La crisi del Milan è una questione di spirito: finito l’effetto Scudetto?

È importante lasciare che la polvere che fluttua sulle macerie di una partita complicata come quella contro il Borussia Dortmund si stabilizzi per analizzare a mente lucida il percorso di un club come il Milan, che persegue il medesimo progetto tecnico da ormai quattro anni.

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Ora più che mai ci sembra giusto parlare e soprattutto mettere in discussione la forza mentale della squadra rossonera, che semplicemente non è stata abbastanza forte nelle partite più importanti e, a livello micro, nei momenti cruciali della partita.

Il rischio eliminazione dalla Champions

Per molti versi la sconfitta del Dortmund ha distillato tutto in 90 minuti. Il Milan ha avuto un’enorme occasione di passare in vantaggio dal dischetto all’inizio e di mettere molta pressione sugli ospiti, eppure Olivier Giroud – quasi un cecchino dagli undici metri – ha clamorosamente sbagliato.

Pochi istanti dopo, il Milan si è letteralmente scavato la tomba. Anche Davide Calabria, uno dei leader,  ha effettuato un contrasto goffo e non necessario sul versante destro dell’area rossonera, di fatto regalando un rigore ai tedeschi.

Nonostante ciò, i rossoneri si animano e riescono a reagire prima dell’intervallo grazie al primo gol  di Samuel Chukwueze. Anche nei primi 10 minuti del secondo tempo il Milan è apparso solido e capace di creare pericoli all’instabile difesa ospite.

L’infortunio di Malick Thiaw sarà indicato da molti come il momento in cui la partita è cambiata, e anche se Pioli è stato costretto a schierare Rade Krunic fuori posizione come difensore centrale, non è equiparabile ad un espulsione, visto che nonostante le difficoltà le squadre erano comunque composte da 11 giocatori a testa.

Il tentativo del Milan di dominare il gioco è effettivamente terminato quando Jamie Bynoe-Gittens ha realizzato il secondo gol del Dortmund dopo un’azione fulminante che ha lasciato di stucco l’impreparata retroguardia rossonera.

Da lì è stata messa a nudo la fragilità psicologica di questa squadra, distante anni luce dalla versione spensierata e piena di fiducia in sé stessa che abbiamo visto nelle stagioni post-Covid e Scudetto.

Incapaci di reagire allo svantaggio

Andare in svantaggio è quasi una condanna a morte per il Milan in questa stagione, dato che ha vinto solo due partite partendo da uno svantaggio: la vittoria per 3-1 in trasferta contro il Cagliari nel terzo turno e la vittoria interna per 2-1 sul Paris Saint-Germain che ha mantenuto vive, forse fino a martedì sera, le speranze di qualificarsi agli ottavi di finale di Champions League ancora vive.

Il Milan dello Scudetto è scomparso?

Questo di per sé deve farci riflettere, ponendo domande difficili. La più toccante è questa: questo gruppo del Milan – che ha ancora così tanti protagonisti dello Scudetto tra le proprie fila – è ora regredito mentalmente?

Spesso nel corso del 2021-22 e della scorsa stagione un momento difficile di forma è stato la scossa di cui gli uomini di Pioli avevano bisogno, uno stimolo interno guidato da un desiderio di orgoglio e vendetta, dimostrato in momenti importanti come la vittoria per 4-0 sui neo-campioni del Napoli, più le serate di Champions contro Spurs e Partenopei.

L’allenatore del Borussia Dortmund Edin Terzic ha espresso alcuni punti interessanti subito dopo la memorabile vittoria della sua squadra a San Siro ieri sera: “I ragazzi erano esausti, ma sono molto contenti, soddisfatti di questa qualificazione. Ricordiamo tutti la sera del sorteggio quando parlavamo di questo girone della morte, quando ci dissero che non avevamo più scampo dopo la sconfitta all’andata contro il PSG e il pareggio casalingo con il Milan. Anche il Milan aveva bisogno di vincere oggi, ma noi lo volevamo di più “.

“Qual è stata la chiave tattica?” gli è stato chiesto in una domanda successiva. La sua risposta: “Si può parlare all’infinito di tattica, ma siamo entrati con la mentalità giusta”.

Milan dr. Jekyll e Mister Hyde

Parlare di “psicologia” e “mentalità” potrebbe essere piuttosto vago per alcuni, quindi come è possibile trovare un modo per definirle in maniera più concreta? Ebbene, i numeri dimostrano un calo piuttosto evidente nella seconda parte della partita rispetto alla prima.

Due settimane fa è stato pubblicato un rapporto che esplora i risultati relativi a tutte le partite di Serie A se fossero finite dopo appena 45 minuti, un dato che può aiutare per capire la prestazione di una squadra nel corso della partita.

In questo senso il Milan è una versione calcistica di Dottor Jekyll e Mister Hyde. Al 14 novembre, se si contasse solo il primo tempo, il Milan sarebbe a 25 punti e sarebbe a tre punti dall’Inter con 13 gol fatti, quattro subiti e una sola sconfitta.

Se si includesse solo il secondo tempo, sarebbero appena 15 punti con sette gol fatti, 10 subiti e l’11esimo posto in classifica, a 11 dai nerazzurri, ancora primi.

Le ultime quattro partite di campionato dimostrano perfettamente le problematiche dei rossoneri. In due occasioni (Napoli e Lecce) i rossoneri si trovavano addirittura in vantaggio di due gol a fine primo tempo, prima di farsi rimontare pareggiando entrambe le gare per 2-2. Discorso simile con Juventus e Udinese, due sconfitte che ha visto il Milan chiudere la prima frazione di gare sul risultato di 0-0.

Le notti europee

Poi c’è il discorso Champions League, che è quasi una cosa a parte. Buone prestazioni contro il Newcastle in casa e il Dortmund in trasferta nelle prime due partite, ma zero vittorie o gol da annoverare. Poi la butta serata a Parigi, la vittoria al ritorno in casa e il crollo nella ripresa contro il Borussia Dortmund questo martedì.

Pioli è attualmente sotto processo per i tifosi e i media italiani. Verrà il momento di discutere a tempo debito della sua gestione e del suo futuro, ma per ora non c’è nulla da aggiungere che non sia stato detto e ovviamente una buona parte della colpa va attribuita a lui.

Ma le partite le decidono i giocatori e martedì sera molti degli interpreti più affidabili e importanti del Milan sono letteralmente scomparsi, cosa accaduta spesso nel corso di questa stagione.

Theo Hernandez ha deluso ancora una volta nel ruolo di terzino sinistro, mentre come detto Giroud ha sbagliato un rigore prima di diventare un ectoplasma stanziato in avanti. Calabria ha regalato un rigore agli avversari, mentre Mike Maignan si è trasformato da eroe in (quasi) villain, completamente sorpreso in occasioone dal terzo gol del Dortmund dopo aver salvato il Milan da un clamoroso pareggio contro la Fiorentina sabato scorso.

È necessario porre alcune domande scomode sulla base di tali fallimenti. C’è nella rosa del Milan una serie di giocatori a cui affidarsi con continuità nei momenti più difficili?

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