Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Gabriele Sani, direttore del dipartimento di psichiatria clinica e d’urgenza del Policlinico Gemelli e medico dell’ex rossonero Sandro Tonali, ha così parlato del problema di ludopatia dell’attuale giocatore del Newcastle: “Parliamo di una dipendenza patologica che ha tratti ben identificabili a livello oggettivo. Esistono degli strumenti di definizione codificati a livello internazionale. Il più evidente: la perdita completa del piacere per quello che si fa, sostituita dall’essere ‘costretti’ a farla’. Il percorso di cura comincia con l’accoglienza e il riconoscimento della persona, prima ancora che del paziente. E delinea un trattamento multidisciplinare e personalizzato che coinvolge, in modo armonico, psichiatri, psicologici, gruppi terapeutici”.
Bugiardi patologici
“Una delle caratteristiche della malattia è la bugia patologica: che sia per vergogna, paura o per disprezzo di sé, si tende a nascondere tutto anche agli affetti più cari. Anzi, soprattutto a loro, a cui si è certi di dare una sofferenza. Uno dei primi passi per uscirne è proprio il riconoscimento del problema e la condivisione”.
Il gruppo è una cura
“Una volta abbattuto il muro del silenzio è certamente utile uno stile di vita sano, in linea con i propri desideri e capacità, in un ambiente familiare. Un calciatore professionista può dunque trovare conforto allenandosi insieme a compagni che ti sostengono”.
I motivi che portavano Tonali a scommettere
“Perché il ludopatico ha una sua ritualità, segue una sequenza scaramantica. Sandro scommetteva sul Milan vincente per questo. Faceva parte del suo rito portafortuna, si chiama ‘pensiero magico’”.