Costi, mercato e allenatore: cosa dice l’estate sulle ambizioni del Milan

Il Milan è reduce da un’estate ricca di cambiamenti, a partire dal nuovo tecnico. Valutiamo insieme quale sia la strada intrapresa dal club e quali possono essere le reali ambizioni. 

Per scrivere questo articolo dobbiamo prima capire cosa si intende esattamente con “miglioramento dei conti”. Calcio e Finanza ha riportato come il Milan abbia registrato un utile di 6,1 milioni di euro nel 2022-23. Bilancio positivo che si ripeterà anche per l’annata 2023-24 con un utile compreso tra 10 e 20 milioni di euro.

I ricavi dovrebbero attestarsi sui 435-440 milioni di euro, con un incremento di oltre 30 milioni di euro rispetto alla scorsa stagione. “Compresi nel prezzo” ci saranno oltre 56 milioni in più derivanti dalla “gestione dei diritti dei giocatori”. In sostanza plusvalenze, coperte nella maggior parte dalla cessione di Sandro Tonali al Newcastle.

I nuovi contratti con PUMA ed Emirates, del valore di circa 30 milioni di euro a stagione ciascuno, sono entrati in vigore. Rispetto a due stagioni fa sono invece leggermente diminuiti i ricavi relativi allo stadio. Il motivo sono le premature eliminazioni da Champions, Europa League e corsa Scudetto.

Tuttavia i tifosi sono sempre più stanchi di festeggiare lo “Scudetto dei Conti” e vorrebbero vedere questo autoproclamato “boom economico” andare di pari passo con la vittoria di qualche trofeo.

Le prospettive per il 2024-25

Un modo per determinare quanto una proprietà è disposta a spendere per rinforzare la propria rosa è attraverso la voce “costi lordi”. Questi vengono calcolato aggiungendo l’ammortamento delle commissioni di trasferimento e degli ingaggi (tasse comprese).

Dobbiamo ringraziare ancora una volta Calcio e Finanza per i numeri che ci ha fornito. In questa stagione il “costo lordo” della rosa del  Milan è aumentato di 20 milioni di euro passando da circa 155,2 milioni di euro a 175,1 milioni di euro.

Su questo incremento hanno pesato principalmente gli investimenti effettuati dal club sul mercato in entrata, con maggiori costi per circa 50 milioni di euro, non sufficientemente compensati dalle cessioni (circa 16 milioni).

Rispetto alla scorsa stagione, il Milan ha detto addio a ben 12 giocatori, compresi i prestiti conclusi e gli svincolati. Tra questi ultimi chi ha pesato maggiormente sul bilancio sono stati Mattia Caldara, Olivier Giroud e Simon Kjaer.

Considerando l’ammortamento e lo stipendio lordo percepito, l’impatto di Caldara sul bilancio è stato di oltre 9 milioni di euro, perché è facile dimenticare che è arrivato dalla Juventus per circa 38 milioni di euro.

In più i rossoneri hanno visto partire a titolo definitivo Daniel Maldini (al Monza) e Jan-Carlo Simic, passato all’Anderlecht.

Mercato in entrata

Sul fronte arrivi quattro giocatori sono raggiungono Milanello ​​a titolo definitivo. Parliamo di Pavlovic (dal RB Salisburgo), Emerson Royal (dal Tottenham),  Fofana (dal Monaco) e Morata (dall’Atletico Madrid). “Solo” prestito invece per l’attaccante della Roma Tammy Abraham.

Un aspetto che alcuni tifosi potrebbero non considerare è il ritorno dei prestiti di Ballo-Tourè e Divock Origi. Entrambi sono considerati dei “fuori rosa” ma il loro ingaggio continua a pesare sulle casse del club.

Per quanto riguarda gli stipendi Rafael Leao è primo con i suoi 5 milioni di euro netti a stagione più i bonus. Va tuttavia aggiunto che “al lordo” è Alvaro Morata ad avere l’ingaggio più costoso per le casse rossonere, visto che per lo spagnolo il club non può beneficiare delle agevolazioni fiscali previste dal Decreto Crescita. Il che significa quasi 8,3 milioni a stagione.

Nonostante la crescita di 20 milioni di euro dalla scorsa stagione a questa, i rossoneri restano dietro a Inter e Juventus nella classifica dei costi delle rispettive rose. Si prevede che i nerazzurri sborseranno circa 25 milioni di euro in più rispetto alla passata stagione mentre i bianconeri 50.

Bisogna dire che si tratta di spese maggiori che il Milan poteva e può assolutamente permettersi grazie alla sua eccellente salute finanziaria. È uno dei pochi club in Serie A che non deve vendere per comprare, e questo è un aspetto molto positivo, anche se le plusvalenze aiutano.

