Questo Milan non è stato costruito per vincere. C’è chi si lascia ancora illudere

Una frangia nutrita di tifosi continua a sostenere che il Milan possa puntare in alto, magari a provare a competere per lo scudetto, ad arrivare ai quarti in Champions e vincere la Coppa Italia. Un’illusione estiva che, a meno di clamorosi ribaltoni di mercato in grado di dare maggior tasso tecnico al gruppo, è destinata a sciogliersi dopo le prime giornate o al più in autunno. Doloroso dover ammettere che è così, doloroso dover lasciare strada impotenti agli avversari. Acerrimi avversari.

Un distacco non colmato

Ma il calcio non è poi una materia così complessa e i 19 punti di distacco dalla vetta della scorsa stagione potevano essere eliminati (forse) solo con acquisti di livello e di prima scelta. Invece Cardinale ha scelto la linea più facile, tesserando un tecnico aziendalista che proviene tra l’altro da un società amica (il Lille che aveva fatto aprire un caso – poi rientrato – tra la UEFA ed Elliott, a sua volta principale finanziatore di RedBird). Fonseca non è il tipo da fare richieste esose, si è accontentato di quello che ha passato il convento, consapevole che sarà il primo capro espiatorio quando le cose andranno male e la scusa della condizione non ottimale e degli inserimenti nuovi non starà più in piedi.

Dall’altra parte c’è un Ibrahimovic che ci mette la faccia da animale mediatico, facendo da parafulmine per i vari Furlani e Cardinale. C’è da scommettere che, dopo Fonseca, sul banco degli imputati finirà anche lo svedese. Così come accadde con Leonardo, Boban, Maldini e Massara, gente che non si era rassegnata a vedere un Milan ridotto a squadretta di provincia.

Non sarà facile nemmeno per il quarto posto

E mentre il Milan tentennava tra commissioni ai procuratori e piani di mercato saltati, la Juventus metteva in piedi un progetto di lunga durata con Thiago Motta e il Napoli tesserava Conte (antipatico o meno, ha già chiesto pubblicamente altri acquisti). L’Inter aveva solo da sistemare un paio di tasselli, magari strappando proprio Taremi ai rossoneri, ancora una volta impelagati con le commissioni per il giocatore svincolatosi dal Porto. Simone Inzaghi aveva già a disposizione Lautaro, un attaccante da 30 gol a stagione e capocannoniere della Serie A, a cui ha poi aggiunto l’anno scorso Thuram soffiandolo al Milan (inutile poi piangersi addosso quando Thuram la mette all’incrocio durante il derby della scorsa stagione).

C’è poi un’Atalanta che, a differenza del Milan, ha vinto l’Europa League con merito. I rossoneri uscirono con una figuraccia contro una Roma non irresistibile: proprio la Dea è un avversario temibile in ottica quarto posto. Ma si spera che non sia tutto oro ciò che luccica e di certo anche Juventus, Napoli e Atalanta avranno i loro problemi.

L’attacco è stato “rinforzato”?

Che Morata possa fare meglio di Giroud è ancora tutto da vedere. E’ certo invece che Jovic non si trasformerà in Haaland e viaggerà sulle prestazioni altalenanti dello scorso anno. L’innesto di Fofana, tanto declamato dalla dirigenza, dovrebbe dunque sistemare un centrocampo che sembra invece lontano dall’avere la giusta qualità per proporre gioco. Anzi, molti dubbi ci sono anche sull’unico giocatore forse in grado di giostrare il possesso, ovvero Bennacer, sempre più con la testa altrove e già deludente all’esordio contro il Toro.

Difesa dello stesso livello

Non si capisce poi perché la difesa dovrebbe essere sistemata con l’arrivo di Pavlovic, giocatore molto interessante, ma che nella migliore delle ipotesi non potrà contemporaneamente sostituire Kjaer e colmare le lacune di Tomori e Thiaw. Nemmeno Nesta ci riuscirebbe. A questo dobbiamo aggiungere che i rossoneri sbandano anche sulle corsie laterali: Calabria c’era e Calabria è rimasto ed Emerson Royal non sembra avere tre le sue qualità migliori (per sua stessa ammissione) quella di difendere. Rimane da capire su quali basi il Milan possa fare meglio dello scorso anno. Un secondo posto e una finale di Coppa Italia, con la rosa attuale, sarebbero già dei grandi risultati.

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1 Comment

  1. Passa il tempo, ma gli Yankees sono sempre lì con il loro obiettivo che non è sportivo, ma di business. A loro nulla importa competere per i trofei della stagione (e infatti hanno ingaggiato un mister perdente), basta risolvere la questione nuovo stadio e trovare un acquirente che gli consenta di vendere il Milan cin una grande plusvalenza. Purtroppo molti rossoneri credono ancora alla cicogna, o se preferite, a Cardinale. Una tristezz infinita.

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