Rafael Leao, top o flop? I dubbi intorno al portoghese nella sua stagione decisiva

“Mettiamo un sorriso su quel viso”, è una delle citazioni cinematografiche più iconiche pronunciate dal Joker de il “Ritorno del Cavaliere Oscuro” della trilogia di Nolan. 

Una frase che accomuna Rafael Leao alla nemesi del Batman ma anche a Ronaldinho, ex leggenda del Milan, anche lui in campo sempre con un immancabile sorriso.

Quella felicità che spesso viene fraintesa da chi, forse non sorridendo da tanto, accusa il portoghese di non impegnarsi abbastanza se non addirittura di “fregarsene”. Due anni sono un’eternità in termini calcistici, ma questo non basta per dimenticare il pianto dirompente che Leao ha fatto nel giorno della vittoria dello Scudetto. Il segno che probabilmente qualcosa del Milan e del calcio gli importa.

Sorridere non basta

La felicità mostrata in campo però non viene spesso accompagnata da prestazioni di qualità. L’ultima occasione sprecata è stata la vittoria nel derby, gara che Leao non ha giocato in maniera eccelsa. Il portoghese anzi è sembrato avulso dal gioco e poco coinvolto, due fattori che purtroppo si sono ripetuti tante volte. .

Quando non è il giorno di Leão, è spaventosamente ovvio. Segnali come il non sacrificarsi in fase di non possesso, la scelta di passare la palla dietro in più occasioni invece di provare a puntare l’uomo sono i segnali inequivocabili che quel giorno non farà faville.

Una discontinuità che sta impedendo al Milan di elevarsi al livello successivo. Immaginate cosa sarebbe Rafael Leao se fosse sempre quello ammirato con Napoli e Psg nelle ultime due edizioni della Champions? Mbappè se non ancora meglio.

Leão può compiere imprese incredibili; lo abbiamo visto con i nostri occhi, ma troppe poche volte in questi anni di Milan. La nuova formazione 4-4-2 o 4-2-4 (a seconda di come la si voglia interpretare) è vantaggiosa per l’ex prodotto dello Sporting Lisbona. Non ci possono essere scuse su questo fronte.

Le spalle di Leão sono oggi più larghe rispetto al passato e per lui è finalmente giunto il momento di assumersi maggiori responsabilità. Iniziare a rivestire nei fatti e non nelle parole i panni del leader. D’altronde Rafa al Milan è ormai un senatore come sottolineato dalle 169 presenze raccolte in rossonero.

Ma cosa significa essere leader? Facile, assumersi maggiori responsabilità. Giocare con la squadra sì, ma anche puntare sistematicamente l’uomo anche al costo di sbagliare o perdere il possesso della palla. Avere la voglia di impressionare e di strappare gli applausi invece di trattare quella palla come una patata rovente da rispedire indietro al più presto.