La fine dell’era Pioli: la cronaca di un ciclo imploso troppo presto

By Mario Labate -

L’eliminazione dall’Europa League per mano della Roma pone definitivamente la parola fine all’avventura di Stefano Pioli al Milan. 

Il match di ieri tra Roma e Milan potrebbe aver sancito la fine di un ciclo, quello di Pioli in rossonero. Un’avventura bellissima e che il tecnico parmigiano ha vissuto a fior di pelle riuscendo a portare, più spesso del plausibile, la squadra oltre le più rosee possibilità.

La qualificazione in Europa dopo quasi dieci anni, la vittoria di uno Scudetto assolutamente imprevedibile e infine l’accesso alle semifinali di Champions League sono stati tutti obiettivi centrati da Pioli nonostante un lavoro dirigenziale, francamente, non troppo esaltante.

Perché Pioli al Milan ha fatto cose pazzesche meritandosi tutto, dall’inizio alla fine. Però il calcio è fatto a cicli e anche quelli più belli ed esaltanti sono destinati a finire. Proprio in questo contesto si colloca l’avventura di Pioli al Milan, durata 4 esaltanti stagioni, che ora ha terminato la propria carica propulsiva.

Cronaca di un fallimento

A prescindere da come andrà il derby di lunedì infatti la proprietà rappresentata da Gerry Cardinale e Ibrahimovic sembra aver già preso una decisione: dal prossimo anno si aprirà un nuovo ciclo.

Il pessimo inizio di stagione, scandito da una miriade di infortuni, aveva già fatto aleggiare dubbi e perplessità riguardo la preparazione estiva della squadra. Dirigenti e analisti già nel mese di dicembre avevano “interrogato” lo staff di Pioli al fine di comprendere la radice del problema.

Un problema che ne ha generati a cascata tanti altri. L’imbarazzante divario in classifica con l’Inter e l’eliminazione da Champions e Coppa Italia. Già poco oltre metà stagione (gennaio) Pioli si è ritrovato un Milan ridimensionato negli obiettivi e nelle ambizioni.

“Siamo delusi” ha detto Cardinali intervistato dal Times annunciando cambiamenti. Uno di questi era seduto proprio al suo fianco: Zlatan Ibrahimovic. L’ex fuoriclasse svedese è infatti tornato al Milan in veste di super-consulente della proprietà americana, con la promessa di avere un ruolo centrale nelle decisioni relative all’area sportiva della squadra.

La “fatal Roma”

Il 2024 ha però inizialmente sorriso a Pioli che è riuscito ad ottenere un filotto di risultati utili. Vittorie sulla carta facili, ma non per questo meno importanti per il Milan, che si affacciava così ai quarti di finale di Europa League con i favori del pronostico. Eppure a San Siro finisce 0-1.

Di mezzo il rocambolesco 3-3 con il Sassuolo (squadra candidata alla retrocessione), match giocato senza grandi stimoli. Motivazioni che non mancavano e non sarebbero dovute mancare invece ieri, la vera “ultima spiaggia” per Pioli e il suo Milan.

Eppure il tecnico, e qui ci sentiamo di sottolinearlo, è stato il primo a dare un messaggio sbagliato alla squadra decidendo di non cambiare nulla ma anzi di presentare all’Olimpico un Milan più coperto perché, come lui stesso ammesso in conferenza, “Si vince difendendosi”.

Quindi niente Chukwueze in campo, evidentemente il più in forma della rosa, e dentro Musah. Scelta atta a dare equilibrio ad una squadra già sotto nel punteggio. Il resto è cronaca recente: la Roma vola sul 2-0 già dopo 20 minuti e il Milan resta alle corde per i successivi 80′, con un accozzaglia di attaccanti schierati troppo tardi  e a cose ormai fatte.

Un disastro tattico e tecnico che porta meritamente il Milan fuori dall’Europa League e che sancisce la fine di un ciclo che, più nel bene che nel male, ha fatto la storia recente del club.

Dove tutto è iniziato

“Chi di derby ferisce di derby perisce”. Le stracittadine sono state per Pioli croce e delizia nel corso della sua avventura al Milan. Il memorabile 2-1 con doppietta di Giroud ha dato il là al 19esimo Scudetto e all’ondata “On Fire” del tecnico parmigiano. Esaltazione terminata nel derby di Supercoppa (3-0) e seppellita nelle due semifinali di Champions della passata stagione.

L’annata 2023/24 avrebbe dovuto azzerare tutto con il Milan che si è presentato sulla griglia di partenza con ben 10 nuovi giocatori e una rosa dichiaratamente costruita per giocare il 4-3-3, modulo voluto da Pioli e per cui la dirigenza ha investito fior di milioni. L’inizio è effettivamente esaltante con il Diavolo che conquista punti su punti vincendo anche su campi difficili fino al momento cruciale, il derby…

In quel 5-1 c’è, a nostro avviso, il primo grande errore di Pioli. Non tanto per l’aver perso in maniera umiliante una gara così importante, cosa grave ma che allargando un attimo lo sguardo ci può stare, ma dubitando in primis di se stesso e tornando sui propri passi. Da lì in poi infatti la preparazione estiva e il 4-3-3 (che fin lì cose nuove le aveva mostrate) è stata gettata alle ortiche riportando il Milan ad una dimensione polverosa, superata ma “confortante”.

Il ritorno al 4-2-3-1 usato nei precedenti 3 anni e mezzo è stato il vero primo grande errore della stagione 2023/24 di Pioli. Il tornare a vecchie dinamiche ha in primis favorito gli avversari, già pienamente coscienti dei punti di forza e punti deboli di quel Milan, ma ha soprattutto fatto contorcere il “Ciclo di Pioli” su sé stesso accartocciando così ad ogni sbocco evolutivo e finendo nell’unico modo possibile: l’implosione.

L’esonero a fine stagione

Ora davanti a Pioli si pone l’ultimo derby della sua gestione, il meno esaltante. La sfida ad un Inter già tronfia contro cui il miglior risultato sarebbe non vederla trionfante. Un addio amaro e sicuramente indegno per un tecnico che ha fatto tanto per il Milan e che, speriamo, non venga ricordato solo per il finale.

Tags AC Milan

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