Guardiola: “Non facciamo la fine del Milan”. Perché il paragone non regge

By Mario Labate -

Uscito nettamente vittorioso dal derby di Manchester con il suo City, Pep Guardiola a fine gara si è lasciato andare ad un commento sicuramente poco apprezzato dai tifosi del Milan

Il tecnico spagnolo Pep Guardiola ha infatti voluto sottolineare l’importanza della stabilità ad alti livelli per un club come il City, usando come esempio “negativo” proprio il club rossonero: “Ricordo il Milan di Arrigo Sacchi e Fabio Capello, che vincevano in Champions League. Poi non hanno più giocato e vinto in Europa, per otto o nove anni, eppure quando ero piccolo il Milan di Sacchi era la squadra che tutti ammiravano nel mondo. Dobbiamo evitare che accada questo. Il più grande successo per una club è la stabilità, restare sempre al top”.

La risposta “indiretta” di Sacchi

Come contraltare alle dichiarazioni di Guardiola ci sono state nelle scorse ore proprio le parole di Arrigo Sacchi che, intervenuto sulle colonne da La Gazzetta dello Sport, ha così scritto: “Delle prime quattro della Serie A, il Milan è la società che ha speso di meno. Meno dell’Inter, meno del Napoli e meno della Juve. Significa che i dirigenti sono stati bravi a mantenere in ordine i bilanci e a costruire una squadra molto competitiva. Chapeau!”.

Perché il paragone di Guardiola non è corretto

Che il Milan non abbia saputo mantenere una “stabilità di successi” come detto da Guardiola è indiscusso, ma è altrettanto vero che le vicissitudini aziendali e societarie vissute dai rossoneri in questi ultimi anni poco hanno da paragonarsi ai “petroldollari” sganciati dallo sceicco Mansur bin Zayd Al Nahyan alla guida del Manchester City da oltre 13 anni. Sacchi, dal canto suo, elogia giustamente la crescita dimostrata da una società che, negli ultimi due anni, ha fatto passi enormi per tornare al vertice.

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