È tempo di bilanci a stagione conclusa, con il Milan che è campione d’Italia contro ogni pronostico di inizio stagione. Non è ridondante ribadire il merito di Stefano Pioli, il vero artefice di questo trionfo
È tempo di bilanci a stagione conclusa, con il Milan che è campione d’Italia contro ogni pronostico di inizio stagione. Non è ridondante ribadire il merito di Stefano Pioli, il vero artefice di questo trionfo. Sicuramente la continuità è un fattore che permette ad un allenatore di lavorare con una visione a lungo raggio.
Se passiamo in rassegna gli allenatori della Serie A, osserveremo come praticamente nessuno ha avuto la possibilità di lavorare per più stagioni nello stesso club. Luciano Spalletti era al primo anno al Napoli, con contratto a partire dal 29 maggio 2021. Il vulcanico De Laurentiis negli ultimi tempi aveva fatto fuori Gattuso e soprattutto Ancelotti, poi vincitore della Champions League con il Real Madrid.
Anche l’Inter ha dovuto interrompere il progetto Conte, assegnando a Simone Inzaghi la missione scudetto al primo anno. Nel caso dei nerazzurri l’adozione dello stesso modulo e delle stesse idee tattiche ha facilitato il percorso, ma senza portare alla vittoria in campionato. Un giorno prima dello Spalletti day a Napoli c’era stato il ritorno di Massimiliano Allegri alla Juventus: anche in questo caso l’inizio non è stato tra i migliori, tra la difficoltà di ritrovare certi automatismi e l’assenza di elementi fondamentali (leggi Ronaldo).
A Roma Mourinho è riuscito nell’impresa al primo colpo, sacrificando però totalmente il campionato. Sarri, invece, ha incontrato notevoli difficoltà ad applicare i propri dettami tattici e non è detto che Lotito abbia la pazienza necessaria. Maldini ha avuto il merito di confermare Pioli nonostante tutto, anche grazie al supporto di Boban nel momento di un possibile arrivo di Rangnick. Pioli ha fatto il resto, trasformando il 4-2-3-1 in un marchio di fabbrica e gestendo la crescita dei terribili Tonali, Leao, Bennacer e Kalulu.