Investimenti e rischi: dai rinnovi di Theo e Maignan passa il futuro del Milan

Il Milan nei prossimi mesi dovrà gestire diverse patate bollenti a partire dal rinnovo di Theo e Maignan. Un momento che delineerà ancora più chiaramente le reali ambizioni della proprietà. 

Come abbiamo analizzato qui, il Milan in estate ha aumentato il valore della propria rosa con cinque nuovi acquisti, ma ha mantenuto praticamente invariato il costo medio pagato per singolo giocatore (tra i 15 e i 20 milioni).

Potrebbe non essere quello che Gerry Cardinale vorrà sentire, ma a nostro avviso se il Milan vorrà davvero accrescere la propria competitività in Italia e nel mondo dovrà inevitabilmente spendere di più.

Il primo passo da compiere in questo senso è quello dei rinnovi, tra cui spiccano due nomi fondamentali: Mike Maignan e Theo Hernandez. Entrambi i francesi andranno in scadenza a giugno 2026, quindi al termine della prossima stagione, un lasso di tempo breve che impone pianificazione.

Voci diffuse sostengono che sia il portiere che il terzino sinistro vorrebbero 8 milioni di euro netti a stagione. Una cifra che permetterebbe loro di superare Rafael Leao diventando così i giocatori più pagati della rosa.

Questione di soldi

Tuttavia negoziare il rinnovo di Leao, firmato l’anno scorso e valido fino al 2028 , è stato tutt’altro che facile. Il Milan ha dovuto infatti risolvere la controversia tra Lille e Sporting, ma anche gestire le pretese dell’entourage del ragazzo.

A cose fatte su diversi media iniziarono a circolare notizie secondo cui il Milan avrebbe voluto fare del rinnovo di Rafael Leao l’eccezione piuttosto che la regola. Una scelta dettata in primis dall’ingente impegno economico che porterà il club a sborsare oltre 32 milioni di euro per tutta la durata dell’accordo, bonus esclusi.

Rinnovi difficili

Mike e Theo sono appena entrati nel vivo della loro carriera e godono già di diffuso interesse tra i Top Club d’Europa. Per questo motivo Milan per blindare i due francesi dovrà sicuramente alzare il proprio tetto salariale scatenando un possibile effetto domino che si riverserà sui prossimi calciatori in scadenza.

Tuttavia pagare di più un calciatore non dà l’automatica certezza di vincere, l’Inter è forse un buon esempio in questo senso. A causa dei problemi finanziari del club, Beppe Marotta ha dovuto infatti fare di necessità virtù affinando,  ad esempio, l’arte della contropartita tecnica.

Ciò dimostra che l’attenta pianificazione incide talvolta più di un ricco portafoglio, anche quando si tratta di scegliere giocatori e allenatori. Tuttavia se come il Milan si è disposti a spendere per i primi solo 20 milioni e per i secondi appena 2,5 l’anno si rischia di operare con le mani volontariamente legate dietro alla schiena.

Il Milan deve decidere cosa vuole essere. O l’astuto operatore che cerca di generare valore imbattendosi occasionalmente in uno Scudetto prima di smantellare la squadra. Oppure puntare a tornare nell’élite del calcio mondiale aumentando la portate e il rischio dei propri investimenti.

Forse non esattamente musica per le orecchie di un fondo.

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