche sull’assenza quasi costante della dirigenza a Milanello.
“Certo che ci sono dei rimpianti. Ibrahimovic ha spiegato il suo no a Conte dicendo che il Milan cercava un allenatore e non un manager. Ma Fonseca, nel bene e nel male, si sta comportando come un manager perché è sempre solo a Milanello”.
“Dicono che ci sono sempre contatti, ma i contatti telefonici sono una cosa diversa. I giocatori devono vedere i dirigenti a Milanello. Il giorno dopo la pesante sconfitta per 2-0 contro il Napoli, con il Milan a -11, a Milanello non c’era nessuno della dirigenza.
“Fonseca, nel bene e nel male, fa il manager. Quindi per lasciarlo stare a Milanello tanto valeva prendere Conte. Sarebbe arrivato di corsa e con grande entusiasmo in rossonero.”
E allora perché non Conte?
Rimangiata la motivazione del “troppo manager” ora dunque resta da capire: qual è il vero motivo per cui il Milan non ha preso Conte?
Le differenze tra il tecnico italiano e Fonseca ci sono e sono anche ben marcate, ma differiscono di molto dalla motivazione teoricamente “gestionale” addotta da Ibrahimovic e dalla dirigenza del Milan. Il principale, se non unico, motivo per cui il nome di Conte è stato scartato dal Milan è puramente economico.
Il tecnico salentino ha infatti stipulato con il Napoli un contratto fino al 2027 da 6,5 milioni di euro, oltre 4 milioni in più rispetto a quanto percepito da Fonseca al Milan. Una forbice inoltre che il Milan avrebbe colmato ugualmente con lo stipendio dell’esonerato Pioli, prima che questi rescindesse per unirsi all’Al-Nassr.
Ma il fattore “stipendio” non è probabilmente quello che pesa di più nella decisione della dirigenza di non puntare su Conte. La vera differenza sta nelle richieste di mercato che il tecnico salentino ha fatto al Napoli una volta insediatosi.
Nella campagna acquisti 2024/25 i partenopei hanno infatti speso ben 149,5 milioni di euro per l’arrivo di sei calciatori (Buongiorno, Lukaku, McTominay, Neres, Gilmour e Rafa Marìn), mentre sono stati solo 11,5 quelli incassati dalle cessioni.
Al contrario il Milan con Fonseca si è potuto permettere una sessione estiva dai costi dimezzati rispetto ai rivali (71,7 milioni) potendo inoltre contare su 33,3 milioni derivanti dalle cessioni di De Ketelaere, Krunic, Kalulu, Simic e Adli.
Forse Conte al Milan, arrivato secondo e non decimo come il Napoli la passata stagione, avrebbe in rossonero preteso meno investimenti ma chi può dirlo?
Ciò che conta è che tra acquisti e cessioni tra Milan e Napoli ci sono 100 milioni di euro di differenza che bastano e avanzano per giustificare agli occhi della dirigenza come Conte fosse forse non “troppo manager”, ma sicuramente troppo ambizioso per prendere le redini di questo Milan.