Rafael Leao: “Amo il Milan. Con Pioli rapporto inizialmente strano”

By Mario Labate -

Intervenuto ai microfoni di Sky Sport direttamente dal suo studio di registrazione, l’attaccante del Milan Rafael Leao ha parlato delle sue due grandi passioni: il calcio e la musica.

“Sono le mie due grandi passioni, parliamo di tutto quello che volete. Sono le due cose che mi danno modo di esprimere le mie emozioni. In campo con il sorriso e con la musica attraverso le parole. Dico alle persone di non arrendersi mai. Entrare a San Siro con la palla e indossare la maglia del Milan è sempre una gioia”.

La passione per la musica

“Ce l’ho da sempre. Mio padre era un cantante, mio zio DJ. Sono nella musica da quando ero piccolo. Ho iniziato a scrivere e cantare in quarantena perché stavo tanto a casa. Per me che sono un timido, questo è servito a tirare fuori le emozioni nei momenti difficili. Ho cominciato così”.

Quali parole usi nelle canzoni?

“Dico di non arrendersi mai. Cinque anni fa ero un bambino, giocavo in Francia e oggi sono al Milan in uno dei club migliori del mondo”.

Gli inizi da calciatore e da musicista

“Quando ho capito che avrei iniziato a fare il calciatore e musicista? Entrambe le cose sono successe allo Sporting Lisbona. Stavo facendo bene, mi allenavo con la prima squadra ma all’allenatore Jorge Jesus non piaceva lavorare con i giovani e quindi pensavo che sarebbe stato difficile sfondare. Poi però ho cominciato ad allenarmi bene e per una partita contro il Porto sono stato convocato. Sono andato in panchina, ero già emozionato a stare con i grandi perché era una partita importante. Ad un certo punto il nostro attaccante si è fatto male e il mister mi ha detto di entrare. Non ero pronto ma al tempo stesso non ero nervoso, ma ho pensato ‘ora o mai più’. Sono entrato, abbiamo perso ma ho fatto gol e da lì ho pensato di poter fare qualcosa di importante”.

I momenti peggiori

“Quando ci sono stati degli infortuni e poi quando sono andato in Francia. Nuova lingua, campionato diverso, ero andato lì a parametro zero, c’erano due persone che parlavano portoghese ma sono stato 5 mesi in panchina. E’ stata dura. Lì ho pensato di aver fatto la scelta sbagliata. Ero molto giovane, non avevo la mia mamma e il mio papà con me, abitavo da solo ma quello mi ha fatto crescere. Se fossi rimasto in Portogallo non sarei diventato il giocatore che sono ora”.

Lavorare con i giovani

“Sì, una sensazione incredibile, come se avessi fatto io il mio primo gol con il Milan. Simic è un ragazzo bravo, che ascolta consigli. Ma anche altri come Camarda e i ragazzi che si allenano con noi devono lavorare e sfruttare al massimo le loro occasioni. Non è facile ma l’opportunità può capitare domani o dopodomani, non bisogna per forza aspettare anni”.

Sentirsi leader

“Sapere che i miei compagni si aspettano tanto da me mi inorgoglisce, mi fa stare tranquillo e mi motiva, mi spinge a dare il meglio”.

La fascia da capitano

“Quella settimana là era un momento così così, non stavamo vincendo. Il giorno della partita avevamo fatto meeting e riunione su tattica, poi il mister ha detto che senza Theo e Calabria sarei stato io il capitano. Non me lo aspettavo però ha detto così. Ha detto che avevo la fiducia da parte di tutti. Erano tutti contenti e sono stato orgoglioso di questo. Sono tanti anni che sono qui, è già una gioia essere qui, poi spero di essere capitano altre volte”.

Qualche tuo idolo ha indossato la 10?

“No perché il mio idolo è Ronaldo che indossa la 7”.

Cosa ti manca per arrivare al livello dei Ronaldo e di Mbappé. Ci puoi arrivare?

“Si ma non sono egoista. Posso fare gol ma se posso anche fare assist, passo al compagno. A questi livelli i numeri fanno la differenza perché Mbappé, Haaland, Messi fanno numeri che parlano per loro. Quando la penserò come loro, arriverò a quel livello”.

Ti inseriresti in una top 11 mondiale?

“Sì, perché sto facendo bene e so che posso starci. Altri giocatori della mia età adeso sono ad un livello più alto del mio però si”.

Disegniamo la top 11…

“4-3-3. Maignan, Cancelo a destra, Theo a sinistra, Thiago Silva centrale con… Van Dijk? No… Ruben Dias. A centrocampo Bellingham, De Bruyne, Modric. E davanti Leao a sinistra, Vinicius a destra e Mbappé centravanti”.