La zona “Riccioli d’oro”

Per chi non ha familiarità con il significato del titolo sopra, la “Goldilocks Zone” si riferisce alla ricerca di un punto debole in cui c’è né troppo e né troppo poco, ma solo la quantità considerata standard. Nel caso del Milan parliamo di costi di trasferimento.

Anche questa estate il Milan ha operato in una “zona ottimale” in termini di denaro speso per gli acquisti di giocatori. Una qualità che il Milan ha cominciato a registrare già dall’era di Elliott e che prosegue sotto il mandato di RedBird Capital.

A confermare la bontà del progetto rossonero è ovviamente l’ossatura di giocatori che hanno prodotto la vittoria dello Scudetto vinto tre stagioni fa. Giocatori come Maignan, Tomori (un po’ di più), Theo Hernandez,  Bennacer e Tonali tutti arrivati ​​nella fascia di prezzo di 15-25 milioni di euro. Anche Rafael Leao è costato meno di 30 milioni di euro prima del “rimborso” versato al Lille la scorsa estate.

Tornando ancora più indietro, giocatori come Andrea Pirlo, El Shaarawy, Robinho, Seedorf, Shevchenko, Ibrahimovic e Ronaldinho sono arrivati al Milan in cambio di cifre simili.

Nella sessione estiva di calciomercato del 2023, il Milan ha accolto Pulisic, Ruben Loftus-Cheek, Reijnders, Okafor e Chukwueze, tutti arrivati per spese da “Goldilocks Zone”. Nessun acquisto è stato più alto di Chukwueze, 20 milioni di euro più 8 di bonus.

Quest’estate è stato il turno di Morata, Pavlovic, Emerson Royal e Fofana. Acquisti che vanno dai 13 milioni ai circa 20 milioni di euro spesi per il difensore serbo.

Merito dei famosi algoritmi di “Moneyball”?

Giorgio Furlani ha spiegato parzialmente la strategia del Milan nell’ultima conferenza avvenutra durante la presentazione di Tammy Abraham. Il CEO ha detto “Quello che spesso i tifosi non capiscono è perché la vostra politica è quella di ingaggiare giocatori per 20 milioni di euro invece di puntare tutto su un giocatore vincente, almeno sulla carta”.

“Dico spesso che nel calcio le persone si concentrano molto sul prezzo piuttosto che sul valore. Il prezzo non equivale necessariamente al valore.

“Crediamo di aver ingaggiato dei buoni giocatori che giocano il nostro tipo di calcio e che contribuiranno al successo del Milan, quindi il prezzo è irrilevante sotto molti aspetti”.

Oltre all’analisi basata sui costi, potrebbe esserci anche una paura intrinseca: ripetere i fallimenti passati. Scorrendo infatti la lista più costosa dei trasferimenti operati dal Milan, i primi 10 nomi non fanno certo sorridere.

Leao è salito a 49,5 milioni di euro, anche se la cifra spesa inizialmente per acquistarlo era più bassa. Poi ci sono Bonucci a 42 milioni di euro, Rui Costa a 41,3, Paquetà a 38,4 milioni di euro e Andrea Silva a 38. Da lì in poi la situazione peggiora: Caldara a 37,7 milioni di euro, De Ketelaere a 36,5 e Piatek a 35 milioni di euro. Solo Rui Costa, Inzaghi (36 milioni di euro) e Tomori (34,4) andrebbero annoverati tra gli “acquisti riusciti”.

Questione allenatore

Poi c’è, ovviamente, la questione dell’allenatore. Quando si è deciso di separarsi da Pioli sono stati accostati al Milan diversi profili. Alla fine si è deciso di ingaggiare Paulo Fonseca in cambio di un accordo da 2,5 milioni a stagione.

Pioli e il Milan hanno concluso un rapporto durato quasi cinque anni alla fine della scorsa stagione, ma il suo contratto non è mai stato formalmente rescisso. Questo significa che l’ex Inter continua ad essere a libro paga della società che fino al giugno 2025 dovrà versargli 7,5 milioni di euro lordi.

Aggiungendo a tutto questo l’accordo lordo da 4,7 milioni di euro di Fonseca, si ottiene un totale di 12,2 milioni di euro per la stagione 2024-25, solo per quanto riguarda la voce “allenatori”.

Potrebbe bastare questo dato a spiegare la decisione di optare per un’opzione “più economica”? Chissà, ma per il nuovo allenatore, quello che dovrebbe portare il Milan al livello successivo, guadagnare sostanzialmente meno del proprio predecessore potrebbe dimostrare mancanza di ambizione.

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