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Capello

Capello: “Il più grande errore della mia carriera l’ho commesso al Milan”

Intercettato dai microfoni di Gazzetta.it durante un evento a San Siro, Fabio Capello ha così parlato delle sensazioni provante all’interno del Meazza: “Questo è lo stadio più difficile d’Italia. Qui senti il pubblico dirti di tutto, la pressione è schiacciante”.

L’importanza della comunicazione

“Se vai all’estero devi capire dove lavori, la comunicazione è tutto. In Spagna comandano le radio e i giornali influenzano il pubblico… Non devi appoggiarti a nessuna fazione. Ogni giorno i giocatori leggono: quando allenavo l’Inghilterra avevo 80 giornalisti in sala stampa, pressione devastante. Mi preparavo le risposte una settimana prima… In Russia avevo un interprete, in Cina ben sei. In Italia è stato tutto influenzato dai social, non mi piace come si comunica”.

La leadership

“Le scuse hanno le gambe corte, gli alibi sono per i perdenti. Chi vince riparte dalle sconfitte e le analizza”. Quindi racconta un aneddoto sulla Liga 2006/07 vinta col Real Madrid: “Dovevamo vincere contro il Maiorca per trionfare, perdevamo 1-0 a fine primo tempo. I miei giocatori erano tutti impauriti, all’intervallo li feci sedere per terra, spostai Roberto Carlos di fronte a me e mi sedetti anch’io con loro. Chiesi se volevamo regalare il campionato al Barcellona dopo aver recuperato 9 punti, dovevo dare tranquillità, se strillavo mettevo ancora più pressione. Alla fine abbiamo vinto 3-1 ed eravamo campioni di Spagna”.

Un aneddoto su Ronaldo (il Fenomeno) ai tempi del Real

“Nel febbraio 2007 decisi di mandarlo via, gli piaceva fare festa e coinvolgeva il gruppo. Un giorno Van Nistelrooy mi disse che nello spogliatoio c’era odore di alcol… Ed era vero. Ronaldo allora pesava 94 kg, gli chiesi di dimagrire ed arrivò a 92,5 (ride, ndr)”. Quindi il brasiliano passò al Milan: “Berlusconi mi chiama un giorno per chieder consiglio. Io glielo sconsigliai, dissi che era un festaiolo e pensava solo alle donne. Lui mi disse solo: ‘Ok, grazie Fabio’. Il giorno dopo: Ronaldo al Milan”.

Allenatori a cui si è ispirato

“Quando giocavo Luis Suarez dell’Inter. Di allenatori ne dico tre: Giambattista Fabbri, Helenio Herrera e Niels Liedholm di cui mi piaceva la psicologia. Mi sento una fusione di loro tre”. Qualche giocatore con cui ha avuto meno feeling? “Con Gullit e Cassano ci siamo messi le mani addosso. Cassano prima di ogni partita ordinava le patatine fritte, inaccettabile. Mi arrabbiai più con lo chef che con lui… “Cassanata” l’ho inventato io”.

I migliori talenti e il ritorno al Milan

“Io ho preso Ibra alla Juve e non sapeva calciare o colpire di testa… Guardate cos’è diventato. Van Basten aveva un problema di rincorsa sulle punizioni, me ne accorsi e una domenica dopo segnò da punizione. Fare schemi è facile, correggere errori una delle più difficili”. Per vincere serve passare anche dai fallimenti, spiega Capello: “Il ritorno al Milan è stato l’errore più grande della mia vita. Berlusconi mi aveva chiamato, verso lui avevo una riconoscenza che superava tutto. Chiesi a Florentino Perez di lasciarmi andare ma sbagliati tutto, campionato disastroso”.

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