Il suo rapporto con i tifosi del Milan

“Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me, oggi sono un idolo. Per questo li ringrazio. Mi hanno messo pressione ma è sempre stata una buona pressione come a dire ‘dai muoviti, puoi farcela’. I tifosi mi hanno accompagnato, senza di loro non sarei quello che sono oggi”.

La gonna indossata agli Awards

“Personalità. Mia mamma non era molto convinta, mi chiedeva perché dovessi indossare una gonna, poi però si è convinta e ha detto che stavo bene (ride, ndr)”.

Prossima passione dopo calcio: musica e moda?

“Mi piace provare tante cose. Magari un giorno dipingerò quadri. Per ora questi tre sono gli ambiti in cui mi piace esprimermi”.

Il rapporto con Pioli

“All’inizio il rapporto era un po’ strano. Io sono una persona a cui devi dire le cose giuste e dirette senza girarci troppo intorno. Se mi parli 30 minuti non ti ascolto. Il suo approccio era aggressivo, io sono tranquillo e quindi devi saperti relazionare con me. Lui però mi ha capito ed è cambiato. Mi chiamava spesso per chiedermi della mia famiglia, se avessi bisogno di qualcosa, del modo di giocare. Da lì è cambiato il nostro rapporto come se fosse una relazione tra papà e figlio. Quando vado in campo ho la responsabilità anche di giocare per ripagare la sua fiducia. Lui merita il meglio, mi ha aiutato a crescere come un uomo e mi ha responsabilizzato. Mi dice sempre la cosa giusta, non dice cose a vanvera. Mi parla poco ma mi dice cose giuste”.

E tu quando diventerai papà?

“Bella domanda, è una cosa che voglio. Aspetto di trovare la ragazza giusta. Ho un grande papà, una grande mamma. Non lo so ma lo voglio tanto, voglio essere un papà giovane”.

Il rapporto con Ibrahimovic

“Quando facevo buone partite lui non mi diceva niente, quando giocavo male invece lui arrivava e mi diceva ‘Rafa…’. Mi trasmetteva una pressione positiva. Quando sai che una persona ti parla per aiutarti, sai che ti vuole bene e quindi i consigli di Ibra mi hanno aiutato. Adesso con il suo ritorno mi aiuterà ancora di più, è una persona importante per tutti noi e per il Milan. Fondamentale averlo con noi”.

Cosa può darvi adesso? Cosa vi manca per essere al livello di Inter e Juve?

“Il campionato è lungo ma per vincerlo non puoi lasciare troppi punti per strada, soprattutto nelle partite giocate bene. Per conquistare il campionato devi vincere quasi tutte le partite e pareggiare quelle che non puoi vincere. Però la squadra quest’anno è migliore dello scorso anno. Le ultime vittorie hanno alzato il morale del gruppo, vogliamo provare a vincere qualcosa di importante quest’anno” .

Europa League obiettivo stagionale

“Sì, vogliamo vincerla. Ibra l’ha vinta, ci trasmetterà l’esperienza per poterla vincere. Il Milan non l’ha mai vinta. Con tutti i miei compagni sappiamo di avere la responsabilità di poter essere ricordati anche per quello”

Un’immagine dello Scudetto del 2021?

“Una partita in particolare più che un’immagine. Contro la Lazio, con gol di Tonali. E’ stato un ‘momento di squadra’, non abbiamo mollato fino alla fine. Dopo quella partita abbiamo capito che era scritto, era destino, sapevamo che avremmo vinto”.

Il rinnovo con il Milan

“Loro sapevano che volevo rimanere al Milan almeno un altro anno anche per il progetto sportivo e per far vedere cosa valevo. Sapevo di dover aspettare, era solo una questione burocratica”.

Una canzone della tua carriera al Milan?

“Eminem, Not Afraid. Mi piace il ritmo e mi piacciono le parole. Non ho avuto paura di poter vincere e di far vedere a tutti quello che valevo. Ho dovuto aspettare il momento giusto per crescere e cogliere la mia opportunità”.

Una canzone che ti fa invece pensare al Milan…

“Quella che mettono allo stadio. Che confusione, sarà perché ti amo, è un’emozione… (Leao canta e sorride, ndr)”. Poi, prima di augurare buone feste, svela un’altra passione, per la cucina italiana: “Carbonara, lasagna, pizza, risotto, cotoletta…”. E saluta tutti in milanese: “Milan l’è un gran Milan”.

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