Hanno fatto discutere le parole post-Napoli di Paulo Fonseca che, commentando la prestazione dei suoi, si è detto “fiducioso più che mai”.
Il tecnico portoghese ha affermato di non aver mai visto una squadra con la qualità offensiva del Milan sceso in campo ieri.
I 5 motivi per cui Fonseca ha ragione
Proviamo a capire quali siano stati i motivi che hanno spinto Fonseca ad esprimere considerazioni così forti dopo la gara persa contro il Napoli ieri sera a San Siro.
Reijnders non è Musah
Seppure Fonseca ha deciso di non utilizzare le tante assenze come alibi per la sconfitta, è innegabile che il Milan sceso in campo ieri contro il Napoli era decimato sia in difesa che a centrocampo.
Tra le assenze più pesanti c’è sicuramente quella di Reijnders, uno dei più positivi sotto la gestione Fonseca. L’olandese è stato sostituito da Musah, un giocatore di quantità ma dalla qualità nettamente inferiore rispetto all’ex AZ.
Eppure, merito della posizione ritagliatagli da Fonseca, ieri Musah è stato il giocatore del Milan con più palle gol nitide tra i piedi. Occasioni che però l’americano non ha avuto la qualità di sfruttare. In molti avrebbero pensato a come sarebbe andata se al suo posto ci fosse stato Reijnders? Beh, decisamente meglio.
Chukwueze è un fattore per Fonseca
Finalmente possiamo dirlo: la fascia destra del Milan inizia a funzionare. L’accoppiata Emerson Royal-Chukwueze sta cominciando ad ingranare grazie soprattutto alla crescita evidente dell’esterno nigeriano.
A differenza delle prima uscite, Samu sembra ora più sicuro dei propri mezzi e capace di puntare sistematicamente l’uomo sfruttando la sua qualità nel dribbling. L’ex Villarreal è stata la vera spina nel fianco della retroguardia del Napoli, incapace il più delle volte di contenerlo. Purtroppo per il Milan i suoi spunti non hanno mai trovato lo sbocco vincente anche a causa della non appropriata occupazione dell’area avversaria da parte dei rossoneri.
Pulisic è il trequartista del Milan
Subentrato nella ripresa Christian Pulisic ha dimostrato che il ruolo di trequartista non solo si confà perfettamente alle sue caratteristiche, ma addirittura lo esalta. Lo statunitense, seppur colpito da influenza, ha subito mostrato le proprie qualità facendo da collante tra il centrocampo e attacco.
L’americano ha saputo dialogare perfettamente con Morata, mezzali ed esterni riuscendo anche a rendersi pericoloso dentro l’area avversaria.
Purtroppo per il Milan e per Fonseca la gara di Pulisic è durata meno di mezz’ora e il suo sostituto Loftus-Cheek non possiede mezzi tecnici paragonabili. Anche in questo caso se Fonseca avesse avuto a disposizione il proprio trequartista titolare dal primo minuto forse avremmo assistito ad un’altra gara.
Leao bene ieri
La gestione fatta da Fonseca di Rafael Leao ha sicuramente tenuto banco nelle ultime settimane ma ieri sera, quando è subentrato, Rafa è apparso subito diverso nell’approccio.
Entrato insieme a Pulisic al minuto 62′ del match, Leao ha preso il posto di Okafor iniziando subito a puntare insistentemente l’uomo senza lasciare momenti di respiro a Di Lorenzo.
Nel finale un suo spunto personale ha permesso al Milan di sfiorare il gol e le sue frequenti e intense sgroppate sulla sinistra hanno permesso ai rossoneri di bucare con regolarità la difesa del Napoli. Nella buona prestazione di Leao ha sicuramente inciso il momento del match: il Napoli stava difendendo il doppio vantaggio dopo un’ora giocata intensamente, ma l’approccio mentale di Rafa è stato positivo. Il portoghese è stato anche visto ripiegare con costanza anche dopo una palla persa, cosa che a Fonseca è piaciuta non poco.
Morata è il leader che è mancava al Milan
Come evidenziato dalle pagelle, Alvaro Morata è stato senza dubbio il miglior giocatore del Milan ieri sera. L’attaccante spagnolo, che ha anche fatto gol seppur in fuorigioco, è stato per tutto il match il primo a ripiegare in fase di contenimento e l’uomo più pericoloso in avanti sia palla al piede che attaccando la profondità.
Uno spirito da leader vero evidenziato anche dai frequenti incoraggiamenti e applausi fatti ai compagni di squadra intenti ad eguagliare, spesso non riuscendoci, la sua insindacabile qualità. Morata è un campione fatto e finito, forse uno dei pochi presenti nella rosa del Milan, ma è anche e soprattutto un leader naturale.
Quindi piuttosto che focalizzarsi sull’assenza del carisma di Ibra a Milanello iniziamo a guardare chi di leadership ne ha da vendere.