L’avventura di Pioli al Milan è giunta al termine. Il tecnico parmigiano allenerà per l’ultima volta i rossoneri nella sfida di sabato sera a San Siro contro la Salernitana.
Una gara sulla carta senza obiettivi, né per l’una e né per l’altra, ma che fungerà da contesto di festa per l’ultimo saluto a Kjaer, Giroud e proprio all’allenatore.
Pioli ha vissuto cinque anni straordinari al Milan in cui ha scritto la storia recente del club rossonero, prima del suo arrivo sprofondato nella mediocrità. Come affermato dal tecnico stesso “valuto il mio lavoro sulla base di cosa ho trovato quando sono arrivato e cosa lascio quando me ne andrò”.
Una prospettiva che ci sentiamo di condividere e che vede Pioli vittorioso su tutta la linea. Arrivato in un Milan abbonato al settimo posto da ormai diverse stagioni, l’ex Fiorentina ha riportato la Champions per quattro anni di fila (addirittura una semifinale) e soprattutto lo Scudetto.
La canzone dell’amore perduto
Come spesso accade quando si chiude una storia d’amore però il passato finisce rapidamente nel dimenticatoio e ci si focalizza solo sull’oggi. Purtroppo nel matrimonio tra Pioli e il Milan non ci sono colpe, a finire è stato semplicemente l’amore.
Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole
“Non ci lasceremo mai, mai e poi mai”.
Uscendo dalla metafora, sarebbe da stolti (e ci auguriamo che nessuno in dirigenza lo sia) licenziare un tecnico capace di portare il Milan sempre al dì sopra delle proprie più rosee aspettative per 4 stagioni, solo perché un anno ha fatto rendere la squadra per quello che è.
Sì perché questo Milan costruito da Red Bird è da secondo posto in campionato, è inferiore a Borussia Dortmund (finalista di Champions) e Psg (semifinalista) e strutturalmente poco adatto a rendere su tre competizioni. Questo Milan ha fallito contro la Roma in Europa League e perso praticamente tutti i derby? Sì è vero, ma davvero basta questo per sradicare un progetto tutto sommato vincente?
No, ad uccidere “l’amore” tra Pioli e il Milan è stato semplicemente il tempo. Al contrario di come accade nella vita, nel calcio il tempo scorre molto più velocemente e cinque anni sono percepiti come dieci, se non anche di più. Appaiono così per i giocatori, i dirigenti e anche gli allenatori. Come a volte accade quando il tempo logora, la prima risposta per il Milan è avvallare il proprio bisogno di novità.
Vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
così per noi
Non importa che chi verrà dopo sia migliore o peggiore di ciò che fino a ieri ha personificato la quotidianità, è necessario solo che sia diverso. Ed ecco dunque che Fonseca, Conceicao e persino Lopetegui sono solo l’esorcizzazione della fine di un lungo amore e non il reale inizio di qualcosa di paragonabile.
Perché, e mi sento di dirlo con netto anticipo, non sarà con questi nomi che si scriverà la storia del Milan che sarà. Magari uno di loro arriverà davvero, ma sarà breve, forse intenso, ma vacuo e vuoto. Una storia che un domani verrà ricordata di sfuggita.
Dovrà passare forse un po’ prima che il Milan possa ritrovare un altro Pioli. Un’altra persona che tra i suoi vari limiti è riuscita a far rendere la squadra al di là di ogni possibilità.
Oggi il Milan si appresta a chiudere la pagina più importante della propria storia recente, è un dato di fatto. Un addio forse non necessario ma che, anche nel rimpianto che si percepirà un domani, potrà essere utile a crescere.
ma sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
Il finale
Tuttavia per chiudere questo forzato paragone tra la vita vera e il calcio, non tutte le teste funzionano allo stesso modo. Cardinale non è Berlusconi, Furlani non è Maldini e Fonseca, o chi per voi, non è e non sarà Pioli. Magari funzionerà lo stesso, non lo escludo, ma in quanto a romanticismo saremo sempre sotto lo zero.
Quindi buona fine e buon inizio a Pioli e il Milan. Due personalità diverse ma che, nonostante questo, sono state bene insieme.
“Cardinale non è Berlusconi, Furlani non è Maldini e Fonseca, o chi per voi, non è e non sarà Pioli.” … ma i tempi sono cambiati e se non vogliamo capire che cambiano e cambieranno ancora e quindi il passato non può ritornare, continueremo a scrivere articoli come questi.
Il romanticismo degli anni ’60 e ’70 è stato annullato dagli anni ’80 … è stato surclassato dagli anni ’90, è stato cancellato dalla banter era.
Si deve guardare sempre avanti.
Grazie a Pioli per ciò che ha fatto nei primi tre anni della sua gestione, molto meno per quello che ha fatto nei due successivi (nonostante il 2° posto di quest’anno).
Chi arriverà al suo posto forse farà meglio o peggio. Per quelle che sono le ambizioni della proprietà ci si aspetta un cambiamento in meglio.
Concordo con te Fabio nel senso che, come scrivo, un cambiamento può fare evolvere. Il mio paragone tra il Milan di Berlusconi e quello di Cardinale, per dirne uno, è forse anche determinato dal fatto che il passato ha già dimostrato che le persone che lo componevano hanno saputo rendere ogni cambiamento un’opportunità. La differenze, ed è qui che concordo pienamente con te, è che questa versione del Milan non ha avuto ancora il tempo di dimostrarlo.
Poi personalmente non credo che ogni novità sia per forza positiva, ma credo che soprattutto attraverso le scelte sbagliate si possa crescere. Vedremo.