Come Berlusconi cambiò (per primo) il calcio: il Milan di Sacchi

By Mario Labate -

I 31 anni di Silvio Berlusconi al Milan sono stati ricchi di vittorie ma anche di grandi innovazioni sia dal punto di vista sportivo che tecnico come è avvenuto nel caso del primo incontro con Arrigo Sacchi.

Nell’estate 1987 il neo-proprietario del Milan affidò il ruolo di capo allenatore all’allora sem-sconosciuto tecnico del Parma per cercare di scucire dal petto del Napoli lo Scudetto vinto l’anno prima. Già dalle prime interviste di Sacchi si poteva intravedere l’idealismo e l’innovazione che in seguito sarebbe stata acclarata dalla storia: “Chi marcherà Maradona? La squadra”.

Gli olandesi

L’ispirazione al “calcio totale” di Sacchi ha portato Berlusconi a guardare con interesse all’Olanda dove nel giro di due estati arrivarono tre giocatori dalle qualità fisiche e tecniche incredibili: Marco Van Baste, Franck Rijkaard e Ruud Gullit.

La base

Erano tre diversi tipi di giocatori. Il “Cigno di Utrecht” era refrattario alla disciplina di Sacchi, Gullit era una forza della natura difficile da “regolamentare” a livello tattico mentre Rijkaard era invece il più vicino e funzionale alle idee del tecnico. I “tre tulipani” si aggiunsero ad una solida base composta da calciatori italiani del valore di Franco Baresi, Paolo Maldini, Alessandro Costacurta, Mauro Tassotti e Roberto Donadoni che con la loro abnegazione e attaccamento alla maglia contribuirono in maniera tangibile alle fortune del Milan.

Precursori

Gli anni successivi hanno rappresentato un “unicum” dal punto di vista sportivo: mai nessuna squadra era riuscita a cambiare il calcio e al contempo vincere su tutti i fronti con la stessa costanza. Da lì in avanti la leggenda del Milan si Sacchi porterà alla nascita di diversi emulatori che però si susseguiranno con fortuna alterne fino all’arrivo di Guardiola.

Quel Milan è stato precursore, esattamente come il suo Presidente.

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