Pioli e il turnover: dove finiscono gli alibi e iniziano le sue colpe

By Mario Labate -

Ha fatto discutere la decisione di Pioli di cambiare sei undicesimi della squadra nella sfida contro il Monza, persa poi clamorosamente dal Milan per 4-2.

Rivoluzionato completamente l’attacco rispetto al Milan uscito nettamente vittorioso contro il Rennes in Europa League con la contemporanea presenza in campo dell’inedito tridente Chukzueze, Jovic e Okafor.

Gli altri cambi hanno riguardato il centrocampo con Ismael Bennacer e Adli in mediana al posto di e il rientro di Thiaw al centro della difesa dopo tre mesi di stop.

A prendersi le maggiori critiche sono sicuramente il centrale tedesco, disastroso in occasione dei primi due gol brianzoli, e Jovic uscito ad inizio secondo tempo dopo essersi visto sventolare un cartellino rosso.

Pioli è al Milan ormai da quattro anni e mezzo sulla panchina del Milan e nelle ultime quattro stagioni si è ritrovato a guidare sempre la squadra nelle competizioni europee, il che significa che ormai dovrebbe avere l’esperienza utile a gestione i carichi di lavoro derivanti dal doppio impegno.

Tuttavia c’è una parte crescente della tifoseria che crede che – almeno dall’inizio della scorsa stagione – Pioli abbia compiuto dei passi indietro nell’abilità di assegnare il giusto minutaggio ai vari giocatori che compongono la sua rosa.

I precedenti

Dalla scorsa stagione sono almeno 10 i casi in cui, prima o dopo una partita europea, Pioli è ricorso a quello che ormai molti chiamano ‘Milan B’. Di queste partite, in sette occasioni la prestazione ed il risultato sono stati negativi.

Il primo caso è stato il Torino in trasferta la scorsa stagione, match disputato a pochi giorni dalla sfida Champions contro la Dinamo Zagabria e di tre giorni precedente a quella con il Red Bull Salisburgo, e che ha visto il Milan uscire sconfitto per 2-1 con ben 5 cambi nella formazione iniziale.

Il Milan ha perso quattro punti anche nelle partite contro Empoli e Bologna, celebre quest’ultima gara in cui l’allenatore decise di cambiare ogni singolo giocatore escluso Mike Maignan.

Il pareggio interno contro la Cremonese (sette cambi) e la sconfitta esterna contro lo Spezia (quattro cambi) sono altri due esempi che evidenziano i punti persi con l’attuazione di massicci turnover prima e/o dopo una partita europea.

Si potrebbe sostenere che valesse la pena concentrare le risorse migliori nella corsa alla Champions League, visto che la squadra è arrivata in semifinale mentre lo scudetto era fuori portata, trovando così un modo per salvare quanto meno l’orgoglio.

Ci sono altri tre casi in questa stagione in cui il Milan è andato in difficoltà: un esempio è Genoa-Milan dopo la trasferta contro il Borussia Dortmund, dove Pioli ha effettuato cinque cambi e alla fine i rossoneri hanno vinto grazie al gol di Christian Pulisic.

Le altre due sono Milan-Udinese – conclusasi con una terribile sconfitta interna per 1-0 dopo la decisione di schierare in attacco sia Giroud che Luka Jovic – e ovviamente l’ultima sconfitta contro il Monza in cui ci sono stati cambiamenti in ogni reparto.

Guardando più in profondità

Proviamo ad analizzare nel dettaglio le scelte di formazioni operate da Pioli nella sfida di domenica contro il Monza.

Cominciamo dalla difesa, dove Malick Thiaw è entrato al posto di Simon Kjaer. Dobbiamo eliminare il senno di poi dall’equazione affinché questa sia un’analisi corretta, e così facendo non possiamo lamentarci di tale decisione.

Kjaer non può più giocare più partite in una settimana, Thiaw stava rientrando da un infortunio e aveva 30 minuti al suo attivo contro il Rennes, appare dunque corretto affidare a lui la titolarità nella sfida contro il Monza? A nostro avviso sì considerando che Kalulu e Thiaw sono ancora out e l’unico in grado di ricoprire il ruolo in difesa sarebbe stato Terracciano, anche lui poco utilizzato da Pioli ultimamente.

Guardando l’attacco, anche in questo caso è abbastanza chiaro capire la logica delle scelte, soprattutto dopo che Pioli ha spiegato quale fosse la situazione relativa alla condizione fisica dei titolari: “Ieri [il giorno prima della partita] Pulisic non si è allenato perché era ancora stanco e Rafa avrebbe giocato, ma si è fermato durante l’ultima sessione e stamattina continuava a dire che non si sentiva libero con il polpaccio”. 

“Rafa ha sempre giocato, Pulisic altrettanto. Pensavo fosse giusto così. Christian non ha mai giocato così tanto negli ultimi anni, poi è entrato e ha fatto benissimo”.

Tenendo presente tutti questi fattori, l’attacco si è semplicemente scelto da solo. Al limite, si potrebbe sostenere che anche Ruben Loftus-Cheek avrebbe potuto riposare un turno vista anche la sua cagionevolezza sul fronte infortuni, ma per il resto ci appare chiaro che le scelte in avanti fossero scontate.

Ci sono sicuramente molti più interrogativi per quanto riguarda il doppio cambio a centrocampo: Yunus Musah e Tijjani Reijnders hanno fatto grandi cose contro il Rennes, ma entrambi i giocatori sono stati sostituiti da Yacine Adli – malissimo – e Ismael Bennacer.

