Fino all’ultimo respiro, come un film della nuova onda rossonera

By Marco Rizzo -

Il finale di stagione come Fino all’ultimo respiro. Al regista Pioli il compito di trovare un finale alternativo al famoso film d’autore di Godard

Lo scudetto in questa stagione sembra una corsa sfrenata in cui non si può sbagliare nulla, una volata senza mai voltarsi indietro. Il fiato degli inseguitori sul collo, proprio come nel famoso film Fino all’ultimo respiro, non permette al Milan di fermarsi nemmeno per un istante.

Una stagione pazza, sfrenata, fatta di eccessi e di soprese. Una stagione che ci sta emozionando quasi rendendoci dipendenti da dall’adrenalina della competizione (Ibra ci capirà). Dopo tutto è quel sottile confine tra vittoria e sconfitta a costituire la logica del gioco del calcio, anche se lontana da ogni umana comprensione per i non tifosi. In quella pellicola d’autore il protagonista, interpretato dal compianto Belmondo, sceglieva di vivere fino all’ultimo la propria fuga, trovando però la morte proprio negli ultimi attimi del film.

Stefano Pioli è chiamato ad inventarsi un finale diverso, diverso da Perugia e dal 5 maggio. Questo Milan deve evitare che la propria fuga sia vana e letale, vincendo a Sassuolo e allontanando tutti gli spettri di una rimonta nerazzurra e di una beffa. Pioli è il regista di questo film d’autore che ha riacceso l’entusiasmo in una piazza che non vince trofei da un decennio.

E quella vena francese che attraversa la pellicola di questa stagione aumenta ancora di più la portata estetica della cavalcata stagionale. Perché dalla linea di porta a quella avversaria è innegabile la Francia sia nel cuore del gioco rossonero. Mike Maignan ha fatto dimenticare Donnarumma, Kalulu e Theo Hernandez hanno hanno rivitalizzato la difesa, Giroud ha messo sul piatto una doppietta all’Inter che domani potrebbe risultare fondamentale per gli scontri diretti.

Al mister il compito di aprire una nuova onda milanista, la nouvelle vague rouge et noir.

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