Furlani spiega il progetto Milan: dal rischio “fallimento” alla crescita sostenibile

Intervenuto nel corso del DLA Piper Sport Forum, Giorgio Furlani, amministratore delegato del Milan, ha parlato del pericolo passato di vedere la società rossonera sull’orla del fallimento prima dell’intervento di Elliott: “C’è stato, quando ero con Elliott , un finanziamento di controllo e poi Elliott è diventato proprietario per caso, per sbaglio, per fallimento dell’azionista. La società Milan non era sostenibile come lo è oggi e sì, era vicina al fallimento”.

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Ad onor del vero, nonostante la situazione del Milan sotto Yonghgong Li fosse critica, sono pochissime le società Top appartenenti ad uno dei primi cinque campionati d’Europa ad essere fallite a causa della gestione finanziaria. Non si deve e non si può tuttavia negare che l’opera di ricostruzione da parte di Elliott sia stata fondamentale e abbia evitato ogni tipo di rischio.

La ricostruzione

“Come Elliott abbiamo dovuto fare un grande turn around, che si è basato su quattro colonne fondamentali: per primo il successo sportivo, perché non c’è progetto nel calcio e nel Milan che non abbia alla base il successo sportivo; per secondo l’ aggiustamento dei costi, soprattutto quelli relativi ai calciatori che erano troppo alti per le performance; per terzo gli investimenti nell’area commerciale per avere ricavi commerciali da reinvestire e per quarto – ahimé – il nuovo stadio: abbiamo provato a fare il progetto San Siro, ora ci siamo buttati su San Donato”.

Con queste parole Furlani ha ripercorso il sentiero virtuoso compiuto da Elliott prima e proseguito con Red Bird oggi. Il Milan sotto la gestione del fondo americano ha abbattuto gran parte dei costi azzerando il debito senza tuttavia tralasciare i risultati sportivi, come sottolineato dallo Scudetto e la semifinale di Champions League arrivati ​​nelle ultime due stagioni. La costruzione del nuovo impianto di gioco, non più in condivisione con l’Inter, rappresenterà ovviamente una spesa esosa ma sostenibile che aumenterà in maniera drastica i ricavi del club nel giro di pochi anni.

Il progetto di Red Bird e l’aumento degli investimenti

“Una volta generare risorse, le reinvestiamo per la crescita della rosa con l’investimento per i calciatori”.

Parole confermate anche dai fatti in estate: dalla cessione di Tonali per 70 milioni di euro sono infatti arrivati ​​al Milan 10 nuovi giocatori che hanno allungato sensibilmente la rosa. Molti investimenti non al di sopra dei 20 milioni di euro, cifra che il Milano dovrà almeno raddoppiare però per l’acquisto di un attaccante tra gennaio e l’estate. L’aumento dei ricavi con la partecipazione costante alla Champions League e la crescita del marchio a livello planetario sono e saranno i mezzi a disposizione del Milan per aumentare anche la portata degli investimenti da operare sul mercato del calcio.

Decreto crescita fondamentale per il calcio italiano

“Togliere il decreto crescita sarebbe la distruzione del calcio italiano. Basta guardare ai risultati dei club italiani nelle ultime coppe europee. A livello economico siamo sotto gli altri mercati, in un contesto difficile, ed è difficile fare un progetto stabile. Per cui l’ unica leva che ci rende competitivi, a livello relativo, con i top campionati europei e il decreto crescita”. 

Un esempio sarebbe stato proprio il Milan che in estate ha acquistato dall’estero ben 6 calciatori (Pulisic, Reijnders, Musah, Okafor, Pellegrino, Chukwueze) e che senza il decreto crescita non avrebbe potuto sfruttare i benefici delle agevolazioni fiscali del 50%. Secondo l’esempio fatto da Calcio&Finanza, uno stipendio da 5 milioni netti avrebbe gravato sulle casse rossonere 7,9 milioni di euro e non 6,5 milioni come con il decreto crescita. Una disparità di milioni che moltiplicata per sei avrebbe intasato per più anni il monte stipendi del Milan.

La strategia di mercato del Milan

Chiudiamo questa analisi con un tema solo parzialmente toccato da Furlani, quello riguardante il calciomercato. La strategia adottata dal Milan in sede di compravendita di giocatori è chiara: acquisti calibrati in un range d’età tra i 20 e i 26 anni (tranne poche eccezioni) e dallo stipendio in linea con la politica societaria. Una scelta rigida che non esclude ma rende molto complicate ad esempio le operazioni a parametro zero (come ad esempio avvenuto con Thuram): trasferimenti dal costo del cartellino nullo ma spesso aggravate da richieste di ingaggio ben più elevate rispetto ad un’operazione “classica” e commissioni gonfiate. Due voci spesso ben più “pesanti” a livello di bilancio rispetto alla singola spesa effettuata tra società.

Un altro tipo di operazione giudicata infruttuosa dal Milan è il trasferimento temporaneo secco: un tipo di acquisto conveniente nell’immediato ma più atto a valorizzare un patrimonio altrui invece che detenerne uno proprio. Tra le poche operazioni in prestito secco fatte da Red Bird c’è ad esempio Luka Jovic, ma vista la scadenza nel giugno 2024 del contratto che lega il giocatore serbo alla Fiorentina, la valorizzazione per altri si annulla rendendo il giocatore disponibile ad un trasferimento a titolo definitivo la prossima estate.

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