Si è scritto molto su come almeno una parte dei problemi difensivi del Milan siano dovuti ad un centrocampo disorganizzato e sbilanciato che non riesce a controllare il gioco e non funge da frangiflutti in transizione, quindi cambiare interamente il doppio perno non aiuta a generare sinergia e familiarità tra gli interpreti del reparto.

Fattori attenuanti

Ci sono un altro paio di cose che Pioli probabilmente indicherà nel difendere la sua decisione di applicare un così massiccio turnover nel suo Milan.

Il primo è la profondità della squadra, o per meglio dire la sua mancanza. È stato ben documentato come l’allenatore abbia sofferto la mancanza di ricambi adeguati durante le sue prime tre stagioni alla guida del Milan.

Ciò significava che spesso c’era un’abisso qualitativo tra i giocatori titolari e le riserve. Ad esempio, far riposare Giroud e Leao significava far giocare Rebic e Origi la scorsa stagione.

Il francese e il portoghese non hanno potuto giocare tutte le partite, quindi quando è arrivato il momento di dare priorità alle competizioni c’è stato un notevole calo a causa della mancanza di profondità della squadra.

La costruzione dei roster diventa quindi qualcosa che sicuramente influenza la capacità di ruotare in modo efficace. I 12-13 giocatori considerati titolari nella rosa non possono giocare il 100% delle partite, quindi quando sono stati sostituiti il ​​livello di prestazione è ovviamente sceso

Se la squadra schierata per le partite di Torino, Empoli, Spezia e Bologna avesse mantenuto un livello prestazionale adeguato sicuramente i rossoneri avrebbero ottenuto risultati ben diversi, ma la mancanza di profondità non è sicuramente una colpa da imputare a Pioli, bensì alla dirigenza.

Poi, inevitabilmente, c’è il tema degli infortuni. C’è tutto un altro dibattito e discussione su cosa Pioli possa o non possa controllare: dagli allenamenti ai giorni di riposo passando ovviamente sul tipo di lavoro atletico svolto a Milanello.

I numeri dell’infermeria rossonera sono impressionanti, su tutti gli infortuni muscolari con l’ultimo in ordine cronologico che ha riguardato Davide Calabria, che è ancora fuori e verrà valutato nei prossimi giorni in vista di un possibile rientro prima del fine settimana.

Con quello del capitano rossonero si è raggiunto il 34esimo infortunio stagionale di un giocatore del Milan e il 23esimo infortunio muscolare, seppur il primo dal 10 gennaio, e con il ritorno al doppio impegno settimanale c’è da sperare che le gli infortuni non tornino ad essere una routine.

Gestione delle risorse

La partita di Monza mette Pioli in difficoltà in vista delle prossime due partite. Domenica a San Siro c’è un altro big match contro l’Atalanta, cosa farà giovedì a Rennes? La tentazione potrebbe essere quella di far riposare nuovamente i giocatori a metà settimana, e di giocare il tutto per tutto contro La Dea nel fine settimana.

Detto questo, è qui che finisce la lista degli alibi di Pioli. Il punto è che non ci si dovrebbe mai ridurre a rotazioni così massicce ed una spiegazione in questo senso l’ha data Alessandro Del Piero.

La leggenda bianconera nel post gara di Monza-Milan ha così commentato il turnover di Pioli nel corso di Sky Sport Club:  “È più facile avere due o tre nuove aggiunte [alla formazione] rispetto al solito piuttosto che quattro o cinque. Però è difficile fare il panchinaro e poi entrare dal primo minuto e fare grandi prestazioni”. 

Un esempio lampante di ciò a cui si riferisce Del Piero è il fatto che Pioli ha schierato per ben 17 gare su 24 il tridente titolare Pulisic-Giroud-Leao e altra quattro volte (su sei) in Champions League.

Il confronto con il resto della squadre di Serie A la dice lunga. Il trio Berardi, Pinamonti e Laurienté del Sassuolo è secondo con 15 gare disputate insiema dall’inizio, segue Vlasic-Sanabria-Zapata 11 volte nel Torino e tutti gli altri tridenti sotto le 10.

Nessuno dei tre è partito titolare domenica, il che significa che i tre attaccanti Chukwueze-Jovic-Okafor non hanno mai potuto costruire una confidenza in campo anche minimamente paragonabile a quella del terzetto titolare, visto che il loro minutaggio in stagione si è quasi sempre limitato a subentri a gara in corso.

Come ha accennato da Del Piero, è molto difficile per un reparto tenere alta la qualità se si è giocato poco insieme: per questo motivo una gestione alternativa (e raramente fatta) da Pioli sarebbe potuta essere quella di centellinare alcune modifiche di partita in partita in modo da dare rendere il passaggio alla formazione titolare meno impattante per le riserve.

Ecco tra esempi di come il Milan avrebbe potuto gestire meglio le rotazioni nel corso di questa stagione: schierando Leao e Giroud con Chukwueze, Okafor con Giroud e Pulisic o Leao e Pulisic a sostegno di Jovic.

Un discorso che si potrebbe sicuramente allargare in ogni reparto che, nonostante gli infortuni, avrebbe potuto permettere a Pioli di calibrare meglio il proprio turnover senza eccedere solo in casi specifici e puntualmente terminati in maniera disastrosa per il Milan.

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