Diciamoci la verità: è davvero così necessario il ritorno di Ibrahimovic?

By Mario Labate -

La crisi di risultati e di gioco del Milan è sotto gli occhi di tutti. La squadra di Pioli, dopo un inizio di stagione promettente, ha inanellato una serie di risultati negativi tra campionato e Champions attestandosi ora a tre sconfitte e un pareggio nelle ultime 4 gare disputate. La gara persa contro l’Udinese ha allontanato i rossoneri dalla vetta ora distante sei punti (Inter), e la prossima sfida europea contro il Psg potrebbe già rappresentare un dentro-fuori per il Milan in Europa. La squadra di Pioli ha bisogno di una scossa, di una svolta… e qualcuno pensa anche di una guida. 

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L’importanza di chiamarsi Zlatan

Zlatan Ibrahimovic è stato uno dei protagonisti della storia recente del Milan. Lo svedese ha vestito la maglia rossonera dal 2010 al 2012 e dal 2020 al 2021, vincendo uno scudetto, una Supercoppa italiana e una Coppa Italia. In 118 partite con il Milan, in cui ha segnato 62 gol e fornito 25 assist, numeri da fuoriclasse qual è. Ma l’apporto di Ibra al Milan, soprattutto negli ultimi anni, è stato molto più influente fuori dal campo, dove nel 2022/23 ha giocato solo 144 minuti, mostrandosi leader carismatico a Milanello, capace di trascinare i suoi compagni, di infondere fiducia, di alzare il livello degli allenamenti e di fortificare il gruppo.

L’addio di Ibrahimovic ha lasciato un vuoto

Ibrahimovic ha lasciato il Milan a fine giugno 2023, dopo aver annunciato il suo ritiro dal calcio giocato. Lo svedese ha chiuso la sua carriera davanti agli occhi lucidi dei tifosi rossoneri che l’hanno omaggiato più che degnamente sotto lo sguardo di compagni e allenatore. Da quel momento, Ibrahimovic ha deciso di dedicarsi alle sue attività imprenditoriali e alla sua famiglia spezzando almeno formalmente il legame con il club rossonero e lasciando un vuoto di carisma e leadership in quel di Milanello.

Poi la svolta: lo svedese, atteso inizialmente nel pre-derby, ha deciso di fare capolino nel centro sportivo di Carnago dopo la disfatta nella stracittadina incontrando Pioli, Furlani e soprattutto in suoi ex compagni al fine di infondere loro fiducia. La gara successiva disputata dal Milan contro il Newcastle è stata una battaglia vinta ai punti dai rossoneri, ma non nel risultato. A mancare è stato solo il gol, con il cartellone di San Siro che alla fine recitava 0-0. Ibra quella partita l’ha vista, non più da bordocampo, ma dalla tribuna VIP al fianco di un suo grande estimatore: Gerry Cardinale.  (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Il corteggiamento di Cardinale

Proprio Cardinale, il nuovo proprietario del Milan, ha espresso il desiderio di riportare Ibrahimovic nel club affidandogli un ruolo diverso da quello di calciatore. Il magnate americano vorrebbe infatti dare a Zlatan una posiziona ibrida tra il dirigente e il collaboratore tecnico, una sorta di team manager ma anche con voce in capitolo sul calciomercato. Una sorta di “Maldini più aziendalista”, cioè una figura di spicco trasversalmente riconosciuta a livello globale da calciatori e appassionati. Una doppia valenza per Cardinale che desidera sfruttare la caratura, l’esperienza e la personalità di Ibrahimovic per rilanciare il progetto del Milan, sia sul piano sportivo che su quello commerciale.

Ibrahimovic, da parte sua, non ha ancora dato una risposta definitiva, ma sembra essere favorevole a un ritorno al Milan, a patto che il suo ruolo sia chiaro e significativo. Lo svedese non vuole essere una semplice figura di facciata, ma vuole avere reale voce in capitolo nelle decisioni tecniche oltre ad avere il tempo di poter gestire i propri affari. Un incrocio di interessi, tempo e obblighi lavorativi difficile da sbrogliare ma che continua ad alimentarsi con il passare dei giorni.  (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Ma è davvero così necessario il ritorno di Ibrahimovic?

La risposta a questa domanda è…dipende. IIbrahimovic ha dimostrato in passato di poter essere guida e chioccia del giovane Milan targato Red Bird pur senza partecipare attivamente in campo da calciatore. Tuttavia il ritiro dello svedese dal calcio e l’impossibilità a ricoprire un ruolo totalizzante come quello di un tesserato ci lascia pensare che un suo ritorno non sarebbe più come prima. Inoltre, e questo va chiarito una volta per tutte, il Milan dei giovani non esiste più. La “leggerezza dell’inesperienza” urlata e ammirata nell’anno dello Scudetto è cosa, appunto “vecchia”. Il Milan oggi non è più una banda di ragazzini e ha solo nel suo undici iniziale tre vice-Campioni del mondo e in rosa ben 21 giocatori con esperienze internazionali espresse sia con club che con le rispettive nazionali. Pensare che serva Ibrahimovic per dare “fiducia” e “forza” ad un gruppo di professionisti è una sconfitta in partenza, punto. 

Quindi il ritorno di Ibrahimovic a Milanello non DEVE essere necessario e se lo fosse sarebbe un problema per Pioli, per Cardinale ma soprattutto per il Milan. 

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