Il Milan ha ceduto Krunic con sei mesi di ritardo a cifre “imbarazzanti”

Il Milan ha ceduto Krunic con sei mesi di ritardo, svendendolo. Occorre partire da questo assunto, fatto come sempre col senno di poi, per capire in profondità quali siano le dinamiche che vigono al Milan in sede di calciomercato e quali errori si siano commessi cercando, magari, di rintracciare “il” se non “i” colpevoli.

L’affare Krunic non sposta gli equilibri, è vero, e se fatto nei tempi corretti avrebbe potuto portare circa 6-7 milioni in più nelle casse del Milan, non una cifra da capogiro. Ma quanto accaduto con il bosniaco rappresenta un precedente anomalo, fatto di contraddizioni e prese di posizione che alla fine hanno visto il Milan uscire sconfitto.

Cosa è accaduto in estate

Per capire a pieno la questione occorre fare un passo indietro, anzi forse due, spingendoci alla fine della passata stagione: l’annata sicuramente più positiva disputata da Krunic al Milan. Il centrocampista bosniaco, forse anche un po’ sorprendentemente, era diventato un elemento cardine all’intero della formazione di Stefano Pioli.

Una sorta di “equlibratore” tra la fase difensiva e quella offensiva tanto da spingere il tecnico parmigiano a modificare il proprio modulo di gioco passando dall’arcinoto 4-2-3-1 al 4-3-3 aggiungendo così un vertice basso nel centrocampo che, nei pensieri e nei fatti, sarebbe stato ricoperto da Krunic.

L’infortunio di Bennacer ha ovviamente fatto il resto spingendo ancora di più Krunic nella sfera dei “titolarissimi” di Pioli, tanto da indurre spesso opinionisti e addetti ai lavori a concepire e ripetere fino allo sfinimento la frase: “Krunic è  l’unico in grado di fare quel ruolo così bene”. Quante volte l’avete sentita o detta? 100, 10 volte? Bastano anche 5.

Aggiungiamo che Krunic alla chiamata ha quasi sempre risposto presente rendendosi davevero imprescindibile per questo Milan che, infatti, nel mercato estivo ha ceduto Tonali per acquistare non una, non due, ma ben tre mezzali: Musah, Loftus-Cheek e Reijnders. “Che ce frega tanto a dare equilibrio c’è Rade” si sarebbe potuto leggere tra le righe. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Krunic
AC Milan’s Bosnian midfielder Rade Krunic reacts during the UEFA Champions League semi-final first leg football match between AC Milan and Inter Milan, on May 10, 2023 at the San Siro stadium in Milan. (Photo by Marco BERTORELLO / AFP) (Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Arriva dunque l’estate e nel bel mezzo di agosto arriva l’imponderabile: Krunic, investito da Pioli e dirigenza con la carica dell’intoccabile, ha deciso di battere cassa. Troppo pochi gli 1,2 milioni percepiti a stagione per uno che potenzialmente è candidato a giocare 40 partite nel 2023/24 e così ha chiesto l’aumento. Una dinamica giusta, conforme alle regole del mercato, ma che si è poi tramutata in pièce teatrale.

Alla richiesta di rinnovo Krunic si è visto rispondere “Vediamo” da Furlani la prima volta, poi anche la seconda e così alla terza ha portato all’appuntamento con la dirigenza un foglio con su scritto “3,5 milioni a stagione dal Fenerbahce”, altro colpo di scena. La reazione della dirigenza, ripresasi dallo shock, è stata quella di tirare i remi in barca lasciandosi trasportare dalla corrente. Così si sono ascoltate le richieste del club turco provando anche a trattare sul prezzo (arrivato poi a 10 milioni) ma al contempo si è cercato di comprendere insieme a Pioli cosa significasse a livello tattico e di equilibri, maledetti equilibri, la partenza di Krunic. Il tutto sviando totalmente la questione rinnovo vista la scadenza ancora lontana (2025) e ampliando una voragine di “non detti” nel rapporto tra il Milan e bosniaco che successivamente diventerà fatale.

Gli errori del Milan

L’estate passa con Krunic ancora al Milan nonostante le offerte: stesso stipendio e nessun rinnovo firmato, primo errore.

La stagione inizia sulla stessa falsariga della precedente con il bosniaco sempre al centro del progetto e, visto l’infortunio di Bennacer, senza alternative credibili a parte le sporadiche e poco incisive apparizioni di Adli e Pobega. Secondo errore.

L’intoccabilità però è un’arma a doppio taglio che ti glorifica quando le cose vanno bene e ti condanna quando invece la barca inizia ad imbarcare acqua. Le prestazioni di Krunic, soprattutto in Champions quando i ritmi raddoppiano, sono iniziate ad essere insufficienti se non addirittura nocive. “L’equilibratore che disequilibra”, un colpo al cuore per Pioli e la dirigenza, che ha anche in breve tempo riarchiviato Krunic passandolo dallo scaffale dei “giocatori intelligenti” a quello dei “giocatori normali”. Terzo strike. Eliminato.

Il crollo di Krunic

Da lì in poi è un crollo verticale con il bosniaco, che ancora non ha ricevuto alcuna offerta di rinnovo realmente accettabile, che alimenta la sua frustrazione. A Milanello gli ultimi mesi sono da separato in casa e questo il Fenerbahce lo sa.

Ed ecco dunque che non è più la dirigenza turca a bussare alle porte del Milan, ma viceversa; adesso è Krunic ad avere il coltello dalla parte del manico. E dunque scordiamoci i 10 milioni offerti in estate, dell’asta con i Lione pronto ad offrirne 12, e stendiamo un velo pietoso sulla conclusione di un’operazione in uscita che accontenta tutti, tranne il Milan.

Passando alla notizia Rade Krunic ha lasciato il Milan a titolo definitivo dopo quattro stagioni in cambio di 5 milioni di euro più uno di bonus, la metà rispetto a sei mesi fa.
Che cali il sipario.

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