Messias: “Ecco cosa mi ha detto Ibra la prima volta che mi ha visto a Milanello”

By Mario Labate -

Intervistato da 90min Italia nel format Pitch Moments, Junior Messias, esterno offensivo del Milan, ha così parlato del suo arrivo in rossonero e del suo percorso in quel di Milanello

Intervistato da 90min Italia nel format Pitch Moments, Junior Messias, esterno offensivo del Milan, ha così parlato del suo arrivo in rossonero e del suo percorso in quel di Milanello: “Quando ho visto lo stemma del Milan, mi sono reso conto di essere arrivato nel calcio che conta. Mi sono innamorato del Milan dei giocatori del grande Milan. Quando sono arrivato qui, ho incontrato Ibra, una leggenda del calcio, e ho capito che le cose erano cambiate”.

La prima frase di Ibra

“Eravamo a tavola a mangiare e mi ha detto “Ma tu parli poco? Bravo, devi parlare di meno e lavorare di più”.

La sua storia

“Dico sempre che la mia storia è stata scritta con la mano di Dio. In alcuni periodi non ci credevo più. Invece ho iniziato nell’Eccellenza e sono arrivato in A”.

Il primo ricordo nel calcio

“In Brasile si impara in strada con gli amici. Avevamo una squadra di bambini, io mi allenavo con i più grandi: non trovato spazio e mi dicevo che il calcio non era per me”.

L’importanza di sognare

“Ho parlato con il pastore della Chiesa e gli ho detto che non volevo più giocare a calcio e volevo solo fare le cose di Dio. Da quel momento in poi si sono aperte tutte le porte: dopo 4 giorni mi ha chiamato Ezio Rossi per un provino”.

Il Crotone

“Non è stato facile. Quando ho parlato con mia moglie non sapevamo cosa avremmo trovato: non volevo accettare la proposta. Ma quando sono arrivato là ho trovato tutto bellissimo”.

La prima rete in Serie B

“È stato un sollievo: in 6 mesi avevo fatto un campionato di alto livello ma non arrivava il gol. E’ stato un sollievo e mi ha liberato l’anima. Sono corso dallo staff perché loro mi dicevano ogni giorno che avrei segnato”.

Il salto di categoria

“Cambia tanto perché quando giochi per salvarti o per rimanere nella categoria, è diverso da quando giochi per vincere. Il salto più grande è stato dal Crotone al Milan: passi a fare un campionato di vertice e a giocare la Champions, sogno di ogni bambino. Lì sono cambiate completamente le ambizioni”.

Il gol contro l’Atletico

“Quel gol per me ha un significato importante. Mi erano venuti dubbi, se ero all’altezza del Milan: quel gol lì mi ha liberato un po’ la mente. Quando arrivi al Milan c’è sempre qualcosina che ti fa pensare”.

L’arrivo in rossonero

“Bisogna stare sempre tranquilli, sereni, lavorare. Quando lavori e dai il massimo, qualcosa viene fuori”.

Gol da cineteca

“Un gol che ho fatto con il Gozzano, il primo, contro una squadra che era candidata a vincere il campionato, il Piacenza: sono partito dalla nostra area e ho fatto 70 metri con la palla al piede e al limite ho visto il portiere fuori e gli ho fatto un pallonetto. Uno dei gol migliori della mia carriera”.

L’esordio in A

“Come tutte le partite. Cerco sempre di essere concentrato, di pensare a quello che abbiamo provato in allenamento”.

La prima a San Siro

“Mi ricordo che è stato un momento significativo: ho una foto in cui mi fermo a centrocampo e guardo le tribune. Mi è venuto in mente Ronaldo il Fenomeno. Non avrei mai pensato che potesse diventare casa mia. San Siro è uno degli stadi con un’atmosfera diversa dalle altre”.

La prima rete in A

“Ho pensato anche lì che sono arrivato anche qua e che non ho dovuto aspettare 6 mesi come in B”.

Lo Scudetto con il Milan

“Ho festeggiato tanto il giorno in cui abbiamo vinto lo Scudetto e infatti il giorno dopo non sono riuscito a salire sul pullman. La cosa che ho pensato subito è che avevo scritto una delle pagine più importanti della mia storia. Lo scudetto, la Serie A è uno dei migliori campionati al mondo: qualcosina ho fatto nella mia vita, ho qualcosa da raccontare ai miei figli, ai miei nipoti. Soprattutto con la maglia del Milan”.

Un finale per la sua storia

“Il Mondiale con la Nazionale. Quello sarebbe il sogno completo ma so che sono un po’ grande: la Selecao ha bisogno di rinnovare a aggiungere ragazzi giovani. Ogni volta che vedevo Ronaldo il Fenomeno fermavo tutto e andavo a vederlo”.

Un consiglio per chi ci prova

“Deve fare passo dopo passo, ci vuole sacrifico: c’è da imparare e crescere mentalmente. Ci vuole anche un po’ di dono di Dio e talento”

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