Tifoserie (di criminalità) organizzate: il male che non dovrebbe sorprendere

Questo pomeriggio abbiamo letto dell’ennesima retata (e meno male che si fanno) che ha coinvolto trasversalmente elementi delle Curve di Milan e Inter. Un fatto di cronaca che si è insinuato anche nel mondo del calcio. 

Storie criminali note da sempre anche ai meno informati; storie miseramente celebri che viaggiano in linea retta con la criminalità organizzata che le ha generate. Chi vi scrive è un calabrese abituato a leggere nomi e cognomi, abituato a sapere che se tutto questo esiste è perché qualcuno o qualcosa lo fa esistere.

Chi vi scrive non si è sorpreso ne leggere sulla cronaca meneghina il nome di Bellocco, l’esponente della Curva dell’Inter ucciso da Beretta (altro esponente); così come è notorio a tutti che le Curve TUTTE rappresentano una zona franca per la criminalità organizzata. Una realtà malata che sotto la protezione dello stendardo può controllare soldi, droga e ampliare il proprio potere sul territorio.

Chi vi scrive sa bene che tutto questo con il calcio e con Milan e Inter non centra nulla, ma è anche molto poco ingenuo per pensare che sia davvero così. Il calcio è un sistema che nasce per il popolo ma che è gestito da potenti, lo è sempre stato. Tuttavia la differenza rispetto al passato è che la distanza tra il popolo (il territorio) e il potere (Lega, Coni e proprietà) è vertiginosamente aumentato.

La solitudine degli ultimi e dei primi

La distanza rende soli e la solitudine porta a cercare conforto. Ecco come si presenta la ndrangheta: conforto. Conforto per la base che è finalmente meno sola e conforto per il potere che può delegare senza dover più guardare cosa accade sotto di lui.

La ndrangheta è un’infezione sottovalutata per comodità e che poi prolifera nei quartieri più poveri, più bisognosi, più soli. Quando l’infezione diventa setticemia lascia indietro tutto e tutti e inizia a puntare verso l’alto cercando di colmare, da sola, tutto quel vuoto che l’avvicina al potere.

E così dal controllo di quartieri e paesini si passa alla presa dei comuni e delle province e poi degli organi più isolati, come ad esempio le Curve. Un passaggio rapido e anche fin troppo indolore che non dovrebbe stupire e invece stupisce.

Palliativi e vaccini

Chi vi scrive sa tutto questo perché l’ha visto succedere e sa tutto questo  perché lo sta vedendo accadere ancora. I recenti arresti sono una consolante notizia, ma non la cura definitiva a tutto questo male. Perché il vaccino entri in circolo occorre che il potere riabbassi lo sguardo e ci lasci meno soli.

Per questo è importante che Lega Calcio, Coni e club smettano di pensare alla loro immagine nel mondo e tornino ad abitare davvero i loro stessi territori, il loro stesso Paese.

Altrimenti alziamo le mani, accettiamo di diventare il popolo delle autonomie differenziate e diventiamo tutti un po’ più soli. Solo risparmiamoci la sorpresa quando leggeremo ancora notizie come questa.

Tags AC Milan

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